Non sono sposata, lo sanno anche i sassi. Ho sempre pensato che il matrimonio fosse al peggio la tomba dell’amore (ammesso che l’amore esista) o più semplicemente un giogo per la coppia che si vuole bene. Il contratto di matrimonio, se due persone si vogliono sposare, per me dovrebbe essere a tempo. Tre o cinque anni, dopo i quali i due dovrebbero guardarsi negli occhi e stabilire se continuare, rinnovare il contratto. Se no pace, ognuno a casa sua. Facile no? Chi non si sposa come me spende nell’arco della vita migliaia di euro per andare ai matrimoni degli altri, anzi ha iniziato a spendere milioni delle vecchie lire quando amici e parenti iniziarono a sposarsi, oltre vent’anni fa. Se un giorno troverò un uomo che mi sopporta, un sant’uomo paziente e un po’ matto come me, farò una mega festa con colletta. Non me ne abbiano a male gli amici e parenti che hanno celebrato un matrimonio normale: oggi voglio ricordare i matrimoni speciali a cui ho assistito. Sono tre, più un quarto in arrivo.

Invito i miei amici sul web a fare un gioco tutti insieme: ricordare i tre matrimoni memorabili della loro vita.

Il mio primo matrimonio memorabile fu tra E&W nel 1991, nella chiesetta di Tarvisio dove entrarono a malapena loro due i testimoni e il prete, dopodiché ci fu il pranzo sul prato coi tavoloni di legno messi a disposizione dagli alpini. E&W portavano i costumi tradizionali, fu una festa sentita e bellissima, io ero orgogliosa perché sapevo di avere contribuito, nel mio piccolo, a consolidare il loro rapporto ai tempi dell’università. Ci allietarono il migliore vino friulano e i semplici piatti del territorio, quel nord del Friuli ai tre confini, dove Italia Austria e Slovenia si incontrano, e dove voglio tornare prestissimo a vedere com’è diventata la casa e la terra dei miei amici.

Poi ci fu il matrimonio di S&D nel 1998 a Londra, con cerimonia anglicana e buddista, celebrato nello zoo: prima tra le voliere con migliaia di uccelli di tutto il mondo (!!!) e poi a cena nel vicino salone delle feste, con il sottofondo un po’ inquietante di elefanti che barrivano, leoni che ruggivano e altri animali in circolazione, alla fine un po’ sballati ma molto in tono con la location. Ricordo con piacere il vino: Bordeaux e Soave, e il menu con sole due portate da cui tutti quelli che si sposano dovrebbero imparare. Non so perché si debbano spendere cifre assurde per far ingozzare le persone invece di mangiare il giusto, e magari trascorrere il tempo della festa in attività migliori per grandi e piccini. Ma di matrimoni io non capisco molto, si sa. Four weddings and a funeral, il film, fu citato più volte dagli invitati provenienti dai cinque continenti. La mia amica londinese con cui avevo fatto uno scambio quattro anni prima, alla fine del liceo, aveva la mamma indiana di Bombay (come la chiamava lei) e il papà cingalese di Colombo. Bellissimi tutti e colorati anche nei sari della sposa e delle damigelle, avevano sparso le rispettive famiglie ed è stato bellissimo vederli uniti in quest’occasione, circondati dagli impeccabili parenti di lui, british fino al midollo e anche un po’ borghesi (con pregi e difetti).

La citazione del film con Hugh Grant e Andie Mc Dowell fu drammaticamente profetica. Nel 1998 i miei amici avevano una fregola incredibile di convolare a nozze e andai a quattro matrimoni con tutto l’ambaradan connesso prima durante e dopo, più una decina di altre cerimonie che vidi per così dire di sfuggita. E a fine anno si consumò il drammatico funerale della coppia, genitori di amici, un omicidio suicidio che scosse la loro famiglia e la loro città, a un’età in cui avrebbero potuto fare ancora un sacco di cose. Terribile.

Il terzo matrimonio memorabile è stato in Danimarca dove, nel 2009, R&HC si sono sposati, credo (ma non sono sicura) con rito protestante. Nella terra di lui per un motivo legato ai suoi numerosi parenti danesi, dai bambini piccoli agli anziani, inclusa la loro figlioletta di un anno. Mi sono molto divertita ed il matrimonio è stato la scusa per trascorrere un fine settimana nello Jutland a giugno, praticamente con 20 ore e passa di luce e tutta l’energia che l’aria del nord Europa trasmetteva. Nella chiesetta dove stavamo stipati la suddetta bimba si mise ben presto a brontolare e io, che mi ero offerta volontaria, uscii spingendola sul passeggino. Zia Robi perfetta. Anche qui le libagioni abbondanti durarono dal pomeriggio a notte fonda, con il mio contributo: due bottiglie di grappa gradite sia dai danesi sia dagli italiani.

Scrivo all’inizio di una settimana che mi porterà all’ennesimo matrimonio di amici, nel cuore della Sardegna che non conosco per niente e che mi attrae, perché fuori stagione sarà bellissima, priva di turisti e piena di fascino. Non farò foto agli sposi, magari mi concentrerò sui luoghi; non vedo l’ora di vederli, gli uni e gli altri, ci sarà da divertirsi. Sardegna arrivo!

Nominescion per i matrimoni memorabili: silvia trippando – monica viaggiebaci – monica shambala simo S – simo C – claudia B

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2 comments

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Uilalàààà … chiami in causa una che ha deciso all’età di 13 anni che non si sarebbe mai sposata ed è riuscita nel suo intento, nonostante i quasi 20 anni di convivenza e un figlio ormai grandicello.
Però un matrimonio speciale da raccontare ce l’ho e visto che lo rimando ormai da tanto magari è giunta l’occasione giusta. Spero solo che non ci sia un limite di tempo perchè le prossime 3 settimane sono di fuoco. Ma giuro che poi arrivo …

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Quindi A. Ti ho ispirato. B. Non sei sposata ma convivi more uxorio. Uhm …

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