Secondo il programma l’ultimo giorno di Turivers14 dovremmo sperimentare il nordic walking in Valle Millecampi, un lembo di spiaggia che guarda la laguna di Venezia, Pellestrina, Ca’ Roman e Chioggia, un posto sconosciuto e affascinante: non sapevo che Padova avesse uno sbocco sul mare. Ma ci svegliamo e ci muoviamo sotto una pioggia autunnale che lascia poco spazio sia alle camminate, sia ai panorami lagunari, e ci dobbiamo arrivare in pulmino.

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Chi si contenta gode, ma sì!

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C’è lo scenario spettrale di lunghe passerelle di legno protese verso l’acqua, l’acqua che ci avvolge sopra e sotto e ci fa vedere poco o nulla.

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C’è il silenzio di noi blogger intenti a scattare fotografie con risultati che ci sorprendono.

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C’è la natura, vegetale e animale, che ci si presenta silenziosa, discreta e lenta, in perfetto stile slow.

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Tutto ciò, bisogna dirlo, è frutto di un artifizio: fino al 2000 qui c’era un lembo lagunare e un argine. La Spiaggetta della Boschettona è frutto dei lavori legati al Mose, croce e delizia di Venezia da tanti anni che, come la fabbrica del Duomo, non finisce mai.

Son stati portati qui: casette di legno, passerelle con cartelli indicatori, terra e sabbia di riporto. Non sarà Sottomarina dicono i padovani sottovoce, ma sicuramente Valle Millecampi è una valida alternativa per un’immersione nella natura vicino a casa. Chissà com’è d’estate! E chissà come sarà in futuro: le correnti e il lavoro costante di canali e affluenti potrebbero portare via nuovamente la spiaggia, vedremo.

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Il Casone delle Sacche è assai lontano dai vecchi casoni come li ricordo io (semi-abbandonati) presenti a nordest di Venezia.

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Dopo un restauro “conservativo” è ora tirato a lucido: ospita esposizioni temporanee, una cucina attivissima e all’ultimo piano (con una vista notevole sui campi circostanti) un interessante museo sulle antiche tradizioni, corredato da vecchie foto.

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Basta allontanarsi di qualche centinaio di metri per trovarsi di fronte all’infinito spazio verde e grigio della barena, dove ci sparpagliamo in silenzio per inseguire le immagini preferite con dispositivi grandi e piccoli, avviluppati dall’umidità.

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Al casone, con un trasporto che non mi aspettavo e che lascia a bocca aperta tutti noi, un signore simpatico che poi si rifarà raccontandomi le sue ricette di conserve vegetali si lancia in un’inquietante apologia della caccia.

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Oggi come in passato, per lui è normale appostarsi con anatre di legno / plastica o con uccelli vivi usati come richiamo, ad aspettare gli uccelli di passaggio per… sparare e portarseli a casa. Prede ambite sono i palmipedi e trampolieri: anatre, folaghe, germani ma anche aironi, garzette e simili. Come si può??

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La mia inquietudine è placata solo da più sobrie spiegazioni su colture orticole che conosco, ma che fa sempre bene rispolverare anche perché messe l’una accanto all’altra occupano quasi tutti i dodici mesi dell’anno.

I prodotti DOP e IGP più pregiati sono gli asparagi e il radicchio, lungo, tondo, variegato, con decine di possibili ricette per consumarlo dal mattino alla sera. La torta al radicchio è pazzescamente buona e una volta mi sono sbizzarrita a fare la confettura al radicchio di Chioggia, stranissima!

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Anche i meno nobili tuberi (carote, cipolle, patate, rape) crescono bene grazie al ricco terreno sabbioso. Tutte le brassicacee che amo sono rappresentate: broccoli, cavolfiori, cavoli cappucci ecc. Frutta come mele e noci sono coltivate con successo. C’è anche l’immancabile vino. Questo è anche il mio lavoro e ne parlo sempre volentieri.

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Insomma per chi come me preferisce i vegetali agli animali c’è da sbizzarrirsi. Animali sono gli insaccati prodotti da piccoli e medi salumifici, animali sono buoni prodotti caseari che però credo debbano ancora lavorare tanto per farsi conoscere a un ampio pubblico e uscire da una pur ragionevole dimensione locale.

L’associazione culturale Serenissime Terre, attiva dal 2001 e rappresentata da Flavio Nalin, ci mostra una selezione delle eccellenze agroalimentari locali, e relativi produttori, raccolti in questo casone che ormai mi sembra un luogo di lusso. Le immagini d’altri tempi che mi affascinano maggiormente sono fuori: le cavane, ricoveri per barche e attrezzi lungo il canale, e soprattutto un gregge di pecore intento a brucare quel che resta d’un campo di mais. Perché una volta l’agricoltura e l’allevamento non buttavano via nulla e letteralmente si alimentavano a vicenda, non come oggi con la chimica che ha accelerato e inghiottito tutto, e ora rischia di inghiottire tutto. Che schifo! Per fortuna il gregge è lontano e non posso corrergli incontro perché mi metterei a parlare col pastore, sicuro! Pastore uguale nomade, uno stile di vita che sento molto mio e che mi affascina sempre più. Se mollo tutto e mi metto ad allevare ovini sapete perché!!

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Turismo rurale è l’ultimo impegno dell’associazione, il mio sincero auspicio è che, con queste sinergie virtuose, produttori e governanti facciano sistema, una parola brutta ma necessaria per dare valore gli uni agli altri e crescere insieme. Chiedo troppo?

Alle degustazioni continuate odierne (ma anche alle precedenti) al momento dedico solo queste immagini.

Era tutto ottimo e abbondante ma scrivo nella settimana di Natale, quando le libagioni avranno il sopravvento sul resto. Prometto di dedicarci il giusto tempo in un momento non dico di digiuno ma almeno di pausa. Abbiate pazienza! Tanti auguri di buone feste a tutti i miei lettori, numerosi e spesso silenziosi.

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