L’esplorazione del bellissimo Gargano prosegue verso sud, con la speranza di passeggiare sia a Peschici sia a Vieste fermandomi dove e quando mi garba. Libertà vo cercando. Ma vo cercando anche vino e olio, il primo non dà il meglio di sé, per avere caccemmitte, bombino, nero di Troia basterebbe scendere almeno fino a Lucera e San Severo, per Negroamaro e Aglianico dovrei arrivare nel Salento, ma questo è un altro viaggio…
Così mi accontento di cercare una cantina familiare col vino fatto come una volta. L’olio ha avuto una pessima annata e preferisco farmi dare quello del penultimo raccolto, 2013, dal mio padrone di casa Pino. L’obiettivo finale è arrivare a metà pomeriggio a Mattinata, in fondo al Gargano, dove Angela Rossini e Giovanni Quitadamo mi aspettano per una visita guidata a un posto magico, misterioso, conosciuto tramite il contatto con amici fidati. Le orchidee spontanee del Gargano sono una famiglia tutelata, con specie spesso endemiche, che fioriscono da marzo per almeno un paio di mesi. Alla fine del post ci sarà una sarabanda di foto che parlano meglio di mille parole, per le quali rimando al bellissimo libro scritto proprio da Angela e Giovanni che testimonia il profondo amore per la propria terra.
La strada è lunga e tortuosa, da Vico salgo in quota nella Foresta Umbra ma quasi non mi fermo. Ci avevo passato un pomeriggio due anni prima con sei bloggamici, passeggiando fino al laghetto, era una foresta piena di vita animale e vegetale: cervi, daini, girini, funghetti, conifere e latifoglie. Stavolta vedo gli alberi ad alto fusto bellissimi, piccole greggi di vacche podoliche, maiali scuri.
Scendendo verso Peschici mi fermo in una cantina familiare dove producono semplici vini, chiacchiero con una madre e una figlia che la conducono e seguono anche un bel giardino con alberi da frutto, fiori, piante aromatiche. Assaggio, acquisto e via. Di fronte c’è un agriturismo figo con lavori in corso, davvero troppo (fintamente) elegante per me.
E si è fatto tardi per una vera sosta a Peschici, peccato. Ma ho un mezzo appuntamento in un posto magico a Punta San Nicola, dove la magia del mare Adriatico incrocia la tradizione della pesca fissa, la ristorazione tradizionale e una bellissima storia familiare. Si chiama Trabucco da Mimì. Non posso descriverlo a parole, bastano le immagini…
Siamo a inizio stagione e pochi avventori condividono con me la sosta in questo paradiso, già possiamo sederci fuori, sui tavolini al sole, riparati dal vento. In attesa di mazzancolle con lo zenzero e polipo grigliato chiacchiero (che strano) col padrone di casa.
Vincenzo ha la metà dei miei anni ma la sa lunga, ben educato dai nonni ex emigranti e dal suo bravissimo papà. Oltre all’attività familiare di pesca e ristorazione egli conosce produttori di vino e birra vicini e lontani, nei mesi invernali va in giro per il mondo a fare surf. Come non bastasse è anche molto social, il giusto compromesso tra la salvaguardia delle attività familiari, le coccole agli ospiti e la continua ricerca di visibilità con immagini e parole davvero accattivanti. Ha tutta la mia ammirazione. E chi viene più via di qua?
Devo, devo, pensavo di partire alle 14 invece con fatica me ne vado alle 15, convinta che Mattinata sia qui dietro l’angolo, invece no! E quante distrazioni! Devo fare innanzi tutto una tappa tecnica tra Peschici e Vieste in un (altro) posto magico molto “remember”, che mi riporta al giugno 1983 quando venni sul Gargano con la famiglia, in campeggio in tenda a Manacore. Le baie si succedono, confondere Manaccora e Manacore è un attimo. Ma ce la faccio, alla baia si arriva relativamente presto, l’ingresso al campeggio invece si raggiunge zigzagando tra i lavori in corso che si fanno a inizio stagione.
La magia si riproduce tale quale a 32 anni fa, il posto è sostanzialmente invariato nella struttura, il viale d’ingresso orlato di eucalipti emana lo stesso odore acre, la baia delimitata da due trabucchi alle estremità, deserta, forse è ancora più bella che d’estate. Che flash! Mi lasciano entrare dietro spiegazione del motivo della mia visita, gli operai del Villaggio Manacore sorridono, chiacchieriamo (tanto per cambiare) ma solo un pochino, è tardi!
Foto e via fino a Baia Zaiana, il Gargano riserva una sorpresa dietro l’altra con il saliscendi nella selvaggia natura, nella pietra calcarea scavata bucherellata, nei colori infiniti di piante e fiori che in primavera spuntano ovunque, nell’infinito azzurro di cielo e mare che si incontrano in 200 metri di spiaggia sabbiosa. Sta qui sotto al parcheggio dove mi fermo e con fatica giro l’auto, non scendo ma ci lascio il cuore e mi accontento di scattare qualche foto. Ora che raccolgo ricordi immagini ed emozioni trovo sul web alcune informazioni inquietanti su Zaiana che parlano di sfruttamento e abusivismo, anche se ci sono anime buone che da quasi cinquant’anni vorrebbero salvaguardarla e renderla un luogo accessibile, pulito, naturalmente bello. Dall’Austria con amore, leggete la storia dei fratelli Pelikan e vi renderete conto del bello e brutto dell’Italia.
Non so che combino ma pensando sempre che Mattinata sia vicina mi perdo andando su e giù per una strada che non è più la litoranea e certo non è diretta, trovo sterrati e tornanti che mi confondono, manca il segnale del telefono, ma non si torna indietro. Arrivo tardi al parco delle orchidee, i miei ciceroni dopo un calorosa presentazione mi mettono in mano il loro libro Orchidee spontanee nel Parco Nazionale del Gargano. Oltre 60 varietà crescono in questo comune, un centinaio nel promontorio del Gargano, per tutto il periodo primaverile è possibile osservarle in fiore. Il sito web dedicato è un buon punto di partenza per conoscerle.
Dalle 16,30 fin quasi alle 18 sgambettiamo in salita, fra le pietre e gli arbusti del monte Sacro, senza smettere di parlare… anzi no. Sguainata la reflex scatto foto all’impazzata, che qui certo non esauriscono la straordinaria bellezza del parco. Ophrys e Serapia sono i due generi più rappresentati che testimoniano le due facce, occidentale e orientale (o balcanica) del promontorio, un tempo isola e poi “attaccato” alla Puglia.
Angela Rossini e Giovanni Quitadamo hanno insegnato per tutta la vita nelle scuole, poi in collaborazione con l’Università del Salento hanno studiato e messo a punto la mappa delle orchidee del Gargano; ora insegnano a grandi e piccini, anche stranieri, ad amare questa terra ricca e piena di risorse naturali.
Poco prima delle 18 ci accomodiamo su una terrazza vista mare, davanti a una bottiglia di vino bianco e ottimi stuzzichini salutiamo il sole che scende sull’Adriatico e continuiamo a chiacchierare in modo quasi concitato: del sud con tutti i suoi valori nuovi e ancestrali, del nord che seppur lontano ci è vicino, delle nostre storie personali, finché la giovane figlia della coppia ci raggiunge per un saluto.
Vorrebbero trattenermi a cena e pure a dormire, mi piacerebbe ma devo salire dall’altra parte del Gargano fino a Vico, è lontanissimo, fa buio, non posso proprio rimanere! Che fatica salutare questa famiglia eccezionale e quest’altro paradiso, scoperto e riscoperto oggi in una giornata lunghissima, quasi infinita. Con un abbraccio di commiato mi rimetto in cammino tra le curve, lo scarso traffico e tanta voglia di andare a dormire. Accendo il motore, tiro giù il finestrino, metto la musica a palla, seguo le auto davanti a me a distanza di sicurezza, immagino che potrebbero attraversarci la strada cani, gatti o persino cinghiali ma per fortuna nulla di ciò accade. Arrivata a destinazione passo al Pizzicato a salutare Pino, ci scappa il bicchiere della staffa ma è subito ora di riposare. Domattina si chiude la valigia e si parte, sempre più a sud, destinazione Matera. Buonanotte!
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