Asolo è bellissima, esteticamente bella di una bellezza inspiegabile, pulita, perfetta, elegante, nobile. Il suo fascino ha fatto innamorare non solo gli italiani, ma anche tanti stranieri che hanno eletto questo borgo come luogo di vacanza o di vita, da centinaia d’anni. Non per nulla è ricca di botteghe eleganti, ristoranti e trattorie, palazzi e ville, giardini curatissimi.
Gli hotel si contano sulle dita di una mano ma comprendono un cinque stelle. Roba da ricchi insomma, ma vi sono anche BB in centro, agriturismo e affittacamere un po’ ovunque.
Asolo non ha nulla da invidiare ai borghi toscani che, agli occhi di tanti turisti, sembra abbiano solo loro le colline punteggiate di palazzi antichi, chiese, spazi verdi.
Sarebbe da starci ore a passeggiare e alzare gli occhi a ogni passo in cerca di un balcone, un’insegna, un chiaroscuro prodotto dalla luce naturale del sole o, artificialmente, dall’uomo. In un paio d’ore la si gira a piedi poi si può scegliere di infilarsi in un edificio sacro o in una casa, un museo, una mostra.
Asolo però ha anche delle brutte ombre grigie, che ho visto a fine ottobre durante il tour Terre del Grappa. Un anno fa mi ci ero infilata in auto in una pausa di lavoro, a un orario non sospetto, accorgendomi che una volta salita fino in centro schivando i numerosi ciclisti e attendendo con pazienza il senso unico alternato con semafori, lassù in piazza avevo poco da girare, o mi infilavo in un park con le strisce blu o scendevo.
Sono scesa. E mi son chiesta come si potesse visitare Asolo in pace. Ora l’ho scoperto. Asolo non si visita in pace, non c’è pace sulle strette strade né sotto i portici.
Attraversare la strada, anche sulle strisce, è a rischio. Biciclette condotte da ciclisti impavidi non rallentano nemmeno se li preghi.
Auto grosse e soprattutto SUV grossi insopportabili e inutili infestano ogni spazio, parcheggiando a cavolo anche quando vorrei fotografare, chessò, un’insegna o uno scorcio bello, facendo diventare brutta un’immagine che potrebbe esser bella.
Auto ovunque, parcheggi vicinissimi ai palazzi, insomma un inferno che però, agli abitanti, sta bene così.
Altrimenti immagino che chiederebbero la chiusura del centro o almeno limitazioni d’accesso allo stesso. Fatemi sapere quando decideranno in questo senso, ci tornerò di corsa, lascerò la mia vecchia auto giù in parcheggio e salirò con la navetta.
Ma fatelo, non si può rovinare una città così bella per un così meschino vantaggio! Alla faccia dei riconoscimenti: Borghi più belli d’Italia, Bandiera arancione, Città slow, di cui Asolo gode. Fine dello sfogo.
Asolo in grigio dunque: ma Asolo è anche una città in rosa, perché ha accolto tra le sue braccia tre grandi donne. Ci sono passati grandi uomini, soprattutto di lettere e arti (Browning, Bembo, D’Annunzio) ma soprattutto grandi donne: in ordine d’apparizione Caterina Cornaro, Eleonora Duse e la più grande, una delle mie viaggiatrici e scrittrici preferite, Freya Stark, che ad Asolo hanno passato molto tempo e/o gli ultimi anni di vita. Le loro case sono oggi poco accessibili in quanto appartengono alla famiglia o a privati che le aprono di rado, ma quando guardo le facciate degli edifici con le insegne dedicate mi emoziono.
La prima, Caterina Cornaro, venne qui in esilio anche se era regina di Cipro, ci ha lasciato il castello da cui si domina il resto del paese, di quasi 10.000 abitanti, e la valle.
All’epoca (fine del Quattrocento) Venezia si rendeva conto che stavano venendo meno le dinamiche per le quali era diventata una potenza europea, con possedimenti estesi a est e una forte influenza in Medio Oriente e Asia. Con la scoperta dell’America di lì a poco il ruolo della Serenissima nello scacchiere europeo sarebbe stato ribaltato, e sarebbe sorta la necessità di una più stretta collaborazione con la terraferma, una madre terra sino a quel momento quasi ignorata.
Eleonora Duse sapeva che ad Asolo avrebbe trovato la pace, necessaria per una grande donna che calcava le scene dei maggiori teatri circondata dalla gente incluso il grande Gabriele D’Annunzio.
Ma perché preferisco Freya Stark? Lei è sempre stata un modello di donna viaggiatrice per me, in primis perché la sua lunghissima vita si è svolta tra grandi emozioni e guai enormi.
In cent’anni tondi tondi, vissuti a volte sull’orlo di un precipizio, ha saputo valorizzare la sua grande forza, superando i problemi (personali e di salute) che aveva con regolarità. Per essere lasciata in pace dalla famiglia a un certo punto inventò un amore inesistente e si sposò con un uomo dal quale però sapeva di essere legata solo per convenienza. Lei era una donna libera, lui era gay. Felici e contenti si sposarono e proseguirono, perseguendo le rispettive passioni. Otto anni fa, di ritorno da un memorabile viaggio nello Yemen dove ora non ci è più permesso di andare, io divorai il suo libro. Le porte dell’Arabia tradotto in italiano era meno avvincente dell’originale The southern gates of Arabia. Ma sorridevo e annuivo a ogni pagina, per la freschezza della narrazione e l’attualità dei concetti espressi da una grandissima viaggiatrice, che annotava le sue impressioni e le riportava su carta dopo ogni viaggio. Altro che noi blogger che oggi cerchiamo info su google prima di partire e poi, in viaggio, andiamo in cerca di immagini da immortalare con lo smartphone e condividere via wifi asap, possibilmente in tempo reale. Ah dove sarà finito il fascino dei bei tempi andati?? ad Asolo un po’ di quel fascino rimane, mi auguro solo che la città sia resa più vivibile, per il bene di tutti.
Vaghe stelle dell’Orsa. Il viaggio sentimentale di Freya Stark, sarà in mostra ad Asolo fino al 23 novembre prossimo. Anche una mostra sulla Russia nella Grande Guerra mi intrigava parecchio, ma non sono riuscita a vedere nessuna delle due. Chi può le veda e poi me le racconti, grazie.
La rivista TCI di novembre dedica ad Asolo un articolo bello e completo. Buona lettura!
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