Domenica 03 07 – Con la premessa di cui sopra, e su consiglio dei gruppi precedenti vorrei partire presto, in questa lunga tappa di trasferimento per il Gobi non ci fermeremo quasi mai. Tsojoo invece dice che se facciamo colazione alle 8, come sempre, dovremmo arrivare a Saikhan Ovoo camp alle 17. Io e Serena scendiamo a piedi, gli altri ci raccolgono a valle. Invece che ad Arvaykheer ci fermiamo al villaggio di Bat Ultzii dove acquistiamo acqua e snack, poi ripercorriamo la strada del giorno prima.

Fotografiamo un’aquila bendata, che il suo “padrone” utilizza per andare a caccia e fare foto con i turisti, una pratica che a mio avviso andrebbe scoraggiata. Costeggiamo uno strapiombo, alla base del quale scorre il fiume Ongiin: l’acqua scarseggia da quando una compagnia straniera ha avuto la concessione per scavare una miniera d’oro.

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I mongoli avrebbero bisogno dell’acqua ma non possono utilizzarla, a nulla sono valse le loro proteste, queste cose mi fanno arrabbiare tantissimo ma purtroppo succedono ovunque.

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Per fotografare i panorami dall’auto mentre siamo in movimento abbiamo sempre scattato a caso “sperando che vengano bene” ma oggi pulisco i vetri con un panno umido, Tsojoo ride e la sera al camp lava il mezzo così bene che poi è quasi irriconoscibile!

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Alle 13, mentre percorriamo un tratto asfaltato su una lunga spianata, Tsojoo e Bothro decidono di fermarsi per pranzo in una gher – guanz, dove una donna prepara da mangiare e la TV è sintonizzata su un fantomatico DISCOVERY GIANNEL, scritto proprio così.

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Accanto, in una vera guanz, un gruppo di americani gioca a carte. Faccio due passi mentre i miei ragazzi mangiano qualcosa sul mezzo, dietro di noi la steppa piatta sta ingiallendo, soffocata dall’aria calda che prelude al deserto, e due vitelli cercano di brucare i pochi ciuffi d’erba. Si proteggono a vicenda finché una grossa mandria di cammelli si avvicina da nord: incedono col passo lento e inesorabile che permette loro di percorrere centinaia di chilometri in condizioni terribili.

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Invito i ragazzi a raggiungermi ma viene solo Serena, in tempo per assistere a una scena impressionante: appena i cammelli sono abbastanza vicini da farci capire che ci vogliono passare accanto, uno dei due vitelli muggisce con forza nella loro direzione, come per dire “non provate ad avvicinarvi”.

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I cammelli si fermano interdetti, poi i primi del gruppo procedono cauti, come per andare a sentire gli “abitanti” del luogo. Il vitello li raggiunge e, pur essendo alto meno della metà, muggisce nuovamente.

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I due animali si danno una testata poi per 10′ negoziano e dimostrano come due specie così diverse possano competere nello stesso territorio. Il finale scenografico vede i cammelli girarsi, allontanarsi alla spicciolata e oltrepassare da una certa distanza gli edifici dove ci troviamo noi e i due impavidi vitelli. Incredibile.

Nel pomeriggio, con la steppa e le colline alle spalle, inizia il deserto con i colori grigio, marrone e giallo, ciuffi d’erba, arbusti ispidi e rocce aspre. Fa caldo, tira vento e la “temperatura percepita” è inferiore a quella reale.

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Saikhan Ovoo è il capoluogo del distretto, un altro incredibile “non luogo” sferzato dal vento, con gli edifici pubblici necessari a una comunità sparpagliata ma senza alcuna regola o senso estetico. Acquisto quaderni da donare ai bambini, Tsojoo corre e, come previsto, alle 17 siamo a Saikhan Ovoo camp.

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La simpatica padrona ci accoglie salutandoci in italiano, sa due parole poi vorrebbe parlarci in tedesco (!!!). Abbiamo tempo per rilassarci, mollo gli zaini nella gher e cerco di scendere al “fiume” che scorre accanto al camp ma non è che un rivolo melmoso, ed è meglio stendersi al sole fino al tramonto.

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Ho la bronchite da un po’, la prendo sempre a metà viaggio, così per 3g decido di non bere alcolici e debellarla con l’antibiotico. La cena consiste nel “horhog”, la famosa pecora stufata su pietre roventi con contorno di verdure; secondo il rituale prima di mangiarla si trattengono le pietre in mano il più possibile. Davvero ottima.

Segue uno strepitoso tramonto sulle rocce dietro il camp…

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e una chiacchierata sotto le stelle fino alle 23, insieme a Tsojoo e Bothro, poi il generatore si spegne e, finalmente, possiamo ammirare il cielo come solo nel deserto si vede. Illuminati da tante stelle e dalla via lattea stiamo col naso all’insù in cerca di una stella cadente e poi…

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