C’è che a metà viaggio io sono stanca e, trascinandomi la stanchezza, ho l’influenza, quasi sempre. Succede anche in Israele, mi trovo così a lasciare il gruppo in mano all’autista, il bravissimo Jamal che li porterà a fare il giro del lago, con le sue tante memorie bibliche: Cana, Nazareth, il Monte delle Beatitudini e, nel pomeriggio, un agognato kibbutz. Tiberiade lake tour significa che, accanto al suo immenso carico di ricordi biblici che ne fanno una tappa obbligata dei pellegrinaggi in Terra Santa, ci si possa godere il lago in tutta la sua bellezza. Nel giro si vedono le due sponde e i villaggi e si costeggia il fiume Giordano per un lungo tratto, fermandosi per le visite: santuario del primato di San Pietro, chiesa della moltiplicazione dei pani e dei pesci (a Tabgha), sinagoga (a Cafarnao). Io ho visto tutto ciò nel 2012 e non mi strappo i capelli per queste mancate visite. Soprattutto perché il kibbutz Ein Gev era stata un’esperienza così ipertroficamente turistica che l’ho cassata, con una serie di proposte alternative da far vagliare al gruppo stesso in autogestione. Ovviamente torneranno esattamente là e ne saranno pure contenti, io nel 2012 l’avevo descritto così…

Quanto di più turistico si potrebbe immaginare, un kibbutz storico trasformato in resort sul lago di Tiberiade tipo riviera con alloggi simil spartani, ristorante, sala concerti per 2000 persone, barca da pesca, bananeto, allevamento, insomma come dovrebbe essere un kibbutz ma ad uso degli oltre 500 che vi alloggiano più qualche centinaio di turisti che lo visitano ogni giorno. Si può girarlo sul trenino (non mi è piaciuto), penso ci siano molti altri kibbutz da girare a piedi con produzioni più significative, ma al gruppo è piaciuto.

Sono sola, ma forse sono ancora più fortunata. Al mattino me ne sto tranquilla in stanza, a dormire e leggere, il riposo mi fa proprio bene. Ma di stare tutto il giorno ferma non se ne parla, prima di pranzo mangio i rimasugli della colazione ed esco. Tiberiade è la principale cittadina affacciata sul lago che qui chiamano Sea of Galilee, un mare insomma, come recitano i cartelloni turistici e il materiale di comunicazione.

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Bellissima, tiepida, piena di turisti e ottima base per visitare sia la Galilea sia per escursioni verso nord. Noi ci passiamo due notti in una location splendida, una casa del pellegrino che si chiama Casa Nova, scelta inizialmente per una notte in sostituzione della guesthouse di Safed, che le ingenti nevicate di dicembre hanno semidistrutto. Casa Nova è quasi in riva al lago, offre una colazione buona, ha stanze (se erano tutte come il mio dormitorio) ottime, una chiesetta dell’XI secolo proprio di fronte alla mia stanza. E a cena il ristorante libanese sul lungomare, ottimo, dove andiamo entrambe le sere per mangiare un’infinità di mezzè e poi pesce o carne.

Passeggio. Tempo splendido, folla che passeggia sulla riva del lago, atmosfera di festa.

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Haaredim in vacanza sfoggiano cappelloni a tesa larga, tuniche, barbe e boccoli, i maschi. Acconciature e parrucche che nascondono il volto dai lineamenti dell’Europa dell’est, le femmine. Sono famiglie numerose come si conviene a tutti i gruppi ultraortodossi, che abbondano anche nelle comunità cristiane da noi. Contenti loro… Solo che fotografarli è vietato, vietatissimo, si arrabbierebbero assai. Mi accontento di sorridere nel guardarli in faccia, salutando con un banale ma comprensibile Shalom! Eppure ci incrociamo più volte passeggiando, e con mia gran fortuna li vedo poco dopo appoggiati alla balaustra lungo il lago.

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Mi voltano le spalle, abbasso la suoneria del cellulare, mi avvicino a passo felpato e clic! Li fotografo. Con un brivido lungo la schiena vedo l’opera compiuta. Dieci e lode, sono proprio soddisfatta.

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Prenderei quasi quasi una bicicletta a noleggio, cerco il luogo che mi è stato indicato e trovo invece un semplice hotel, quasi in stile avventure, che mi propone una bella citybike a 15 dollari per il pomeriggio. Non poco, se la tengo solo 2-3h mi fate lo sconto? Potrei, ma tanto più di quel tempo non l’utilizzeresti, mi dice il tipo alla reception. Carino, gentile, mi offre una tisana e finiamo a chiacchierare sul divanetto come fossimo vecchi amici. Proprio un bell’incontro. E niente bici. Comunque: il lago di Tiberiade ha un perimetro di 56 km, percorribili spesso, purtroppo, lungo la strada normale dove passano pure le auto, poche ma da tenere in conto. Un ciclista allenato può fare il giro in un solo giorno, ma forse è meglio fermarsi lungo il percorso, o deviare nei numerosissimi luoghi sacri o curiosare tra le bellezze naturali, tra qualche saliscendi. O infine fermarsi alle terme! Oltre al Mar morto, infatti, Israele offre molte possibilità di turismo termale: sul Lago di Tiberiade Hammat Gader, all’estremità sud orientale del lago, è lo spot per eccellenza, con vasche d’acqua calda all’aperto dove troverete un sacco di israeliani (ma non ci sono stata ahimè).

Passeggio sul lungolago con la Lonely Planet in mano che, nonostante la pessima cartina, mostra le cose da vedere. Due moschee, nascoste e trascurate.

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Le belle mura medievali in pietra scura, sembra basalto, palazzi in rovina…

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poi fuori dal centro verso sud, stabilimenti balneari che presto saranno affollati.

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Per essere il tre gennaio c’è un’aria tiepida gradevolissima. Ho il lago alla mia sinistra, l’antico cimitero a destra e, finalmente, gli stabilimenti balneari pubblici.

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Ingresso pomeridiano 40 NIS, 8 euro, sarebbe bellissimo, ma mannaggia è venerdì e con lo shabbat chiude tutto. Tra meno di un’ora. Niente terme, che peccato! Anzi no. Il piano B è già scattato.

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Rientro prima che faccia buio e mi fermo in quella che forse è la location più bella in città.

Hotel Rimonim (5*), della catena omonima, è una soluzione perfetta per rilassarsi un paio d’ore. Dalle vasche idromassaggio si gode una vista pazzesca sul lago, l’acqua termale che vi sgorga caldissima è un toccasana a metà viaggio, poi ci si può ripulire la pelle in sauna e nel bagno turco (60-80 NIS/pax) o scegliere trattamenti benessere (da 350 NIS /pax).

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Ottimo, consigliatissimo. Mi fermo a prenotare, rientro al volo alla casa del pellegrino che ci ospita scoprendo con piacere che la chiesetta di San Pietro, del XII secolo, tutta costruita in basalto in piena epoca crociata, è esattamente di fronte alla nostra stanza. Ora mi piace ancora di più: dormire nelle case dei pellegrini è un’ottima idea anche perché preti e suore non sono invadenti, e spesso le messe cantate allietano il luogo e lo rendono ancor più spirituale!

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Briffo la mia roommate che in un battibaleno si cambia e usciamo, incrociamo due compagne di viaggio che poi ci raggiungeranno per un trattamento e massaggio. Che meraviglia! Avevo (avevamo) proprio bisogno di questa pausa relax. In un’ora e mezza andiamo su e giù tra bagno turco, vasca idromassaggio e sauna, e alla fine abbiamo la pelle liscia e morbida come quella dei bambini. Il nuovo proposito per il 2014 appena iniziato è questo: una volta al mese andare alle terme, per farmi riscaldare dal caldo abbraccio dell’acqua e delle bollicine. In attesa di trovare un fidanzato che mi coccoli, mi abbracci e mi riscaldi!

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