Nel primo fine settimana di marzo 2015 vento e pioggia hanno spazzato via nuvole e freddo e hanno aperto le porte a uno splendido anticipo di primavera a La Spezia e provincia. In Toscana invece ci sono state tremende intemperie con danni e vittime, qui in Liguria il clima si era già accanito tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 con una terribile alluvione, di cui si vedono ancora i danni e le conseguenze su un ambiente trascurato e una parte del territorio abbandonata, forse per sempre.

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Queste sono cose brutte che contrastano con le cose belle di cui abbiamo goduto in sei lo scorso fine settimana, alloggiando al villaggio La Francesca di Bonassola oltre Levanto e le Cinqueterre, un posto speciale di cui parlerò in uno spazio dedicato. Quattro travelblogger italiane, una spagnola, una olandese tutte sui trent’anni tranne me (!!!). Ci ha accolto un ambiente stupendo tra sole caldo, mare azzurro e calmo, cielo limpido, mille fiori che sbocciano, soprattutto gialli per ricordarci che domenica otto marzo sarebbe la festa della donna. Ecco il racconto della nostra giornata di “full immersion” nelle Cinqueterre.

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Sabato utilizziamo il Pass per prendere il treno, gentilmente offerto dal Parco nazionale Cinqueterre (patrimonio UNESCO) per vedere quanto più possibile dal mattino alla sera, muovendoci in treno e a piedi. Camminiamo sui vecchi sentieri dove per secoli i forti agricoltori liguri hanno strappato la terra alla montagna per introdurvi coltivazioni di cui andare fieri: olivi, viti, agrumi e ottimi ortaggi. L’abbandono della terra è un fatto conclamato, gli abitanti per primi ne sono consapevoli quando snocciolano le cifre come i soli 100 ettari vitati rimasti, a fronte dei 1500 esistenti fino a pochi anni fa, su pendenze fino al 90%. Ricordano gli antichi mestieri praticati sempre con fatica, combinando per esempio l’attività di uomini e donne tra la pesca e la salagione delle acciughe.

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Le conseguenze di questi cambiamenti sociali, iniziati nel secondo dopoguerra, sono diverse, dal rischio concreto di dissesto idrogeologico allo Sciacchetrà venduto a peso d’oro. Ma è giusto così se si considera che questa è veramente l’agricoltura eroica, e in mille anni sono stati costruiti e mantenuti migliaia di chilometri di muretti a secco, scalette, terrazze per far funzionare il sistema, in un rapporto con la natura necessario ma precario.

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Oggi non è più tempo d’eroi purtroppo: è molto più redditizio affittare una vecchia casa ai turisti, a peso d’oro, piuttosto che spaccarsi la schiena a fare l’agricoltore. Poi però le colline franano e si portano via tutto, è già successo e succederà di nuovo se non si corre ai ripari. La via dell’amore è chiusa dal 2012 e non è ancora stata sistemata, non si parla di riaprirla ma poi non lamentiamoci se gli ospiti diminuiscono. O se praticano il turismo mordi e fuggi passando pochissimo tempo alle Cinqueterre. Come facciamo noi…

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Accompagnati da Luciano, una guida eccezionale per esperienza e loquacità, partiamo da Monterosso con destinazione Vernazza, il centro è animato dai ricordi dei suoi ospiti illustri come Eugenio Montale e dalla bella folla del sabato mattina.

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Saliamo in quota, quante scale! E quanti alberi, fiori, frutti! Che fatica, con la scusa delle foto mi fermo spessissimo, non so davvero dove guardare perché da tutte le parti domina la bellezza del paesaggio. In effetti le terrazze sono pochissime, poco visibili e con poche vigne in piccolissimi appezzamenti, attorno ai quali corre come una catenella la monorotaia che serve per il trasporto dei materiali e, durante la vendemmia, dell’uva.

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Ci passano avanti altri camminatori, molti sono stranieri, spesso indossano scarpettine ginniche a mio avviso inadatte mentre i miei scarponcini da trekking, nuovi e leggeri, fanno egregiamente il loro lavoro.

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Cartelli rassicuranti confermano che dovremmo impiegare meno di tre ore per completare il percorso, metà in salita e metà in quota, ma al secondo tratto esposto, con uno strettissimo sentiero e il precipizio sotto di noi, mi spavento (come mi capita spesso) mi tremano le gambe e insomma, mi prende il panico. Cavolo che peccato, non so dove attaccarmi e mi spiace mollare il colpo, ci penso su un minuto ma preferisco tornare indietro abbandonando il gruppo.

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Indirizzata egregiamente dal pazientissimo Luciano risalgo verso la carrozzabile, è passato da poco mezzogiorno, fa caldo e questa strada sarà molto meno bella del sentiero che attende gli altri. Ma una volta che ho deciso se andare a destra o a sinistra (sinistra) non mi fermo più, anzi con pazienza seguo una strada tutt’altro che trafficata, con uno o due obiettivi da raggiungere. Come speravo il santuario di Soviore è qui sopra ma i cartelli indicatori scrostati sono rappresentativi del terreno che mi aspetta, sporco e trascurato, probabilmente percorso più dagli animali (cinghiali per esempio) che dagli umani. Vedo qualcosa in cima al crinale ma, zompettando tra la sterpaglia, mi disamoro e scendo spaventata, a pochi metri dalla mèta. Questa è la seconda incompiuta del giorno, dopo il mancato arrivo a Vernazza.

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Cammino quasi tre ore, le più calde, fermandomi solo in un albergo ristorante a Monterosso Alto dove mi rifocillo con una birra e focaccia con pomodoro e mozzarella.

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Da qui parte il sentiero per Punta Mesco, da appuntarmi per una prossima gita quando però dovrò essere più in forma e, probabilmente, farmi prendere per mano da qualcuno di rassicurante. Alle 15 sento le altre bloggamiche per telefono, hanno appena finito il loro pranzo leggero simile al mio, ma con in più qualche stuzzichino e le acciughe sotto sale. Dopo mezz’ora mi sporgo dal treno a Vernazza, le ragazze salgono e proseguiamo insieme per Corniglia, dimezzate di numero perché il pomeriggio è libero. Sulle 16 saliamo dalla stazione col bus del parco, meno male perché siamo stanchissime e ottimizziamo i tempi con una breve passeggiata tra i vicoli, fino al belvedere.

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Scendiamo di corsa lungo le scalette in mattoni con un orario stretto per il treno successivo che però è sbagliato!!

Aspettiamo prendendo il sole, rilassate su una panchina. In pochi minuti arriva il treno che ci porta subito a Manarola, bellissima, ma alle 17 la voglia di gelato per loro è irrefrenabile. Lascio le bloggamiche in un bar, passeggio dal porticciolo sul lungomare in direzione ovest dove il sentiero dovrebbe riportarmi a Corniglia con vedute sempre più belle.

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Salgo di buon passo in cima al paese dove ammiro la chiesa intitolata a San Lorenzo, di impianto romanico, con il campanile separato, su un piazzale che guarda il mare. La chiesa è abbellita all’interno con pregevoli dipinti fra cui un bel trittico sull’abside. Corro giù.

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Meno di cinque minuti, la distanza di tempo usuale tra i borghi delle Cinqueterre, ci separano da Riomaggiore ma sono quasi le 18! E siamo cotte a puntino dopo un’intera giornata su e giù a piedi e in treno. Qui sì ricordo le terribili immagini dell’alluvione, anche se verso il porticciolo è stato ripulito e riordinato tutto so che la gente si porta dentro le ferite di questa tragedia, le più difficili da rimarginare.

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Profumi di cibo escono dai locali dove si può mangiare più o meno a tutte le ore, non saranno ristoranti di grido ma sono comodissimi per spezzare la fame.

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Io veramente desidero spezzare una sete pazzesca e mi accontento di una lattina di birra, dopo avere gettato uno sguardo alla bella marina dove il sole sta per calare all’orizzonte, alla nostra destra, con i colori brillanti che abbiamo già visto la sera prima e che oggi godiamo comodamente seduti sul treno di ritorno per Levanto, dove abbiamo lasciato l’auto al parcheggio della stazione.

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Finisce così una giornata pienissima in tutti i cinque sensi, abbiamo “assaggiato” le Cinqueterre che per quasi tutte erano una prima. Per me no ma ho ufficialmente, di nuovo, il mal di Liguria.

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Mal di Liguria, a spasso per le Cinqueterre, Marzo 2015

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4 comments

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Bellissimo questo post. Anch’io sabato ero alle Cinque Terre e le foto del cane e del gatto di Corniglia lo testimoniano. Magari ci siamo incrociate tra quelle scale e quei vicoli e non lo sapevamo…

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No, ecco, ho letto il tuo post, generoso come sempre e…mi è venuta una gran voglia di tornare alle Cinque Terre 🙂 ma me la levo subito, il prossimo weekend sono lììììì. E speriamo di beccare almeno un giorno su tre di anticipo di primavera come quello che hai trovato tu. Spettacolare.

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aliceee ora vedo le tue foto 🙂

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monica come NO… io verrei con voi ma nunsepoffà mannaggia. e leggi anche le guide scritte da professionisti 🙂

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