Descrivere le nostre facce stanche all’arrivo a Monselice domenica pomeriggio è facile, dopo la scorpacciata di storia e arte del mattino che ho raccontato in questo post.

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Ci spiace il divieto assoluto di fotografare l’interno del castello ma ci rifacciamo riprendendo ogni angolo esterno, dove si sovrappongono edifici medievali successivi con materiali diversi e dove le sapienti mani dei restauratori hanno reso questo luogo speciale.

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Il castello di Monselice ha mille anni sulle spalle ma non li dimostra: nel Duecento gli Ezzelini, alleati di Federico II, diedero il maggiore impulso e ricchezza al castello sia dal punto di vista costruttivo sia strategico. Una nobile famiglia veneziana, i Marcello, lo abitò dal 1200 al 1600 lasciandolo infine vuoto e abbandonandolo a un triste destino fino al secondo dopoguerra.

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La ricostruzione e ristrutturazione voluta da Vittorio Cini, attuale proprietario (quello dell’omonima fondazione veneziana, dedicata al figlio Giorgio Cini scomparso prematuramente in un incidente aereo) ha reso il castello bello e funzionale come in passato, e ha permesso di collegare la rocca al territorio circostante dove sono stati scoperti una necropoli longobarda e altri reperti storici ancora più antichi. Esso è stato utilizzato di recente come set cinematografico di diversi film (Sole a catinelle con Checco Zalone) e serie televisive (I Borgia). Per gli amanti del mistero pare che nel castello si aggirino ben tre fantasmi dispettosi, anime inquiete che in vita furono persone crudeli o sfortunate o troppo lascive, e vi sono state rinchiuse per sempre.

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Armi antiche (quasi mille pezzi), mobili, arazzi e strumenti musicali: tutti i pezzi sono stati reperiti altrove o ricostruiti, ma è stato fatto un buon lavoro che ci fa fare un tuffo nel passato, nel Medioevo e Rinascimento quando nella rocca di Monselice ci si difendeva, si combatteva ma anche si viveva bene, almeno in tempo di pace. I proprietari infatti avevano molto spazio disponibile per sé e altrettanto per organizzare feste, banchetti e ogni genere di incontri per soddisfare le esigenze dei visitatori… Erano amanti dell’arte e della musica ma anche estremamente goderecci, come ci spiega la nostra brava guida.
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Con queste visioni oniriche e gaudenti al tempo stesso salutiamo il Veneto che anche questa volta ci ha ospitato in modo eccellente. Siamo stati così bene che i saluti alla stazione dei treni sono un po’ languidi, ma sappiamo che i nostri percorsi si incroceranno presto di nuovo, sulle strade della nostra bell’Italia. Arrivederci!

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Ville in blue, maggio 2015

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