Come uscire frastornata e piena di domande da una settimana scarsa, ma intensissima, nell’isola triangolare.

Nel 2018 Palermo sarà capitale italiana della cultura. Dopo Mantova nel 2016 e Pistoia nel 2017 il capoluogo siciliano ha ottenuto tale importante riconoscimento e si prepara ad accogliere i suoi visitatori sfoggiando il meglio di sé. Matera la seguirà nel 2019 quale capitale europea, quindi prepariamoci a scorpacciate di eventi culturali per tutti i gusti: i gusti del sud più genuino e i profumi delle ricette tradizionali, i colori più sgargianti e il calore delle pietre che ci guardano da secoli e hanno visto passare da qui diversi popoli. Ognuno di questi popoli ha lasciato tracce in Sicilia, tracce come tessere di un mosaico tuttora disponibile alla vista (e non solo) per noi visitatori curiosi a caccia di emozioni senza tempo. E infine la musica dei cantori della Sicilia inebriati dalla sua bellezza e che non a caso si sono espressi nella filosofia, nelle arti, in opere letterarie e musicali… e non hanno ancora finito! Cosa c’è di meglio di un mosaico per rappresentare gli effetti di tale fusione, fisica e metaforica? Tanti piccoli pezzi che presi da soli sono poco significativi, ma messi insieme stupiscono. Mosaici veri si trovano in molte opere civili e religiose presenti da millenni in Sicilia, mosaico è tutto il resto. Ho avuto modo di conoscere Palermo nella prima settimana di dicembre che ho trascorso nell’isola triangolare in occasione del Meetup di AITB, l’Associazione Italiana Travelblogger di cui faccio parte. Mi sono trattenuta dopo il meetup per scoprire anche Catania, provo a raccontare cosa abbiamo fatto con l’intento di lasciare spunti ai prossimi visitatori: non sarà un itinerario di visita per il quale le guide sono più che sufficienti. Buona lettura!

I quattro canti sono idealmente il punto d’inizio della visita di Palermo, all’incontro di via Maqueda con via Vittorio Emanuele, da cui si dipartono quattro quartieri diversi. Camminate sino al vicino Teatro Massimo, uno splendido esempio di cultura e arte dall’immenso valore, visibile all’esterno e all’interno in tutta la sua magnificenza. Per la programmazione vi rimando al sito web, ricordando che vi sono diverse soluzioni alla portata di tutti per assistere agli spettacoli, un fatto non comune e assai positivo. Siamo nel teatro lirico più grande d’Italia, il terzo in Europa dopo l’Opéra di Parigi e la Staatsoper di Vienna, nato durante l’unificazione italiana con un preciso intento celebrativo per la città e la neonata nazione. Se la Sala Grande impressiona per le dimensioni, le mie preferite sono la Sala Pompeiana e il Palco Reale che ricorda la Fenice, il Teatro per eccellenza di Venezia con cui condivide la magia e i pregevoli lampadari di Murano. Se non avete tempo di visitarlo all’interno girateci intorno, vi colpirà e vi farà volare alto con l’immaginazione. Ma usciamo dal teatro per continuare la ricerca degli antichi palazzi nobiliari di Palermo adibiti a museo.

Potete fare un’immersione nella cultura in tre siti dedicati all’arte antica e moderna: Palazzo Branciforte, Museo Salinas e GAM, la Galleria d’arte moderna. Al museo di Palazzo Branciforte vi sono spazi diversi ben scanditi in quello che era una banca fino a pochi anni fa, e oggi quale sede della Fondazione Sicilia strizza l’occhio al passato e stuzzica il nostro palato con la sede locale della Città del Gusto del Gambero Rosso, che devo citare perché io ho intitolato il blog proprio all’amato crostaceo simbolo di buona cucina. Maioliche antiche e reperti archeologici dai vicini siti della Magna Grecia sono esposti al piano terra, quasi 5000 pezzi minori solo nelle dimensioni, collocati in un salone progettato da Gae Aulenti, e si vede. Confesso che il primo piano mi ha colpito maggiormente per la sua unicità, con la magnifica collezione di pupi appartenenti alla famiglia Cuticchio che dall’Ottocento ha portato a teatro la rappresentazione della Chanson de Geste e Chanson de Roland di tradizione medievale. Oggi il teatro dei Pupi è patrimonio immateriale dell’umanità riconosciuto dall’UNESCO. Accanto vi è il sito del Monte di Santa Rosalia (monte dei pegni) uno spazio impressionante fatto di scaffalature e scalette di legno numerate, dove i beni erano depositati in pegno. Vi sono poi collezioni di sculture contemporanee di grandi artisti come Geraci e Greco, Mitoraj e Manzù, monete e francobolli del Regno delle Due Sicilie. Nella biblioteca si trovano circa 50.000 volumi dedicati alla storia della Sicilia, libri e stampe dalle memorie dei primi “turisti” che con il Grand Tour scendevano in Italia dal Nord Europa e ne cantavano la bellezza con parole e immagini. Posso dire con orgoglio che questi scrittori e poeti hanno “immortalato” luoghi oggi in buona misura immutati, qualcosa di cui noi tutti italiani dobbiamo essere orgogliosi. Si può dire che questi erano blogger ante litteram?? Questo museo mi è piaciuto tanto, si capisce??

Tutt’altra storia ha il Museo Salinas – il suo nome completo è Museo Archeologico Regionale Antonio Salinas. Ha sede nella Casa dei Padri della Congregazione di San Filippo Neri palazzo nobiliare cinquecentesco, come Palazzo Branciforte, che già da solo merita una visita. Un nome lungo per il palazzo e per il museo, si vede che è stato pensato in grande! Fu adibito a sede museale nel lontano 1870 (negli stessi anni in cui si inaugurava il Teatro Massimo). Altrettanto lungo è stato il suo restauro, ben sette anni, al termine del quale nel 2016 le sue porte si sono nuovamente aperte e i visitatori si sono affollati per visitarlo. Cosa è successo nel tempo di attesa? I curatori hanno deciso di mantenerne viva l’immagine con uno storytelling digitale condiviso e aggiornato sui social network, tuttora oggetto di studio perché ha alimentato la curiosità di chi non poteva vederlo e oggi cerca nelle sue collezioni oggetti piccoli e grandi, cimeli di immenso valore che testimoniano la storia siciliana dalla Preistoria al Medioevo, con un focus particolare su etruschi e greci. Qui per esempio c’è la seconda collezione etrusca più importante fuori dalla Toscana. Selinunte, Tindari, Mozia, Himera, Agrigento e Siracusa sono solo alcuni dei siti greci i cui gioielli (anche di gioielli si tratta) sono esposti qui. Non voglio elencare le loro bellezze, vi invito naturalmente a visitare il museo e, per arrivare preparati, a cercarne i racconti sempre aggiornati sui social network che lo mantengono vivo e vitale, fruibile da tutti ovunque nel mondo. Molto, molto più di pietre dati e numeri!

GAM – la Galleria d’Arte Moderna si trova sempre nel cuore di Palermo e ancora una volta in un palazzo nobiliare, stavolta del Seicento: il complesso di Sant’Anna, la cui attuale collocazione risale al 2006. Con le sue duecento opere esposte rappresenta uno spaccato della pittura e scultura di artisti nati o operanti in Sicilia, come Guttuso, Lojacono e Rutelli, più ampiamente dell’Italia intera come Campigli, Carrà, De Chirico, Sironi. Il percorso museale strizza l’occhio alla storia e alla letteratura, raccontando l’evoluzione dal verismo al simbolismo e al modernismo; è Intitolato a colui che ne fu il promotore principale, Empedocle Restivo. Le vedute della Sicilia di oltre cento anni fa evocano un tempo che fu, cartoline dal passato tutte da ammirare, ma le mie opere preferite sono quelle dedicate a Garibaldi, che ebbe un rapporto fortissimo con la Sicilia. Accanto alle collezioni permanenti ospita mostre temporanee, attualmente la fotografia di Henri Cartier – Bresson ne mostra un’imponente retrospettiva che per me è stato un viaggio nel viaggio in tante parti del mondo, che per mia fortuna conosco e riconosco e ho apprezzato soprattutto nei volti della gente, intensissimi nel bianco e nero che li rende senza tempo.

Ma cos’è la cultura? Concludo questo primo post sul mio piccolo viaggio in Sicilia con alcune riflessioni personali. L’accezione accademica della parola “cultura” sarà sempre la più importante per me, un cardine della mia vita e ricerca personale, addirittura un criterio di scelta di viaggi ed amici… Eppure le sfaccettature della “cultura” in Sicilia sono infinite e richiamano tutti i sensi, come ho citato all’inizio del post. Proprio come le tessere di un mosaico.

  • Cultura popolare con tradizioni da mantenere o consolidare – me ne vengono in mente immediatamente una di carattere religioso come le processioni ancora vive e vitali, una laica come i pupi che ho solo intravisto rappresentati per le strade e nei musei, ma vorrei tanto approfondire. E infine una forma di cultura moderna come l’arte di strada presente nei graffiti grandi e piccoli dei quartieri popolari di Palermo con un impatto visivo fortissimo, a guisa di ricordo e di denuncia che va oltre la mera espressione artistica.
  • Cultura della terra che produce ottimi frutti – vini e oli maestosi, nati da vigneti e uliveti gestiti sempre meglio in aziende storiche e nuove realtà produttive. In questo giro non sono riuscita a includere le cantine, un paio di enoteche (Picone e Arrè gusto) con progetti interessanti ci hanno ospitato per una degustazione raccontata da chi conosce i suoi vini e ama la sua regione. Eppure vi sono problemi “in altri campi”, alcune colture erano e sono elementi storici del paesaggio siculo (mandorli, noci, nocciole e financo i pistacchi) e sono assai richieste per mille motivi incluse le proprietà nutrizionali. Ma sono minacciati dalla pratica di colture intensive in altri Paesi e dalla globalizzazione, che ha immesso sul mercato qualsiasi prodotto, mi fermo qui…
  • Cultura del cibo ricco buono e sano – da assaggiare per strada, da gustare in trattorie popolari e ristoranti in grado di soddisfare tutti i palati. Noi abbiamo mangiato al Ferro di Cavallo, ai Cascinari, da Altri Tempi e alla Galleria, ve li consiglio ma non mangiate tutto che è troppo, focalizzatevi su uno o due piatti. Dolce e salato è tutto buono. Abbiamo fatto una colazione galattica da Spinnato composta da degustazione di dolcetti alle mandorle, cannolo, cassata. Uscivamo rotolando tra un po’. Per tutto il giorno troverete delle tentazioni culinarie sul vostro cammino, provate le bancarelle del mercato, a Palermo ce ne sono tre. Ballarò, Capo e Vucciria sono diversi e più o meno turistici. Non solo per il cibo ovviamente. Poi ditemi qual è il vostro preferito.
  • Cultura immateriale custodita in larga misura nel ventre dell’isola – cultura a trasmissione orale per esempio radicata nei paesi difficilmente raggiungibili in auto, figuriamoci coi mezzi pubblici. Normale che facciano fatica a trattenere le persone, per questo si sono svuotati da duecento anni, in un processo forse irreversibile ma comune a diverse aree del mondo. Non sarebbe il caso di invertirlo per recuperare il tempo perduto? Magari grazie alle reti che avvicinano le persone e grazie alle tecnologie che permettono di svolgere alcuni lavori in condizioni migliori del passato.
  • Cultura in senso ampio quindi, a partire dalla terra – da coltivare dal passato al futuro per recuperare le memorie (plurale) a rischio di estinzione, memorie degli anziani e dei migranti più inclini a dimenticare, invece di ricordare, esperienze passate. Questo è al contempo un auspicio e la mia speranza. Per la bellissima Sicilia e per i suoi abitanti che ringrazio di avermi accolto a braccia aperte in queste giornate indimenticabili. A presto!

Desidero qui ringraziare oltre ai siciliani in generale la squadra di Visit Palermo in particolare, nonostante abbia un ufficio micro ha un cuore macro (e loro capiscono), non sapete quante altre visite vorrei fare, preparatevi!

E i nostri numerosi ciceroni super qualificati, direttori, guide e curatori dei musei e palazzi che ci hanno aperto le porte per una visita speciale, qui di seguito troverete info pratiche.

Per saperne di più:

http://www.visitpalermo.it/

http://www.teatromassimo.it/

http://www.palazzobranciforte.it/home.php

https://fondazionesicilia.it/it/patrimonio/palazzo-branciforte_a106

http://www.regione.sicilia.it/bbccaa/salinas/

http://www.gampalermo.it/

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