Questo è il diario semiserio delle mie uscite in vari angoli di Mestre, fra marzo e aprile, così vuoti, così diversi, a causa della quarantena. Inizia con la città vista dall’alto (del terrazzo di casa) e finisce con uno sguardo sempre dal terrazzo verso il cielo, la luna, il futuro insomma. Che sia qualcosa da ricordare e una base per seminare il nostro futuro insieme alla città, sperando di darci da fare tutti per vederla più bella e vivibile. Ho passato a Mestre tutta la quarantena, tanto di quel tempo che non pensavo fosse possibile fino a quando è scoppiata l’epidemia. Né pensavo di avere tanto da scrivere sulla mia città natale. Eppure, come ho scritto sui miei profili social, ho trovato un modo di esorcizzare il male del virus e il male di stare chiusi in casa, per uscire dalla quarantena “solo” per fare la spesa e finirla con qualche chilo in più e con le ossa rotte, ma neanche troppo. Le mie ossa sono meno rotte di quelle degli amici lombardi che, da quasi tre mesi, pagano un immenso tributo di vite umane, sofferenze e dolori, al maledetto Coronavirus. In Veneto siamo stati messi nelle buone mani di scienziati che hanno permesso di limitare i danni. Abbiamo perso amici e conoscenti, non sempre anziani o malati. Chi ci ha raccontato del calvario della malattia ne è uscito dopo grandi sofferenze. Quindi chi come me tutto sommato sta bene ha il dovere di non lamentarsi, di sostenere gli altri e rimboccarsi le maniche per la prossima ripartenza. Ora possiamo uscire, saremo sempre più liberi nei prossimi giorni ma non dimentichiamo quello che abbiamo passato!

20 MARZO

La città vista dall’alto. Casa Mestre giorno e notte. Chi avrebbe mai detto che avrei voluto scrivere questo sulla frazione di Venezia, nonché mia città natale, che non ho mai amato (lo sanno anche i sassi) ma dove mi trovo ora e chissà per quanto tempo ancora mi troverò. Cosa succederà? Chi lo sa.
Con i fiori che sbocciano sul terrazzo illuminati dal sole al tramonto, vedo via Circonvallazione vuota così come il parco di Villa Querini, da dove se ne sono andati persino i pusher, presenza tristemente costante fino a poche settimane fa. Di giorno passa qualche auto al mattino, immagino di gente che deve andare al lavoro, idem nel tardo pomeriggio. Poi col buio più nulla, dopo cena guardo fuori e conto il passaggio dei mezzi, ogni due o tre minuti ne vedo uno, soprattutto bus.

Scendo per la spesa, stanno mettendo l’asfalto e non passa nessuno, la via è deserta. Mercoledì pomeriggio il fruttivendolo brasiliano è chiuso e devo andare fino al mercato, in strada c’è così poca gente che mi sento quasi in pericolo. Faccio gli acquisti di corsa, voglio rientrare.
In piazza ferretto e in via palazzo i passanti si contano sulle dita di una mano e le due borse di vegetali appena presi al mercato mi pesano ancor di più. Faccio due foto a questo scenario spettrale mai visto alle cinque del pomeriggio, che nessuno di noi avrebbe potuto immaginare. Finirà questo incubo.

22 MARZO

Via Circonvallazione è diventata il centro del mio mondo e la vedo diversamente. Il punto di partenza per andare a fare la spesa sta in mezzo a un quadrante rivolto a due importanti assi viari e mi permette ben quattro vie di uscita, sui quattro punti cardinali. La prima volta sono andata a est verso il centro, piazza ferretto.
Oggi vado a nord ai quattro cantoni dove per fortuna trovo il fruttivendolo brasiliano. Aperto, numerino all’ingresso e serviti uno alla volta. Tutto il resto è chiuso. L’albergo con i lavori in corso, la piscina del centro, le pompe funebri. Si riceve solo per appuntamento telefonico, i vivi, quelli che rimangono, devono chiamare per accudire i loro morti. Il cimitero è chiuso. Qui l’epidemia c’è, non si vede ma si sente.

Marzenego e Osellino scorrono, si fa per dire, sempre torbidi, mentre i canali di Venezia senza il moto ondoso sono diventati limpidi. La fauna è cambiata. Nutrie sparite o quasi, anatre poche in attesa degli anatroccoli, trampolieri di passaggio.

Fino a dieci anni fa c’era l’ospedale civile in via circonvallazione e per noi, che abitiamo qui, il suono delle ambulanze era una colonna sonora, un accompagnamento quotidiano. Non ci si badava, giuro, mentre chi veniva a trovarci trasaliva ogni volta. Come fate? Non ci facciamo caso era la risposta. Oggi lacera l’aria quel suono e lacera un poco anche i nostri animi, penso dove vanno, se riuscirà l’ambulanza a prendere e salvare chi sta male. Tre pompe funebri rimangono sulla via. I bar sopravvivono a fatica, gli uffici aperti sono sempre meno.

Nei giardinetti chiusi spuntano le prime gemme sugli alberi, la natura prosegue il suo corso e se va avanti così si riprenderà tanto spazio che le avevamo rubato. Dietro i giardinetti i resti malandati di pezzi del vecchio ospedale, fatto a pezzi nel 2008 per costruire fuori città e privarci di questo punto di riferimento, attendono una nuova destinazione d’uso. Ne hanno tratto giovamento gli utenti da fuori, certamente noi 100000 mestrini siamo stati penalizzati. Qui dovrebbe sorgere un nuovo supermercato e centro commerciale. Speriamo, non so come sarà.

23 MARZO

Quanti bei colori, ne abbiamo bisogno in questi giorni luminosi, più fuori che dentro casa, eppure c’è un modo semplice per illuminarci. Parlare alle amiche per esempio. Monica ha cominciato a chiedermi se ero pronta mezz’ora fa e le ho mandato queste foto. Mancano gli occhiali rosa per il resto dovrebbe esserci quanto richiesto. Collana yemenita. Anellino marocchino. Tazza bavarese che dovrebbe essere per l’ora del tè. Noi invece andiamo lunghe e alla fine della nostra chiacchierata ci faremo un brindisi virtuale vero? @monicacesarato io ho un rosé di raboso in frigo niente male, tu?

30 MARZO

Oggi, domani e dopo pensiamo al bel paese dove abitiamo e al futuro delle persone che vogliono bene all’Italia #ripartodallitalia nasce per questo, per condividere le bellezze dell’Italia. Tutti possiamo contribuire con le nostre immagini, dei viaggi e delle nostre città. Parto, anzi riparto da Venezia. Amici dove siete? Fatelo anche voi! Come abbiamo iniziato noi, blogger @atbitalia

Con questo bel progetto finisce marzo, è “targato” AITB ed è è dedicato al turismo nel nostro Paese, da spingere quest’anno il più possibile.

3 APRILE

Vorrei andare verso sud, alla stazione ferroviaria che tante volte mi ha visto arrivare trafelata trascinando un bagaglio. O uscirne anche di sera preferendo la passeggiata a piedi invece di attendere il bus. Però non c’è niente da mangiare in via piave, da comprare per mangiare mi viene in mente solo il pane. Almeno fino al piccolo incrocio dove sulla sinistra si apre piazzetta San Francesco, oasi di umanità con le sue vecchie botteghe e un quadrato, occupato da una manciata di banchetti con prodotti agroalimentari, a cui farò delle belle foto appena possibile.
Ora i negozi servono a poco in quarantena e sono chiusi. Non fanno affari gli italiani, né cinesi né indiani e nemmeno gli spacciatori, corretto? Curiosa e ironica giace la rotonda, decorata con tre grossi papaveri che di sera si illuminano. Regalo del sindaco uscente all’inizio della campagna elettorale. Mi vien da ridere e da piangere.
Incroci un tempo pieni di traffico sono vuoti e silenziosi in ogni direzione. Torno al mercato coperto, semi coperto per fortuna c’è aria per tutti. Un chilo di limoni. Chiedo attraverso la mascherina, al mercato dell’ortofrutta sono aperti solo i banchetti Bangladesh. Il venditore mi guarda, cerca di capire ma da occhi a occhi non è facile. Ho scelto un banchetto laterale, ci sono solo io, gli altri non sono certo affollati ma da qui ho una facile via di fuga.

Agorafobia, un mio modo di essere che ho sempre sottolineato per non andare alle manifestazioni o ai grandi concerti, tranne pochissime occasioni protette, mi viene utile in questi tempi grami. Anche per sgattaiolare via dopo uno sguardo fugace dentro un mercato solitamente pieno di vita, ora tenuto in vita per volontà di pochi coraggiosi. Venditori e avventori.

Qui di fronte Campagna Amica porta le aziende agricole in città, mi danno un numero e attendo fuori il mio turno per entrare. C’è la metà dei produttori, scelgo in un attimo ciò che mi posso permettere. I palazzi di fronte sono un monumento all’incompiuto dove i privati hanno fatto e disfatto in tempi migliori, costruito e demolito, lasciando qui impalcature con squarci ben visibili anche sulle macerie.

Nel vicino negozietto etnico dove prendo latte e uova portano le mascherine, non sono quelle di zaia per fortuna! Una per famiglia. La vita continua, cerchiamo di vedere la luce in fondo al tunnel della quarantena.

6 APRILE

Verso ovest. Il centro di Mestre finisce alle due estremità di via circonvallazione, uscendo in auto da qui si può prendere l’autostrada. In via Miranese o in via Castellana, serpentoni di case arrivano ai rispettivi caselli. Cose da vedere poche, avvisatemi se c’è qualcosa degno di nota.
Oggi faccio la donazione di sangue, anzi plasma. Vado all’angelo in bici, a digiuno, prima delle otto sono dentro. Dopo due ore e mezza sono ancora giù all’avis con la pressione bassissima #andratuttobene.
Esco tardi per riprendermi dal prelievo, avevo valori bassi di pressione, temperatura, emoglobina. I chili invece sono sempre troppi, il medico è l’unica persona a cui ho detto quanto peso. Ho avuto un calo di pressione e si sono sorpresi quando ho detto che ero in bici. Mamma Tina invece mi ha detto che se mi aveva sottomano mi dava le botte (c’è da crederci).
Riprendo a pedalare senza mascherina, il vento nei capelli e in borsa la certificazione di avvenuta donazione. Non si sa mai che mi fermi la polizia. Giusto, ma non c’è quasi nessuno in strada.
Avevo scritto un articolo un anno fa. “Come arrivare all’ospedale dell’Angelo” ma non l’ho ancora pubblicato temendo di essere accusata di approfittarne. Non sempre questo è un luogo di sofferenza, ci possiamo andare anche per dei bei motivi: a lavorare, a vedere un nuovo nato, a donare! Che bello stare bene, che bello donare il sangue. Fa bene a noi e contribuisce a salvare vite umane, ancor più in questi giorni travagliati in cui per vari motivi le donazioni vanno avanti a singhiozzo.

15 APRILE

[#pechinoexpress è finito] Cosa usiamo per distrarci e alleggerire il peso dei pensieri che aleggiano sul presente e soprattutto sul nostro futuro? Ognuno ha la sua ricetta per aiutarsi. Strategie di sopravvivenza, personali o condivise. Pechino express fino a ieri sera ha rappresentato un po’ di tutto per me. Ora scrivo a costa per propormi alla prossima edizione. Ovunque sarà, mi piacerebbe tanto tanto. Nel frattempo riguardo le immagini prese dalle ultime due puntate fino ai titoli di coda, contenta quanto basta del risultato.

Vegetables make at least a half of a standard diet and vegetable preserves are a huge group of prepared foods I cook every day. Do you like jams? Shall we talk about how to make the perfect jam from ripe fruits? It can be dozens of different foods. This is how I am preparing for tonight live chat with @monicacesarato you can see a ring I love and red enamel. See you at 6pm!

Quindi da quando dobbiamo coprirci il viso con la mascherina non posso più mettere il rossetto, quasi il solo colore che mettevo sul viso quando uscivo. Allora ho riesumato smalto e anello per abbellire le mani.

18 APRILE

Empty Piazza Ferretto, il salotto della città in una città fantasma, alle sette (19) di sabato sera era così, mi ha fatto impressione, mi ha lasciata sgomenta.

Negli anni ottanta quando nelle nostre città spopolavano i paninari io non amavo farmi etichettare, dai vestiti o dai gusti personali. Però andavo in piazza a fare le vasche. Amici mestrini qual era il vostro punto di ritrovo? La chiesa? Il duca? Per me era il Black watch compianto negozio di abbigliamento.

Oggi torno al mercato per caricarmi di frutta e verdura e ripasso in piazza. La voglio vedere, ci saranno sempre poche luci e poche persone in giro com’è giusto per i tempi che corrono. Ma che tristezza!

Negozi e bar chiusi, un paio di insegne accese rassicuranti solo a metà. Le due farmacie che fanno la guardia ai due lati della piazza. La croce verde che stride con i colori dei mattoni, il marrone degli edifici e il grigio dell’asfalto.

Un plauso alle farmacie e a chi ci lavora, dentro e attorno, con i rischi che comporta, sperando di non averne bisogno.

19 APRILE

Buona Pasqua ortodossa agli amici che oggi festeggiano Cristo risorto. A casa noi beviamo vino sfuso nella quotidianità ma nel periodo attuale ho deciso di aprire le bottiglie buone della cantina Zennaro, ognuna con una storia che venga dal nostro Veneto o da più lontano. Domenica scorsa abbiamo festeggiato una Pasqua intima ma gustosa, accompagnando il pranzo con questo Violone Tuscia doc della cantina di Montefiascone. Regalo di un caro amico, dei viaggi non viaggi, da andare a trovare al più presto a sud (centro sud) così finalmente assaggio pure est est est. Oggi invece andiamo in Friuli, apro un Pinot nero che non vedo l’ora. Cari amici voi con cosa accompagnate questa domenica a tavola? #iorestoacasa #iobevoacasa

21 APRILE

Non vedersi, non viaggiare, non vivere la nostra vita. Eppure, NONostante questo, tante cose belle sono possibili come…

Vedere oltre, unirsi ad amici viaggiatori e colleghi blogger, fare del bene. C’è un video bellissimo ed emozionante fresco fresco di pubblicazione!

Questo e molto altro è #travelbloggerperlitalia un progetto che ha messo insieme ben 180 blogger per scrivere una guida di oltre 700 pagine su 270 mete italiane. Da scoprire e riscoprire appena potremo tornare a viaggiare.

Con una donazione, da oggi e per i prossimi venti giorni, potrete partecipare alla raccolta fondi per #emergency e i suoi progetti in Italia, a sostegno delle attività che la Ong ha attuato per contrastare l’epidemia da #coronavirus
Riceverete così in dono la guida in PDF a cui pure io ho dato il mio contributo. Uniti si vince, e tutti insieme vinceremo questa grande sfida! Questo il link per donare

https://sostieni.emergency.it/travelbloggerperlitalia/

Amo questo progetto che in un mese ci ha mostrati insieme, un grande gruppo di blogger uniti, sempre per raccontare la bellezza dell’Italia. Ne hanno parlato tutti i giornali, locali e nazionali.

22 APRILE

La vita continua e la natura fa il suo corso, la giornata mondiale della terra oggi capita a fagiolo per ricordarcelo. I saggi usano fin troppo queste espressioni in questi momenti, per me sono vere e positive ma non troppo. Ditelo a chi ha perso un parente per colpa del virus, è un lutto doppio, ancora più difficile da accettare.

Noi siamo di passaggio e quando ce ne andremo lasceremo qualcosa, mentre la vita andrà avanti senza di noi. Questa è la lezione della natura. Io mi ritengo fortunata in tutto questo e cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno, lo vedo anche in città dove la maggior parte delle superfici è occupata da asfalto e cemento. Il verde c’è ma spesso non si vede.
Questa è Villa Querini il parco fronte casa dove mi portavano da bambina a giocare. Oggi i parchi sono chiusi, ci hanno impedito di andarci a correre (chiunque) e di svagarsi all’aria aperta (i bimbi), in città questo farebbe assai bene ma c’è pericolo di assembramenti tra persone. Portiamo ancora un po’ pazienza…
Che pena vedere i fiori attraverso le sbarre dei cancelli, noi fuori e dentro questa esplosione di colori com’è giusto che sia, nel pieno della primavera. Ma qualcosa possiamo toccare…

I glicini trabordano da pergolati e cancelli, se siamo fortunati possiamo accarezzare questi grappoli lilla in grado di abbellire qualunque giardino. Io li adoro, sono una pianta assai evocativa, chi mi conosce lo sa bene.
Dai che fra poco torniamo a uscire, lo faremo poco a poco e ben protetti, forse questi sono gli ultimi giorni di #iorestoacasa

24 APRILE

Il mercato chiude alle 14 perdendo cinque ore di attività e tutti i clienti del pomeriggio, che fino a un mese fa andavano a fare la spesa quotidiana di frutta, verdura e pesce fresco freschissimo. Il mercato coperto di Mestre è stato inaugurato in pompa magna con la presenza delle autorità locali, meno di sei mesi fa. Non credo che nessuno degli operatori, italiani e stranieri, si possano permettere di lavorare in questo modo. Né che ai clienti faccia piacere di stare in fila fuori per lungo tempo, per poi entrare e misurare col cronometro il tempo di permanenza, con addosso i guanti e mascherina obbligatori. Se questa doveva essere una manovra a vantaggio della GDO è riuscita benissimo ma farà malissimo a entrambe le parti, domanda e offerta. Sono molto arrabbiata, non mi piace comprare ortofrutta al supermercato e mi sento orfana, come tanti concittadini, di uno spazio essenziale di ogni comunità. Il mercato esiste da secoli come luogo di commerci, scambi, incontri. Tolte le limitazioni contingenti dovrebbe tornare agli orari normali. Che fare?

29 APRILE

Base e altezza, pinot nero e pignolo reggono bene un confronto non scontato né per questo tipo di vini, né per la zona di origine. Il Collio friulano è un piccolo grande terroir per i vini bianchi, ma pure i vini rossi non scherzano. Nadalutti sta vicino a Cividale, teniamolo presente per le prossime uscite appena potremo mettere il naso fuori casa. Il pinot nero igt è del 2018 e fa 13 gradi, il pignolo doc è del 2015 e fa 14 gradi. Il primo è perfetto come base, ovvero va benissimo come approccio a questo tipo di vitigno che io amo di più vinificato in rosso, mio modesto parere ovviamente, senza nulla togliere agli spumanti che partono proprio da lui. Il secondo si sviluppa in altezza e raggiunge vette elevate, di profumi e sensazioni gustative. Immagino. Perché lo apro stasera per accompagnare un risottino con… Indovinate! Ringrazio Fiorella Pittia del bb treperlis per questa scoperta e ringrazio Nadalutti vini che mi fatto assaggiare tutte queste bontà intanto #iorestoacasa #iobevoacasa

30 APRILE

Gobba a ponente luna crescente. Ieri abbiamo visto un arcobaleno nel cielo, poi un tramonto così, il regalo della natura che ci ringrazia finché la rispettiamo. Mi piace pensarlo così, come un regalo, intanto #iorestoacasa

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