Se volete effettuare una visita guidata a Venezia scegliete una delle Bestveniceguides le guide turistiche autorizzate per farvi provare diversi tipi di tour, dai percorsi classici a quelli insoliti ai tour tematici, personalizzabili secondo le vostre esigenze.

Quando vedrete Venezia “con gli occhi di una guida” sono certa che amerete ancora di più questa città splendida e unica. Conosco molte guide turistiche di Venezia: quando le vedo all’opera, con ospiti provenienti da tutto il mondo, sento che le loro parole fanno vivere ogni pietra ed emergere ogni dettaglio.

Questo è il valore aggiunto che fa la differenza tra visitare da soli una città d’arte, e visitarla con una guida.

Stefania Colecchia è una di queste, lavora in lingua russa e inglese. Il russo è proprio la sua prima materia.

In questi mesi del 2020 così particolari, per usare un eufemismo, ci siamo molto confrontate, da fornitore (lei) a utente (io) di questo servizio, per pensare a nuovi itinerari di visita, non solo a Venezia centro storico e isole. In particolare nella terraferma di Mestre e Marghera.

UN TOUR A MESTRE? SÌ GRAZIE

Stefania ha messo a punto alcuni itinerari a partire proprio da Mestre che all’inizio dell’estate, quando li ha proposti ad amici e conoscenti soprattutto attraverso i social network, hanno riscosso un ottimo successo.

Le sue visite guidate pomeridiane hanno avvicinato i Mestrini alla propria città, prima con la curiosità necessaria a vedere oltre i palazzi grigi e le anonime vie del centro, poi con maggiore consapevolezza e il desiderio di vedere un poco più in là. Sono già in programma nuovi tour per i mesi autunnali.

Mestre e Marghera fanno parte del comune di Venezia da quasi un secolo, unite dal punto di vista amministrativo in epoca fascista (prima erano parte di Treviso) ma completamente diverse e non paragonabili.

Mestre e Marghera sono città per noi che ci abitiamo, ma per i veneziani DOC sono la periferia o peggio la “campagna” così come i visitatori più lontani sono “foresti”.

Queste etichette sono da decenni motivo di discussione, con toni che vanno dall’ironico allo sprezzante, comprensibili dal loro punto di vista ma non sempre condivisibili da noi.

Eppure in questi luoghi di periferia si è scritta una parte della storia locale e nazionale, per esempio si sono svolti episodi chiave del percorso che ha portato all’unità d’Italia. Qui passavano truppe di diversi Paesi scontrandosi con patrioti che hanno sacrificato la vita per i loro ideali.

I forti costruiti esternamente alla città sono sei: costituiscono un patrimonio immenso di storia e i recenti restauri ne hanno messo in luce varie parti, rendendoli fruibili come luoghi di visita, incontro e svago, immersi nella natura.

Prima, ai tempi della repubblica di Venezia, qui a Mestre c’era davvero la campagna con le sue coltivazioni, le vie di terra e d’acqua, i traffici e i commerci. C’erano ville nobiliari con parchi e giardini, di cui oggi rimangono i pochi esemplari salvati dal “sacco di Mestre” la pesantissima speculazione edilizia con cui si è costruito tanto, seppellendo la storia sotto colate di cemento e asfalto.

Prima ancora c’era un castrum romano. Mestre esisteva già prima di Venezia.

Non voglio dirvi molto di più, Stefania vi porterà a passeggio per la città, tra le antiche vie del centro dove c’è tantissimo da vedere. Vi racconterà le storie di molti personaggi mestrini, o venuti a lavorare qui: imprenditori e commercianti come i Cianchi, vivaisti dalla Toscana. Artisti di fama mondiale come lo scultore Alberto Viani, mantovano d’origine. Musicisti e cantanti che negli anni Settanta hanno fatto la storia del progressive rock ed altri movimenti musicali, primi fra tutti Patty Pravo e le Orme.

Normalmente si pensa a Mestre e Marghera con un’accezione negativa. Ci sono molti luoghi brutti, è vero.

Luoghi brutti perché si presentano come un ammasso di palazzi grigi, costruiti dal secondo dopoguerra con poca cura dell’estetica. Luoghi inquinati dal traffico e dalle fabbriche, di Marghera e non solo. Luoghi dove lavorare e luoghi da cui scappare nei fine settimana e nei periodi di vacanza. Luoghi di passaggio, “quartieri dormitorio”. Dopo una visita guidata sono sicura che le vedrete con un occhio di riguardo, ai dettagli che ne hanno fatto la storia e alle tante piccole cose rimaste qui, magari nascoste tra un palazzo e l’altro, ma ancora visibili. Luoghi da valorizzare se i nostri amministratori lo vorranno.

COSA VEDERE NEL CENTRO STORICO DI MESTRE

Vi do solo alcuni spunti della visita guidata da noi effettuata a passeggio per le vie del centro di Mestre, colmo di storia. Vorrei vedere un sacco di altre cose e voi?

Chiedete, sono sicura che Stefania ascolterà le nostre richieste.

Si parte dalle piazze, il cuore pulsante e centro delle attività commerciali: Piazza Ferretto con i suoi portici e le dediche ai personaggi storici che ci sono passati, Piazza Barche dove inizia il percorso d’acqua verso Venezia e dove nell’Ottocento si voleva fare la stazione ferroviaria (che peccato, sarebbe stato un luogo di scambio e contaminazione modernissimo).

Diamo un’occhiata ai luoghi di culto: il duomo intitolato a San Lorenzo con l’interno settecentesco ricco di opere d’arte.

Poi le chiese più antiche, San Rocco e San Girolamo,senza dimenticare un luogo di grande devozione come Santa Maria della Salute.

Via Torre Belfredo ha un piccolo giardino nascosto, un angolo verde dove accanto a una fontanella si ergono i resti delle vecchie mura in marmo e in mattoni. Su tutto veglia il Leone di San Marco e il busto dedicato al beato Farina, pedagogo, a cui è stato dedicato un istituto scolastico privato.

Nella stessa via ci sono vecchie case ben tenute, qui sono i portici più belli assieme a quelli di Via Palazzo dove la Provvederia è il… palazzo più bello.

Sempre qui c’è l’omonimo cinema, uno dei pochi rimasti in centro fra le vecchie sale di proiezione, mentre il palazzo liberty del cinema Excelsior è in attesa di nuova destinazione.

Il cinema nuovo, il multisala al Centro Candiani si trova nel piazzale omonimo con un bel pavimento a mosaico. A me non piacciono i multisala ma mi rendo conto che siano un servizio utile alla cittadinanza.

Non mi piace nemmeno M9 il museo del Novecento, inaugurato due anni fa come struttura architettonica innovativa, fulgido esempio di spazio multimediale dove raccontare il secolo passato in chiave moderna.

Il fatto che oggi sia chiuso mi spiace, ma ancor più mi dispiace pensare ai milioni di euro spesi per costruirlo con un progetto faraonico di recupero di immobili antichi. Ora è bello da vedere da fuori, molto fotogenico per i patiti di Instagram per esempio. Ma sarebbe bello che tornasse a vivere.

Il chiostro adiacente invece mi piace tantissimo, anche qui ci vorrebbero botteghe vive, aperte, ma è un problema aperto in tutta Mestre e di difficile soluzione.

La Galleria Matteotti a me fa tanto Milano, ma in piccolo, mi piace per i negozi e i locali di ritrovo, e per le file ordinate di libri che strizzano l’occhio ai bouquinistes parigini. Sempre in piccolo. Sempre in centro.

Arriviamo a una delle vie d’uscita dalla, città la più bella, viale Garibaldi è una lunga via dritta alberata dove si partiva in carrozza verso nord. Più in là non siamo andati, in un’ora e mezza non si riesce a fare di più. C’è tanto altro quindi da vedere a Mestre.

Ora mi fermo e do la parola a Stefania Colecchia a cui ho sottoposto le “dieci domande alle guide” a cui gentilmente ha risposto. Grazie e… alla prossima visita!

1  Da dove vengono gli ospiti in visita alla vostra città? Sono più italiani o stranieri?

In epoca Pre-Covid lavoravo soprattutto in inglese e un po’ in russo, molto meno che in passato.

Il 2014 è stato uno spartiacque a causa delle tensioni tra Russia e Ucraina. Ottimi ricordi anche del lavoro in italiano quando Palazzo Grassi era di proprietà FIAT. Un altro problema è stata l’apparizione di guide abilitate in altre Regioni che hanno sottratto quote di lavoro, a volte a discapito della qualità.

Io amo lavorare anche in contesti più insoliti. Mi piace studiare programmi alla Biennale, di Storia Contemporanea, mi piace molto essere creativa nel mio lavoro. Come evolverà il turismo nel nostro Paese è presto per dirlo ora. Sto riflettendo.

2  Sono più facili da gestire gli ospiti informati? O è meglio prendere per mano persone che arrivano e sanno poco del luogo in cui si trovano?

Io preferirei lavorare con ospiti informati e consapevoli. Spesso non è così.

3  Ci sono due – tre aneddoti successi durante una visita che avete voglia di raccontare?

Gruppo studentesco russo. Caldo caldissimo. A San Giovanni e Paolo sto spiegando il monumento a Colleoni. A un certo punto si leva un urlo quasi bestiale. Un ragazzo era finito in acqua. Lo aiutiamo e gli chiedo come sta. Purtroppo rifiuta di andare al Pronto Soccorso per la profilassi che si fa in questi casi contro eventuali infezioni. Sigh!

Altro caso: padre russo porta la figlia a Venezia e chiede che dei ragazzini di una scuola cantino tanti auguri alla figlia! Fatto! E siamo amici ancora oggi.

I genitori di un altro cliente russo smontano dal taxi acqueo. Prima volta a Venezia. In calle degli Albanesi a Castello vedono una pantegana. E io ho sorvolato cercando di farli ridere. Meno male perché poteva essere un disastro.

4  E un’esperienza invece da dimenticare?

Vorrei dimenticare l’arroganza di alcuni.

Ricordo il complaint di un indiano che mi ha definito “obnoxious” solo per avere un rimborso e per darmi 1 nella sua review. Uno shock!

In altri casi alcune valutazioni mi hanno spinto a cambiare per il mio bene.

5  Quali sono le domande o gli atteggiamenti degli ospiti in visita che possono “mettere in crisi” o imbarazzare una guida, anche con esperienza?

L’inconsapevolezza non aiuta. E alcuni imbarazzanti qui pro quo.

Sul modo di vestire in estate per entrare in Basilica di San Marco, sulle code. A volte bisogna davvero essere pazienti e comprensivi. Non sempre si riesce. E bisogna prevedere i possibili problemi.

Essere abili nel problem solving è essenziale.

6  Esistono o avete verificato alcuni stereotipi sulle caratteristiche dei turisti a seconda della loro provenienza?

Altro che se ci sono gli stereotipi.

Un po’ il livello culturale in generale si è abbassato e anche la capacità di stare attenti.

Ma non ne farei proprio un caso nazionale. Si apre un capitolo vasto su questo tema.

E non ne farei riferimento a ricchi o poveri.

Ricordo una super ricca ebrea americana (colta) che ha considerato un ristorante ottimo più caro che a NYC e non ha voluto spendere 6€ per salire sul Campanile di San Giorgio Maggiore. Blasfemo per me.

7  Come si conciliano gli aspetti tecnici di una città e quelli più leggeri? (shopping, pranzi ecc.) Se un ospite ha fretta di vedere tutto in poco tempo e poi infilarsi in un negozio lo assecondate o cercate di trattenerlo?

Si, se c’è esigenza di comperare souvenir io cerco di lasciare un po’ di tempo compatibilmente con il tempo che ho a disposizione. Certo alcuni souvenir sono imbarazzanti. Ci vorrebbe a monte una sorta di pre educazione prima del viaggio.

8  Cosa fa di un ospite una persona speciale, di quelle che a fine servizio vi fa voglia di starci insieme più tempo?

Per me è la scintilla che si crea, le domande, l’attenzione, i sorrisi reciproci, lo scambio umano.

9  Si può diventare amici degli ospiti in visita? Può succedere di mantenersi in contatto anche dopo?

Siii. Ho clienti con cui siamo realmente amici. E li adoro! In particolare Linda da San Francisco, una specie di zia per me.

10  Consigliereste a un giovane di studiare per diventare guida turistica? SI – NO – Perché?

E’ una professione bellissima, ma andrebbe rispettata e non improvvisata.

Ci vuole chiarezza su come si diventa guida. E ci vogliono certezze economiche. Lo consiglierei, ma adesso stiamo nel buio completo.

E proprio il mio piccolo progetto su Mestre vorrei che fosse un modo per vedere una luce in fondo al tunnel.

Info e contatti:

 https://bestveniceguides.it/cs/guida/stefania-colecchia/

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