Stanno per partire nuovamente a settembre i percorsi di visita in Veneto Orientale, dedicati agli scrittori che hanno narrato queste terre in romanzi e poesie. Hemingway, Noventa e Parise sono alcuni di questi.

E poi c’è Ippolito Nievo che ho imparato a conoscere nell’ottobre 2020, assieme agli altri, lungo i cosiddetti “percorsi nieviani”. Non voglio dilungarmi in dettagli biografici e storici su di lui, avete già abbastanza da leggere! Desidero piuttosto invogliarvi al viaggio e alla scoperta di questo piccolo lembo di terra di confine, pieno di suggestioni. Le passeggiate letterarie a lui dedicate iniziano da lì, per la precisione dalla sala parrocchiale della piazza Ippolito Nievo a Fossalta di Portogruaro, luogo per eccellenza della narrazione nieviana. Non è un caso che essa sia stata dedicata al patriota e scrittore ottocentesco, qui sempre lo scorso mese di ottobre si sono tenute due giornate di studio su Nievo.

Io mi sono goduta ben tre visite guidate con il sole, tra storia e cultura, natura e letteratura:

  •  Cortino di Fratta,
  •  Bosco di Alvisopoli,
  •  Chiesetta di Santa Cristina.

Affinché questo post sia più leggero faccio un passo indietro sulla toponomastica, un paradiso per le persone un po’ autistiche come me, quelle che leggono i nomi delle vie e in ogni paese chiederebbero all’assessore dove e perché hanno dato tal nome e tal altro. Fermarmi in piazza Ippolito Nievo è significativo anche perché, lo confesso, fino a una settimana fa collegavo il nome di Nievo appena a due cose: l’opera più importante “le confessioni di un italiano” e il liceo patavino omonimo.

IL CORTINO DI FRATTA

Il Cortino del castello di Fratta è un luogo di pace e armonia, dove visse da giovane Carlo Altoviti protagonista delle “Confessioni di un italiano”, il capolavoro di Ippolito Nievo.

Proprio qui si svolge la sua biografia romanzata della quale cerchiamo le tracce, camminando nel parco in compagnia della guida Mariangela.

La presenza di diverse specie arboree locali, inclusi gli alberi da frutta, è importante per ricostruire il contesto naturale e agricolo in cui ci troviamo.

Anche oggi infatti, le attività primarie (agricoltura, allevamento, pesca) hanno un importante ruolo economico e sociale.

La vecchia casa colonica restaurata oggi si presenta come una vera casa al piano terra, ricostruita con i vani com’erano, con tutte le loro suppellettili e oggetti di uso quotidiano.

Al piano superiore ospita il museo dedicato alla storia locale…

E appunto a Ippolito Nievo…

Con diversi documenti e foto di famiglia e il richiamo a Giuseppe Garibaldi.

C’è anche una piccola ricca collezione di ceramiche.

Questo primo piano, ricolmo di oggetti e manifesti, ricorda la sua breve intensa vita di letterato e patriota.

Leggo tutto: le copertine dei suoi libri tradotti in varie lingue…

Le didascalie e i manifesti…

Nievo, in soli trent’anni di vita, ha prodotto opere di altissimo livello. Nato a Padova nel 1831 e morto da patriota nel 1861, in un tragico naufragio, molto si è detto della sua ultima fatale spedizione. Vi lascio il piacere della scoperta di queste vicende tragiche, avvolte per certi aspetti da un’aura di mistero che alcune ricostruzioni storiche hanno contribuito ad alimentare.

Ci sono tanti libri, naturalmente. Vorrei sfogliarli tutti ma sono custoditi in teche di vetro, per fortuna.

Attorno al Cortino di Fratta si è svolta nel settembre 2020 la due giorni dedicata a Nievo, nella visita guidata siamo stati catapultati nella storia e archeologia del Veneto orientale, una storia che non conoscevo.

Molto belli per me sono stati:

  •  il teatro all’aperto,
  •  il giardino di Marte e Flora,
  •  le pietre della cinta muraria, le stesse del vicino sito di Iulia Concordia.

Quante storie raccontano le pietre?

Le fitte siepi collocate lungo il perimetro del cortino simboleggiano una delle cinte murarie.

I ciottoli posati a terra, a riprodurre un facile labirinto, sono frutto del recente restauro e recupero di questo luogo abbandonato e saccheggiato dopo la distruzione del castello. Alvise Mocenigo le ha usate per costruire la sua città ideale nella vicina Alvisopoli (Che tipo, meno male ci ha lasciato anche una piccola rosa profumata a ricordarlo per sempre con il suo nome).

IL BOSCO DI ALVISOPOLI

Ad Alvisopoli passeggiamo un’ora nel parco, stavolta con noi c’è Monia, guida naturalistica.

Non possiamo visitare gli edifici frutto della visione imprenditoriale di Alvise Mocenigo, decisamente all’avanguardia per essere a fine Settecento. Sono abitati tuttora ed in un certo senso è una cosa positiva!

Ne abbiamo una visione d’insieme dall’ampio fronte che dà sulla strada con gli edifici adibiti alle attività produttive, che si specchiano (!!!) su un ampio specchio d’acqua.

La portatrice d’acqua, una statua metallica evocativa dei tempi passati, fa la guardia al complesso.

Accanto alle grandi distese agricole da bonificare, prima che diventassero redditizie, Mocenigo ha fatto costruire case popolari, botteghe, attività industriali per la lavorazione della lana e della seta.

Siamo all’inizio dell’autunno, gli alberi iniziano a cambiare colore e fra un mese sarà ancora più bello.

Le prime foglie cadute a terra sono il soffice tappeto su cui affondiamo leggermente i piedi.

Camminiamo su vialetti attrezzati per non uscire assolutamente dal sentiero.

Superiamo sui ponticelli in legno gli stagni e le altre zone umide dove vivono insetti e anfibi, pesci e rettili.

Gli alti alberi che ci fanno ancora tanta ombra sono di latifoglie diverse. Faggi, querce, noccioli.

E il tasso velenosissimo!

Uccelli grandi e piccoli fanno egregiamente il loro lavoro. Il picchio per esempio riconosce gli alberi attaccati dagli insetti parassiti in modo irrimediabile, destinati a fare una brutta fine, e ne picchietta la corteccia in cerca delle larve. In natura di solito, per parafrasare il famoso titolo dell’ultimo libro di Tiziano Terzani, a ogni morte corrisponde un inizio. L’inizio di una nuova vita. Quando cadranno a terra gli alberi il legno, marcendo, darà da mangiare ad altre specie animali e vegetali, portando avanti appunto il ciclo vitale del bosco.

La pace è totale, si può godere del tepore e della vita animale e vegetale in movimento, a giudicare dei rumori con cui gli uccelli stanziali si fanno sentire, ma si fanno poco vedere.

Una macchiolina che la guida ci suggerisce di vedere attira la mia attenzione: è un piccolo fiore di rosa moceniga, figlia di una storia lontana nel tempo e nello spazio.

Trae origine della prima pianta originaria della Cina, portata qui da Alvise Mocenigo oltre 200 anni fa. Oggi 10 ottobre 2020 è ancora piena di vita. Una bellissima conclusione della nostra bella passeggiata!

LA CHIESA DI SANTA CRISTINA A GORGO

Dei tre siti nieviani l’ultimo che visitiamo, Gorgo frazione di Fossalta, è il più piccolo ma decisamente non per importanza. Paola è la guida che ci conduce alla sua scoperta.

Qui sorge la chiesetta di Santa Cristina, una pieve di campagna del XIII secolo.

Si trova inserita in un contesto di semplice bellezza e all’arrivo è forte l’impatto visivo.

Attorniata da un parco curato che accentua la sensazione di pace, è a mio avviso il luogo ideale per meditare.

E per pregare se uno vuole, com’era nel passato e anche al giorno d’oggi.

Gli affreschi del Settecento visibili alle pareti sono emersi quando, per i necessari rinnovamenti, è stato necessario spostare i muri perimetrali e l’abside.

Il pavimento di legno attuale protegge il pavimento originale, sorprendente, che cela lo scheletro di un giovane uomo. Che emozione!

INFORMAZIONI PRATICHE PER LA VISITA

TVO srl è l’organizzazione locale che ha messo a punto questi itinerari storico – culturali diffusi, al confine fra Veneto e Friuli Venezia Giulia. A loro potete rivolgervi per organizzare la vostra visita. Sono pronti a ospitare tante persone curiose in arrivo in questi spazi, aperti e accoglienti. Potete anche iscrivervi alla newsletter per essere sempre aggiornati sugli eventi che organizzano.

Ci sono poi le guide con cui sono andata in giro per Fossalta e dintorni, accoglienti durante e dopo le visite. Tanto da avere risposto, tutte e tre, alle mie domande riservate alle guide. Mariangela, Monia, Paola hanno deciso di raccontarsi a Gamberetta. Nel ringraziare loro e TVO per l’accoglienza super professionale e la collaborazione, potete leggete qui di seguito il racconto del loro territorio e del lavoro di guida.

1  Da dove vengono gli ospiti in visita alla vostra città? Sono più italiani o stranieri?

MARIANGELA

Io lavoro quasi esclusivamente con italiani, associazioni, Ute, gruppi culturali, scolaresche che vengono dalle province confinanti di Veneto e Friuli. Fanno l’escursione di mezza giornata.

PAOLA

La provenienza dei visitatori è soggetta alla stagionalità; nel periodo estivo, accompagniamo tedeschi, austriaci, francesi, inglesi e italiani mentre, per il resto dell’anno quasi esclusivamente italiani.

2  Sono più facili da gestire gli ospiti informati? O è meglio prendere per mano persone che arrivano e sanno poco del luogo in cui si trovano?

MARIANGELA

Mi piace lavorare con gruppi preparati, usare termini tecnici e dare per scontate molte informazioni e molti dettagli. Però mi danno soddisfazione anche gli ospiti meno preparati/informati, ti seguono con attenzione, pendono dalle tue labbra. Alla fine solitamente fanno l’applauso e sono pronti per andare 2/3 ore al ristorante, dopo aver fatto una piacevole tappa culturale.

MONIA

Sono due approcci un po’ diversi. L’ospite informato da un lato ti permette di approfondire le tematiche, poiché “le basi” le sa già. Dall’altro però c’è chi tende a sovrapporsi alle spiegazioni della guida o a voler concludere velocemente un argomento perché già noto. Forse è più semplice iniziare da zero con persone che ancora non conoscono il luogo. Tuttavia nella maggior parte dei casi abbiamo a che fare con gruppi misti, in cui c’è qualcuno già informato e altri meno, quindi bisogna trovare il giusto compromesso per non annoiare chi già sa , senza però togliere utili informazioni a chi si approccia all’esperienza per la prima volta.

PAOLA

È certamente più gratificante accompagnare persone con una conoscenza di base perché si ha la possibilità di approfondire i diversi aspetti ma, al di là della preparazione degli ospiti, è piacevole accogliere persone interessate e curiose di conoscere.

3  Ci sono due – tre aneddoti successi durante una visita che avete voglia di raccontare?

MARIANGELA

Ricordo qualche anno fa, un gruppo archeologico di alto livello culturale, che per un mese prima del servizio ha continuato a raccomandarsi che voleva una guida preparata, ecc. ecc. …  

Sono venuti, alla mattina abbiamo visitato in modo approfondito Concordia, nel pomeriggio, dopo il pranzo, siamo andati al museo archeologico di Portogruaro: uno di loro si è seduto appoggiando la schiena ad una lapide sepolcrale e si è addormentato …. russando. Non per colpa mia, mi dicono sempre che non sono noiosa, ma colpa di qualche bicchiere in più, nemmeno la cultura l’ha tenuto sveglio. Il gruppo è stato comunque molto soddisfatto.

PAOLA

Come nei musei, una delle sale più visitate è la toilette, così anche capita, non raramente, che, nel culmine del racconto della guida, una delle domande che si riceve è: “Scusi, dov’è il bagno? Per il bambino, sa..” È sempre gratificante constatare che, qualunque sia la provenienza dell’ospite, in precisi momenti del tour, un paesaggio, uno scorcio o un’opera manifesti il medesimo stupore in chi lo osserva per la prima volta.

4  E un’esperienza invece da dimenticare?

MARIANGELA

Qualche anno fa, festa della Repubblica, il 2 giugno, ho un gruppo in visita al centro storico di Portogruaro, in mattinata. Non so con che manovre il bus è arrivato fino in Piazza della Repubblica: Portogruaro era cinta da mura, con strade strette e porte medievali di accesso, l’ingresso ai pullman è vietato, con tanto di cartelli. Io li stavo aspettando al parcheggio, luogo d’incontro concordato, e li ho visiti passare e dirigersi verso il centro. L’autista aveva visto il divieto ma i due referenti, cafoni, lo hanno fatto entrare in zona vietata . Era un gruppo di un partito con tanto di bandiera esposta sul cruscotto del bus. Sono riuscita a chiamare la polizia che ha scortato il bus. Non vi dico le manovre per tornare indietro, contro mano. E nel pomeriggio in Piazza c’era la manifestazione del 2 giugno…. quindi dovevano andarsene….

PAOLA

La guida deve avere la capacità di adattarsi alle esigenze degli ospiti anche per lasciare un ricordo di accoglienza del territorio. È capitato che il gruppo arrivasse con notevole ritardo, andandosene prima della conclusione del percorso.

5  Quali sono le domande o gli atteggiamenti degli ospiti in visita che possono “mettere in crisi” o imbarazzare una guida, anche con esperienza?

MARIANGELA

Le domande più semplici e ingenue sono quelle più complicate…. Con un po’ di ragionamento logico si risponde, ma se proprio non ne vengo a capo non mi vergogno di dire, “non lo so, mi informerò”. Dopo tanti anni di lavoro, con adulti e scolaresche, non mi preoccupo di non saper rispondere, la guida non può sapere tutto!

MONIA

La difficoltà maggiore che ho riscontrato è proprio con le persone adulte in occasione di escursioni in bicicletta. Sicure della loro capacità atletica o di orientamento, tendono ad andare avanti da sole anziché seguire la velocità del gruppo e diventa imbarazzante far capire che dovrebbero seguire la guida, anche se conoscono parte del percorso. Mi è capitato che qualcuno, un po’ offeso, asseriva di non essere un bambino.

PAOLA

La guida preparata non può farsi intimorire da atteggiamenti particolari degli ospiti, deve saper gestire ogni situazione.

6  Esistono o avete verificato alcuni stereotipi sulle caratteristiche dei turisti a seconda della loro provenienza?

MARIANGELA

No, non ho considerazioni in merito. Immagino che i colleghi che lavorano con gli stranieri siano invece consapevoli delle differenze che ci sono tra ospiti italiani, francesi, americani, russi, ecc.

MONIA

Personalmente trovo più frequentemente gli stranieri interessati alla storia e alle curiosità naturalistiche di un luogo, piuttosto che i connazionali.

PAOLA

Di norma, gli italiani sono più preparati perché abituati alle bellezze artistiche e, per questo, più esigenti. I tedeschi sono puntuali ed educati, gli inglesi silenziosi.

7  Come si conciliano gli aspetti tecnici di una città e quelli più leggeri? (shopping, pranzi ecc.) Se un ospite ha fretta di vedere tutto in poco tempo e poi infilarsi in un negozio lo assecondate o cercate di trattenerlo?

MARIANGELA

Cerco di assecondarlo però fornendo comunque una sintesi efficace sulle valenze storiche ed artistiche della città. Anch’io quando viaggio seguo le visite guidate ma voglio avere anche un adeguato tempo libero da gestire in autonomia. Il problema si pone se nel gruppo si presentano esigenze diverse: chi vuole una visita dettagliata ed approfondita, chi vuole una cosa più sintetica per poi andare per negozi. In quel caso bisogna mediare…

MONIA

Molto dipende dalla tipologia del gruppo in quel momento. Si cerca di trovare un compromesso tra chi vuole vivere un’esperienza pienamente e chi la vive un po’ come un “mordi e fuggi”. A volte provo ad intrattenere un po’ più a lungo un gruppo o un ospite a cui basta una conoscenza superficiale di ciò che sta visitando, con curiosità divertenti sugli aspetti floro -faunistici di un luogo o con aneddoti di vita di una volta. La scelta è comunque sempre tarata su come risponde il gruppo o soggetto in questione.

PAOLA

Come al punto 4, la guida deve capire ed assecondare le esigenze dell’ospite. Se l’obiettivo è lo shopping, tra un negozio e l’altro, si potrà ammirare un capolavoro dell’architettura della città.

8  Cosa fa di un ospite una persona speciale, di quelle che a fine servizio vi fa voglia di starci insieme più tempo?

MARIANGELA

Capita qualche volta, quando senti che il lavoro che stai facendo viene apprezzato da parte di chi se ne intende, da parte di chi è abituato a viaggiare e a stare con la gente, quindi è in grado di cogliere e farti notare alcuni aspetti del tuo lavoro, dei quali nemmeno fossi consapevole.

MONIA

Secondo me l’interazione che si instaura con alcuni durante l’esperienza, lo scambio di opinioni e di conoscenze, la partecipazione attiva dell’ospite al tema proposto, grazie ai quali si crea un clima confidenziale.

PAOLA

Con le persone educate, preparate culturalmente, discrete ed eleganti il tempo passa velocemente e, non sarebbe un problema, continuare la conversazione anche con altri argomenti.

9  Si può diventare amici degli ospiti in visita? Può succedere di mantenersi in contatto anche dopo?

MARIANGELA

Si si, con alcuni referenti di agenzia o capigruppo con i quali si instaura un confronto proficuo ed un rapporto di fiducia e condivisione del modo di lavorare. Ci si sente telefonicamente o via mail per progettare nuove proposte e ci si scambiano gli auguri di Natale e Pasqua. Talvolta le telefonate sono occasione anche per chiedersi come va, per farsi qualche confidenza che va oltre il rapporto di lavoro. Capita anche con alcune insegnanti con le quali collaboro da anni.

MONIA

Assolutamente sì! Mi capita di rimanere in contatto con chi ha partecipato ad un’escursione o esperienza e a volte capita lo scambio di esperienze. Mi è capitato di essere a mia volta invitata nei luoghi di provenienza degli ospiti per conoscere i loro luoghi od usanze!

PAOLA

Anche per etica professionale, i rapporti non si dovrebbero trasformare in amicizia ma, capita di ricevere pensieri o messaggi a distanza di tempo.

10  Consigliereste a un giovane di studiare per diventare guida turistica? SI – NO – Perché?

MARIANGELA

Sì certo, il bello di questo lavoro è che ti rivolgi sempre a chi è in vacanza, a chi ha dedicato una giornata allo svago culturale, quindi a chi ha un atteggiamento positivo. E’ poi un lavoro che richiede studio ed aggiornamento continuo, e a me questo aspetto piace, anche se in alcuni periodi può essere impegnativo e stancante. Come professione la consiglio però a condizione che si conoscano bene almeno 2 lingue straniere, solo così la professione della guida turistica può dirsi completa ed anche “stabile e continuativa” dal punto di vista lavorativo. Io parlo solo francese: è il mio grosso limite. E poi basta che non arrivi un virus che mette in crisi tutto il comparto turistico!!!

MONIA

Certo! Perché questo lavoro ti permette di vivere all’aria aperta, di trasmettere prima di tutto la consapevolezza dell’importanza degli ambienti naturali, anche quelli impensati, nascosti tra le vie della città. Permette di far conoscere il “mondo nascosto” di animali e piante, stimolando così la volontà di preservarlo. Lavorando inoltre con le scuole ci si sente l’importante compito di formare le giovani menti al rispetto delle risorse e della vita in generale. Da non trascurare che questo lavoro ti porta a conoscere sempre nuovi aspetti di una natura in itinere e sempre persone nuove con cui interagire! Non ci annoia di certo! Trovo sia un lavoro stimolante.

PAOLA

Certamente, lo consiglierei perché una professione gratificante. Grazie

Post in collaborazione con: https://tvo.srl/https://tvo.srl/

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