In scena dalla scorsa settimana e fino al due ottobre prossimo, al teatro Goldoni di Venezia si celebra Carlo Goldoni con una delle sue commedie più famose e più amate dal pubblico: Arlecchino servitore di due padroni, per la regia di Giorgio Sangati. Sono andata a vederla con la trepidazione di chi ricorda le prime sere a teatro con la famiglia, trenta e passa anni fa. Ho sempre voluto pensarla come un’opera semplice, ideale per un approccio al teatro di Goldoni e non solo, ma dopo lo spettacolo di giovedì mi sono ricreduta.

ve1 Nell’innovativo allestimento, su un piccolo palco, si avvicendano dieci personaggi inclusa la suonatrice di fisarmonica che già con la sua presenza unisce l’opera ai giorni nostri. I testi, il linguaggio, i costumi sono senza dubbio “goldoniani” ma questo è solo l’impatto iniziale: l’opera non dimostra affatto i suoi quasi trecento anni. Poi ci si mettono per oltre 90 minuti i dialoghi incalzanti e i continui ribaltamenti (in ogni senso) delle situazioni che a volte non sono per niente scontate: travestimenti, camuffamenti e ammiccamenti, con un ritmo sostenuto che non consente allo spettatore di annoiarsi mai.

La trama si sviluppa intorno alla figura eccezionale, istrionica, grottesca di Arlecchino, combattuto per necessità e opportunità tra i due padroni che vorrebbe servire contemporaneamente, ma ben presto diventa un racconto corale in cui tutti i protagonisti hanno spazio per mostrare i vizi e le virtù dei veneziani (ma anche di altri italiani), il conflitto di classe, la ricerca del profitto e soprattutto il desiderio d’amore, ricambiato con il lieto fine solo negli ultimi minuti della commedia dopo tante vicissitudini, per tutti, e con la formazione di più coppie secondo i voleri e i valori delle famiglie protagoniste. Nulla di nuovo dunque: amore e morte (o forse il contrario), pensieri spicci, vizi e virtù, leggerezza e profondità d’animo. Qui c’è tutto. Il racconto di Arlecchino non è più solo suo ma diventa corale, e ancor più coinvolgente, quando a più riprese la musica e il canto fanno capolino sulla scena, attualizzando una storia famosissima nata nel lontano 1745.

Il teatro Goldoni invece di anni ne ha ancora di più: fu infatti inaugurato nel 1622, è molto legato alla vita di Carlo Goldoni ed è sopravvissuto a varie vicissitudini fino ai giorni nostri, che speriamo gloriosi e duraturi.

Oggi è sede del Teatro Stabile del Veneto che comprende anche il Teatro Verdi di Padova e il Teatro Nuovo di Verona. Arlecchino servitore di due padroni apre la stagione 2015 – 2016 in collaborazione con quattro locali storici veneziani per la Goldoni Experience: un biglietto per lo spettacolo abbinato a un aperitivo o cena da consumare al Florian o al Graspo de Ua o al ristorante Colombo, a partire da 40 euro. Il biglietto per lo spettacolo da solo costa 25 euro. Per allietare gli ospiti alla fine dello spettacolo, all’uscita dal teatro ci viene offerto un freschissimo Bellini.

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Ci sono spettatori veneziani, italiani e stranieri con me, sarei curiosa di sentire l’opinione dei “puristi” quanto all’allestimento dell’opera goldoniana, ma intanto le voci intorno a me sono positive. Un buon inizio per una stagione che continuerà da ottobre ad aprile con opere di ieri e di oggi, classici come Cechov, Molière e ancora Goldoni ma anche tanti autori contemporanei. Buona visione!

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