Una settimana fa sono stata a Udine per visitare la mostra su Tina Modotti allestita a Casa Cavazzini. Era un Instameet organizzato dagli amici Igers di Udine, non finirò mai di ringraziare Giorgia, Nensi e gli altri per questa stupenda visita. Siccome avete tempo fino alla fine di febbraio, vi invito caldamente ad andarci e, già che ci sono, vi racconto le mie ultime visite culturali a Udine. Tra il 2014 e il 2016, tra l’instameet e il blogtour svolto in Friuli a maggio 2014, Adristorical Lands, iniziato e finito a Udine con una passeggiata in centro alla ricerca della storia e delle anime della città. Partiamo proprio con un po’ di storia…

La Serenissima Repubblica di Venezia dominò il Friuli per quasi 400 anni, dal 1420 al 1797, data del trattato di Campoformido che, a fronte dell’esistente conclamato declino del potere economico di Venezia, trasportò il Nordest nell’Impero Austroungarico. Tale dominazione, che ebbe anche una piccola parentesi francese durante le scorrerie napoleoniche, fu una ventata di Europa ante litteram in quest’angolo della futura Italia, quella che sarebbe nata nel 1918 alla fine della Grande Guerra. Fino al 2018 ci sarà un continuo rievocare l’epopea di un conflitto, spesso dimenticato o insegnato in modo parziale.

I Dogi veneziani diedero a Udine una grande importanza economica e una certa autonomia amministrativa, determinarono l’attuale impronta urbanistica della città e un nuovo vento di cultura, che si respira anche oggi.

Il fermento artistico partito allora da Venezia per Udine è evidente nelle case e nei palazzi del centro, nel perimetro delle due piazze principali, Piazza Libertà che è una piccola piazza San Marco e Piazza Matteotti. Ci sono i Mori e l’immancabile leone di San Marco, ci sono chiese antiche, e spesso rimaneggiate, che si ergono nelle piazze, schive come i Friulani. Gente schietta ma timida, sincera e di poche parole. Friuli, ospiti di gente unica; così recitano i cartelloni di promozione turistica. Io aggiungo che i friulani sono come il vino buono: si aprono pian piano e migliorano col tempo.

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Le chiese tengono i propri tesori nascosti all’interno, come le opere di Giovanbattista Tiepolo, il pittore della luce che soggiornò a lungo in città all’inizio e alla fine della sua lunga carriera, portandovi anche il figlio e la sua scuola. Le loro opere si vedono nelle omonime gallerie del palazzo patriarcale, in Duomo e nella Cappella del Sacramento, la quarta cappella del medesimo Duomo. Le ammiriamo, nella pace e nel silenzio di una città assonnata il sabato mattina. Vi sono raffigurate scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, ma gli angeli sono sempre i miei preferiti.

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Udine oggi si presenta ai visitatori come città d’acqua e vino, città ricca di storia e d’arte: quella che si vede per strada e quella “chiusa” nei musei, uno in particolare dove ho lasciato il cuore, un luogo speciale con un approccio all’arte moderna e contemporanea che non ho trovato in nessun altro luogo.

Casa Cavazzini si trova in Via Cavour, in centro storico, in un complesso abitativo vivo come testimoniano le sale, arredate con gusto dalla famiglia che per anni vi ha abitato. In questa casa museo sono stati raccolti tesori preziosi dell’Ottocento e Novecento, quadri dei maggiori artisti italiani, sculture di grandissimo valore. Le opere sono state acquistate e donate in quel grande gioco che è il mecenatismo, che si basa sull’amicizia e complicità tra gli antiquari. Il progetto della ristrutturazione è stato diretto da Gae Aulenti. Strutturato su tre piani per 3.500 metri quadri di superficie, comprende le collezioni ospitate in precedenza nella Galleria d’Arte Moderna e nuovi lasciti. Carrà, De Chirico, De Pisis fra gli altri compongono la Collezione Astaldi. De Kooning, Stella e molte delle avanguardie americane sono invece riunite nella Donazione FRIAM, 113 opere provenienti direttamente dagli USA dopo il terremoto del 1976.

Ci sono poi le opere a cui sono più affezionata, perché mi piacciono esteticamente e raccontano una storia di famiglia, la loro e un po’ anche la mia. Come quella dei fratelli Basaldella: Afro, Dino e Mirko, uno spaccato dell’Italia del Novecento prima e dopo la guerra. Come Alberto Viani che per tutta la vita chiamerò “il marito della mia maestra elementare” ineguagliabile e unica. Come Mario Rimoldi a cui il Museo delle Regole di Cortina è intitolato, in qualche modo legato a Casa Cavazzini da un filo sottile.

Le collezioni permanenti si trovano al primo e secondo piano, mentre il piano terra ospita mostre temporanee come l’esposizione di fotografie di e su Tina Modotti, un’icona della friulanità che trovò la sua fortuna e il suo destino oltreoceano, dove intrecciò le vicende di un’Italia ancora povera con istanze di democrazia e libertà ancora in fase embrionale, pagando le sue idee con la vita. Mi limito a mostrare alcune immagini della nostra visita e spero di tornare con gli amici udinesi, prestissimo. Mandi e grazie di cuore!

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In Friuli a passeggio nella storia, Maggio 2014

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