Giovedì 30 06

Alle 5 di mattina dovrei andare in bagno ma accanto all’edificio toilette pascolano ben 10 grossi yak neri. Rientro in tenda terrorizzata, ma per fortuna pure Serena ha bisogno e usciamo insieme. Gli animali entrano nel camp all’alba come fossero a casa loro, queste bestie enormi brucano l’erba appena fuori dalla mia tenda, non penso che riuscirò a visitare i parchi africani. Fa molto freddo e dal primo mattino piove a dirotto, prima delle 9 saremmo pronti per uscire ma non sono le condizioni ideali per passeggiare sulla sponda di un lago, quindi ci rifugiamo nell’edificio ristorante a giocare a carte. Alle 10 smette, il vento in quota allontana le nuvole, il cielo diventa blu, abbiamo davanti una giornata fantastica.

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Raggiungiamo la sponda sud del lago, dove cumuli di pietre scure formano un bel gruppo di ovoo.

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Terkhin Tsagaan Nuur, il grande lago bianco, è un luogo sacro legato al mito dell’origine di tutti i venti durante l’ultima eruzione vulcanica, 7.000 anni fa.

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Credevo che i gabbiani fossero uccelli di mare invece ce ne sono anche qui, insieme a cormorani, anatre, folaghe, pulcinelle d’acqua e qualche rapace.

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Passiamo qui quasi tutta la giornata, avremo cinque cavalli a noleggio dalla tarda mattinata, raggiungiamo Ovgon rock, lo sperone roccioso a picco sul lago dove, secondo la leggenda, un padre disperato si lasciò morire per il rimorso di avere dato la figlia in moglie a un uomo che lei non amava.

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La giovane si gettò nelle acque del lago per sfuggire a un destino di infelicità, la roccia rappresenta proprio il padre della ragazza, pietrificato dal dolore.

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Una decina di mongoli sopraggiunge a bordo di due Suv enormi. Vorrebbero pescare, non ho esperienza di pesca né degli altri sport ma mi sembrano proprio imbranati: lanciano la lenza senza seguire il vento né le istruzioni dell’istruttore, non pescano nulla, chiacchieriamo. Vengono da UB dove sono impegnati in prospezioni minerarie, uno dei più promettenti filoni per lo sviluppo economico futuro, ci chiedono dell’Italia e le ns impressioni sul Paese.

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Poi quattro miei ragazzi vanno a cavallo, percorrendo prima le sponde del lago poi spingendosi sulle colline circostanti.

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Io e Tullio continuiamo a passeggiare sul lago per oltre la metà della sua lunghezza, intorno a noi pascolano puledrini e piccoli yak.

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Lo stupendo ambiente naturale è dominato dal verde delle colline, con tantissime stelle alpine e migliaia di fiorellini di ogni colore, mentre l’altra sponda del lago è boscosa (le conifere che mi aspetto a 2.000 m slm).

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Vi sono poche gher, chissà come diventerà questo posto se il business del turismo si svilupperà. Peccato non arrivare all’altra estremità del lago perché a ogni angolo il panorama cambia, e più a nord c’è il laghetto di Khuduu, popolato da molte specie di uccelli, anche endemiche, che stanno qui per una breve estate e poi vanno a svernare a sud. Sulle 15 rientriamo alla base camminando di buona lena, non abbiamo mai smesso di parlare anche se il meraviglioso paesaggio del lago, “tutto a seni e a golfi” come direbbe Manzoni, potrebbe indurre a un meditabondo silenzio. I ns compagni sono stanchi ma entusiasti e cedono le redini dei cavalli ai mongoli che erano a Ovgon Rock stamattina. Abbiamo fame, nell’unico edificio a bordo lago c’è un minimarket, con birra e panini improvvisiamo un brunch sulla terrazza dell’edificio, da dove si gode una splendida vista. Presto Bothro ci chiama, uno dei mongoli a cavallo è caduto, pare si sia rotto un braccio. Gianni è infermiere, raggiunge il gruppo con un kit di pronto soccorso: si tratterebbe solo di una lussazione, recupera due pezzi di legno e fa una fasciatura provvisoria sul braccio del malcapitato. Per fortuna l’ospedale più vicino dista meno di 20 km. Io ho voglia di rientrare al camp a piedi, Serena viene con me e gli altri rientrano in Uaz. Incrociamo tre australiani in giro in moto; un grosso cane nero ci segue fino al camp, poi trova un gregge di pecore e scappa via. Fino alle 18 non accendono il boiler e, in mancanza di acqua calda, passeggiamo sulle colline circostanti dove ci sono i recinti in legno adibiti a ricovero per gli animali.

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Che bella giornata, che stanchezza, pensare che oggi dovevamo stare in relax!!

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Cena, ipad e carte, non ci togliamo nulla. Fa di nuovo freddo, è bello addormentarsi in una gher riscaldata.

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1 Commento

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Quante belle foto! In tutti i tuoi articoli devo dire 😉 mi piace molto anche il tuo stile,complimenti!
Se ti va fai un giro nel mio travelblog 🙂

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