Venga pure a trovarmi giovedì pomeriggio, ma se deve attraversare Milano prima di arrivare qui calcoli bene i tempi, noi siamo per così dire piuttosto isolati e difficili da raggiungere. Il tono fermo con cui il cliente mi invita a vedere il suo laboratorio conserve mi incuriosisce, ma prima di uscire dall’ufficio Google maps mi rassicura che in poco più di un’ora dovrei arrivarci, sia andando per su dalla parte di Novara, sia per giù per Abbiategrasso.

Non parto presto per così dire, e grazie ai molti semafori posso aprire la cara vecchia cartina Tci per cercare la mia destinazione. Ma… non ci sono strade che arrivano, solo stradine che a un certo punto si perdono. Mah.

Io adoro le zone rurali a sud di Milano, perché mi fanno tanto pianura padana ma con un tocco diverso, che mi fa sentire più verso le terre mantovane da cui proviene il ramo materno della mia famiglia.

Guidando e zigzagando, proprio come abbiamo fatto io e le amichette due mesi fa per il weekend di primavera del FAI, trovo le indicazioni che mi porteranno a destinazione. A un certo punto la strada finisce cvd, come volevasi dimostrare, sostituita da un inatteso sterrato e altrettanto inattese risaie. A metà pomeriggio c’è già un luccichio di sole in discesa, cielo terso e colori che si ravvivano di minuto in minuto. Che me-ra-vi-glia!

Il laboratorio conserve è qui in mezzo, un posto stupendo e in crescita, il mio genere preferito di azienda. Bella visita, cose da fare e via di ritorno con destinazione altri due posti che amo quaggiù, per due brevi visite di cortesia a pasticcerie che vedevo ai tempi del Gambero Rosso. Due anni fa eh, mica secoli, ma mi sembra davvero di parlare di un’altra vita. Chiederò come fanno loro le conserve già che ci sono, havistomai!

Avere il galaxy in mano e non poter fotografare è come avere sete, vedere una bella bottiglia di vino di fronte a me e non poter bere. Ora però ne approfitto, anche perché cambiando strada per rientrare mi trovo di nuovo in mezzo alle risaie. Aveva ragione il cliente, sono difficili da raggiungere, l’agriturismo si trova nel bel mezzo di una zona umida che ora, a metà maggio, è totalmente circondata dalle risaie allagate della Lomellina. Nonostante abbia studiato agraria, mi sento del tutto impreparata e non so proprio descrivere come – quando cresce il riso.

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Lo sterrato è tutto per me, mi fermo con le doppie frecce e scendo. Ora il paesaggio è ancora più bello. Stormi di grossi trampolieri grigi e bianchi passano in silenzio sulla mia testa e si posano sull’acqua, noncuranti della mia presenza. Rane invisibili gracidano nel canale. Canne al vento ondeggiano tra terra e cielo. Montagne innevate si stagliano lontane, sullo sfondo del cielo blu. Che me-ra-vi-glia!

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Robi è tardi, mi dico. Risalgo in auto e zigzagando sullo sterrato riprendo la statale verso nordest. Questo continuo incrociarsi di natura e opere dell’uomo mi sconvolge, dopo tanti anni che vado in giro penso sempre che sia uno strano caso di simbiosi, ben riuscita ma delicata. Guardando il sole prendo un’altra stradina e, mannaggia, ricomincia lo sterrato. Com’è iniziato finirà, penso. La direzione è giusta, ho il sole a sinistra…

In effetti dopo poco torno sull’asfalto, prendo la strada rapidamente: un grosso camion è dietro di me, data la scarsissima presenza di auto e persone non mi sento a mio agio. La piatta pianura si increspa in collinette e boschi inaspettati, curve, ponticelli, col camion sempre dietro. Accelero e, all’ennesimo sterrato, lo prendo convinta di seminarlo. In effetti è così ma, per eccesso di autostima, mi perdo. Non mi succedeva da tempo, sono le 18,30 e dovrei essere già ad Abbiategrasso o Vigevano. Boschetti e risaie, vigneti e campi di cereali, pioppeti e canali. Io e la natura, una cosa sola, ma non ho idea di dove stia andando e non c’è il becco di un cartello. Ah sì, nei pressi di una chiesetta semiabbandonata c’è scritto il nome della località (l’ho dimenticato ovviamente) e due cartelli bianchi e rossi. Parco del Ticino, sentiero X, simboli della bicicletta e del cammino. L’unica auto che vedo, un lontano fuoristrada, entra in un podere attraverso un cancello e lo chiude dietro di sé.

Mi do tempo fino alle 19,15 prima di sentirmi nel panico, a quell’ora il sole tramonterà e se sto ancora qui saranno cavoli amari. Mi chiama un rompiscatole che vuol andare in Cina con avventure, preoccupato che sia un viaggio stancante e che i treni cinesi non siano puliti. Ma dico io, no Alpitour? Poi non c’è più segnale e non posso contare su Google maps. Ma ecco un argine e un cartello! Il Ticino, il parco sud, un paese a 2 km. Ci metto un sacco, col fiume sulla destra che non finisce mai e un senso di smarrimento incalzante. Guido piano: prima, seconda, accelerare non è proprio consigliato. Case vuote e silenziose, ma finalmente trovo una casa abitata e un signore che mi rassicura: il paese è oltre il ponte.

Abbiategrasso non è lontana ma ci arrivo appena in tempo per un rapido passaggio nel bellissimo centro storico, e per salutare il titolare di una delle mie pasticcerie preferite, parliamo dei rispettivi lavori ed esco contenta anche da questa chiacchierata. Imbocco Lorenteggio e via, in mezz’ora sono di nuovo a Milano. Stranissima sensazione, sento il bisogno di essere circondata dalle auto che non mi fanno più sentire sola e isolata.

Tutto è bene quel che finisce bene ma che avventura! Evviva la civiltà!

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1 Commento

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pure tu sei un bel miscuglio eh! ciao giovy!!!

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