Rita Ceccarelli è la guida che mi ha portato ben due volte per mano alla scoperta di Siena, è un angelo custode con una chioma rossa invidiabile che incornicia due occhioni chiari e un sorriso gentile. Ma è tosta e vera come i Toscani migliori, quelli che ti danno il cuore ma non le mandano a dire a nessuno.

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Rita è presidente AGT, Associazione Guide Turistiche di Siena e provincia, le ho chiesto di descrivere la sua città con l’occhio della guida alla luce della sua esperienza. La frase che più mi ha colpito è una sintesi del ruolo del turista rapportato ai luoghi che va a visitare, un punto di vista su cui dovremmo riflettere. “I turisti sono cittadini temporanei, non semplici consumatori o clienti”. Ma Rita mi ha raccontato molto di più.

1 Da dove vengono gli ospiti in visita alla vs città? Sono più italiani o stranieri?

La maggior parte dei turisti sono stranieri. Questa è la risposta a corto, poi esaminando i diversi periodi si potrebbero fare molte distinzioni. Ad esempio gli italiani crescono vertiginosamente nei periodi primaverili, nei week-end, per i ponti e nel periodo natalizio, mentre gli studenti italiani si concentrano principalmente nei mesi di aprile e quelli stranieri vengono in tutte le stagioni. Attualmente crescono gli individuali sia italiani che stranieri, segno che i viaggi si organizzano spesso “fai da te” e last-minute

2 Sono più facili da gestire gli ospiti informati? O è meglio prendere per mano persone che arrivano e sanno poco del luogo in cui si trovano?

Gli ospiti informati danno più soddisfazione e quindi si gestiscono meglio, tranne quando “credono” di essere informati e si formano dei preconcetti.

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3 Ci sono due – tre aneddoti successi durante una visita che avete voglia di raccontare?

Certo, ci sono le domande buffe (ma dove lo cavate il marmo a strisce??), le osservazioni dei bambini (la torre si chiama del Mangia perché è alta e mangia le nuvole??). E poi le disavventure di chi si perde, di chi s’innamora, di chi si veste in maniera improbabile, di disguidi buffi a causa di errori linguistici…

4 E un’esperienza invece da dimenticare?

Vorrei dimenticare quelle visite quando piove a dirotto e loro si rifiutano di entrare in un museo o di comprarsi un ombrello. Vorrei dimenticare quelle visite in cui c’è un “programma” o un “tempo da rispettare” e l’accompagnatore fa pressione ma i turisti fanno tutto il contrario di quello che ci sarebbe da fare. E soprattutto vorrei dimenticare quei turisti MOLTO ricchi che si approcciano al luogo e alle persone come fossero solo “cose da comprare”.

5 Quali sono le domande o gli atteggiamenti degli ospiti in visita che possono “mettere in crisi” o imbarazzare una guida, anche con esperienza?

L’arroganza, spesso dettata da una specie di complesso di inadeguatezza verso le cose nuove o che non si conoscono; il giudizio e il preconcetto su alcuni argomenti che toccano la sensibilità e l’identità. Un esempio eclatante a Siena è l’atteggiamento nei confronti del Palio.

6 Esistono o avete verificato alcuni stereotipi sulle caratteristiche dei turisti a seconda della loro provenienza?

Certamente ogni persona è diversa, ma credo sia frequente che il turista americano sia più aperto e informale, curioso anche se un po’ ignorante, il francese sia un po’ snob e sciovinista ( ma dipende anche da quale area della Francia proviene). Gli inglesi sono timidi e anche bizzarri, i tedeschi interessati, preparati ma rigorosi ( anche in questo caso ci son grosse differenze nelle diverse aree della Germania). Spagnoli e italiani sono simpatici ma rumorosi e indisciplinati ( italiani anche viziati), gli australiani curiosi e gentili come i canadesi. I giapponesi sono formali e incantevoli, i cinesi testardi e refrattari alle guide locali. Infine i turchi sono molto indisciplinati e condizionati dal capogruppo che è “il capo” assoluto.

Insomma sono i classici stereotipi che conosciamo, sì, appaiono inevitabilmente nel momento dell’esperienza del viaggio, nei confronti della novità, nella ricerca di vedere soddisfatte le loro aspettative e bisogni. Comunque tutti sono sempre più consapevoli ed esigenti, spesso ingabbiati negli stereotipi delle “immagini cartolina”. La cosa che mi piace di più è sorprenderli e trovare in ognuno di loro una “porta di accesso”. Non importa che sia colta o frivola, basta accorgermi che ho toccato qualche corda della loro curiosità, del loro interesse, che ho lasciato un motivo per saperne di più e ritornare, qualcosa che abbia dato ragione ai chilometri ,aerei e soldi investiti per quella esperienza che da casa, sui libri, sul web, non avrebbe potuto essere assolutamente la stessa.

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7 Come si conciliano gli aspetti tecnici di una città e quelli più leggeri? (shopping, pranzi ecc.) Se un ospite ha fretta di vedere tutto in poco tempo e poi infilarsi in un negozio lo assecondate o cercate di trattenerlo?

L’ospite si asseconda in maniera intelligente, ovvero si cerca un’empatia: si possono raccontare tante cose della città anche facendo shopping, anche meglio pranzando insieme. L’esperienza credo debba essere totale e sebbene delle volte sia frustrante dover rinunciare a trasmettere i contenuti in maniera “classica”, certe volte diventa necessario. L’ importante è vedere il momento della visita come un’opportunità di scambio e crescita fra diverse “persone” ( i turisti sono cittadini temporanei, non semplici consumatori o clienti). Se il tempo è limitato da aspetti logistici o tecnici allora avremo l’occasione di presentare quello che la visita potrebbe essere, quello che ancora ci sarebbe da fare e da vedere, da assaggiare e da conoscere, così da non bruciare quel momento trasformandolo in una frustrazione, ma piuttosto considerare la visita un investimento per ripetere l’esperienza in futuro, in maniera più completa.

8 Cosa fa di un ospite una persona speciale, di quelle che a fine servizio vi fa voglia di starci insieme più tempo?

Lo scambio tra persone che hanno da conoscere qualcosa di nuovo l’una dall’altra, anche la guida cresce nell’incontro e conosce attraverso gli occhi degli altri. Non sempre questo scambio può accadere, ma il valore della guida locale sta proprio nell’opportunità dell’interazione con qualcuno del posto o che comunque conosce il posto intimamente.

9 Si può diventare amici degli ospiti in visita? Può succedere di mantenersi in contatto anche dopo?

Certo! A me è capitato spesso, ho ricevuto un sacco di inviti, e poi il passaparola mi ha portato altro lavoro.

10 Consigliereste a un giovane di studiare per diventare guida turistica? SI – NO – Perché?

SI perché è un lavoro creativo, un lavoro che si rinnova ogni giorno, si continua a studiare costantemente, è stimolante e tiene aperta la mente al mondo, oltre che a sé stessi, parlare liberamente con chiunque, direttamente, in un istante, in tutte le lingue, è fantastico! Comunicare, conoscere, essere circondati dal bello e da persone che vogliono star bene, fa bene. NO perché è una professione misconosciuta, perché ha poco peso nel mercato e “conta” poco, perché è una professione precaria, soggetta ai cambiamenti di clima, dei mercati, delle mode, non ci sono garanzie né tutele, c’è una fortissima competizione e una concorrenza sleale. E’ faticosa dal punto di vista fisico e mentale, non conosce indennità di malattia, festività, diritti. Si fa la guida turistica, veramente, seriamente, per scelta, per passione, non è un ripiego, un dopolavoro, un hobby, non si improvvisa, non si bara.

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3 comments

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Che bella intervista! non ho ancora avuto occasione di ritrovarmi Rita nelle visite guidate locali alle quali ho partecipato ma ho ben presente chi è. La chioma riccia e rossa non passa inosservata per le strade di Siena 🙂 Spero comunque che prima o poi mi capiti di seguire un suo tour.

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ciao amina che bel commento. cheddici, se la paragonavo a fiorella mannoia rita si offendeva? sono così carine entrambe! ascolta se vengo giù prima di natale ti trovo al lavoro? hotel???

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ahahaha
Penso proprio di sì, che mi troverai al lavoro quindi batti un colpo se vieni!

Rispondi a Amina Sabatini (@amisaba) Annulla risposta

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