La chiesa di San Michele è il monumento religioso più importante di Amburgo assieme alla Cattedrale, si riconosce da lontano per il colore verde del suo campanile in rame, e offre un punto di vista speciale sulla città.

L’ edificio odierno si presenta come una chiesa barocca ma la sua prima costruzione risale al 1100 come monastero benedettino, di cui essa conserva la pianta. Fu ricostruita almeno un paio di volte, nel Settecento e all’inizio del Novecento. Molte parti furono infine distrutte nei bombardamenti durante l’ultimo conflitto mondiale ma la ricostruzione postbellica durata fino al 1989 e il nascondiglio sicuro trovato per i suoi tesori più preziosi (nella cripta che descrivo oltre) ne hanno salvaguardato la funzione pratica ed estetica fino ad oggi.

Molto c’è da vedere nell’interno della chiesa davvero sontuoso, barocco ma non stucchevole anche se abbonda di oro, marmi e stucchi che si fanno vedere bene, mentre si fa sentire la splendida acustica, che rende la chiesa adatta a concerti per coro e organo. Organi al plurale dovrei dire, perché se ne contano ben cinque. Johann Sebastian Bach veniva spesso ad Amburgo a studiare musica negli anni della giovinezza, trascorsi nella vicina Luneburgo.

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Una delle tradizioni che si mantengono dal oltre 300 anni, a confermare il ruolo simbolico della chiesa di san Michele, è il saluto alla città da parte del guardiano che si tiene tutti i giorni alle 10 e alle 21, iniziando dal lato est e poi in senso orario nei quattro punti cardinali.

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Anche la cripta merita una visita (vedere oltre), ma il motivo per cui veniamo qui alla fine del nostro pomeriggio a passeggio per Amburgo è il desiderio di vedere la città dall’alto dei 132 metri del campanile. Saliamo in ascensore (ma poi scenderemo a piedi) e ci fermiamo a 106 metri, l’altezza del tamburo, dove si trovano ben otto campane. Potrei snocciolare altre cifre sulla chiesa ma per darne tutti i numeri, a volte impressionanti, rimando al suo sito web ufficiale con tante info utili raccontate da dentro, con belle parole dedicate ai volontari che la curano e alla secolare devozione degli amburghesi verso questo simbolo della città.

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Noi arriviamo sulle ore 18 quindi nulla, sarà per la prossima volta! Il panorama a 360 gradi che godiamo su Amburgo, il fiume Elba e il porto è eccezionale, la luce è ottimale ma tira un vento pazzesco!!

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Rivediamo da quassù tutto ciò che abbiamo incontrato sul nostro cammino, sembrano piccoli edifici e tante formichine al posto delle persone.

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La discesa a piedi è altrettanto interessante perché l’interno del campanile mostra come doveva essere la costruzione antica, con le parti in mattoni, legno e metallo dipinto, gli ingranaggi originali. Numerosi pannelli illustrativi raccontano la storia della chiesa: apprendiamo per esempio i due motivi importanti per cui il rame è stato materiale d’elezione dei tetti di tantissimi edifici nell’Europa centrale e settentrionale. Per prima cosa ci vogliono almeno 10-15 anni perché il grosso strato di rame di queste costruzioni diventi prima marrone e infine assuma il “definitivo” colore verde, derivato dall’azione dell’acqua e degli altri agenti atmosferici, una “nuova pelle” praticamente eterna. E poi ciò non accade sulle superfici verticali, da dove l’acqua piovana scorre via più velocemente. Curioso no?

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Altrettanto curiosa è la storia della cripta profonda quattro metri, che l’architetto Georg Sonnin progettò dopo il rovinoso incendio del 1750. Per finanziare l’onerosa ricostruzione della chiesa egli mise in vendita gli spazi sotterranei, creando oltre 2000 sepolcri per i più abbienti, più una serie di fosse comuni, nel breve arco di un cinquantennio. Nel 1817 infatti per motivi igienici furono vietate le sepolture all’interno delle mura cittadine e la cripta divenne un deposito e più tardi, durante l’ultima guerra, un luogo di rifugio. Carl Philip Emanuel Bach, figlio di Johann Sebastian Bach, è il personaggio più insigne che riposa qui. All’ingegno necessario per reperire le risorse economiche si accostano le ingegnose soluzioni architettoniche ideate dall’architetto per mantenere la stabilità della costruzione anche con la costruzione della cripta.

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Un altro impegnativo restauro è stato necessario per la statua dell’arcangelo Michele in forme slanciate, che fa la guardia all’ingresso della chiesa assieme a un “vicino” dalle forme ben più austere, Martin Lutero.

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Ed essendo gli ultimi visitatori possiamo leggere tutto con calma… o forse è meglio muoverci perché sono le ore 19 passate e abbiamo ancora un sacco di strada per arrivare al luogo della cena, una passeggiata tutta dritta o quasi. Ma rischiare di farci chiudere qui dentro proprio no, soprattutto dopo avere letto la storia travagliata di San Michele, una sorta di Fenice che risorge periodicamente dalle proprie ceneri.

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In conclusione consiglio di effettuare questa visita interessantissima all’inizio o alla fine del vostro giro ad Amburgo, magari informandosi sugli orari dei concerti ed esibizioni, poi fatemi sapere!

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