In questa strana e intensa giornata visitiamo i tre più importanti centri del commercio, storici luoghi di scambio da tempo immemorabile, nel gruppo rischiamo lo scisma ma poi tutto si sistema… Sveglia alle 6,30, niente colazione, alle 7 siamo al mercato del pesce di Al Hudaidah dove giriamo sparsi per un’oretta, circondati dal meraviglioso guazzabuglio del porto. Decine di barche in legno colorate scaricano pesci di ogni foggia e dimensione, assieme a un non indifferente carico umano altrettanto colorato.

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Alle 8 facciamo colazione in un baretto, tè e biscottini, io assaggio pure del delizioso pesce fritto poi scendiamo al famoso mercato del venerdì di Beit al Faqih dove si trova tutto, un luogo di grande importanza economica con la stessa funzione che oggi, nelle nostre città, svolgono i centri commerciali. Alle 10 contrattiamo una guida per un giro di due ore, senza questo ragazzo ci perderemmo subito ma è ugualmente difficile districarsi in 11 tra stretti passaggi, fango, oggetti persone animali e davvero tutto il caos che uno può immaginare di trovare in un grande mercato tradizionale. Molti miei compagni sono stati in India e mi assicurano che qui puzza, rumore, spinte e tutta l’atmosfera sono assai peggiori che laggiù. Vediamo spazi di vendita coperti e scoperti per: tessuti, granaglie, frutta e verdura, carne, oggetti per la casa, poi i salassatori (impressionante) e i cammelli che passano la vita a girare bendati intorno a una macina per l’estrazione dell’olio di sesamo. Finalmente in uno spazio più ampio intravvediamo il mercato del bestiame vivo, zebù, capre e tanti cammelli; metà gruppo brontolando non ci vuole andare e si ferma. Segue una discussione accesa sull’opportunità di questa visita rispetto a un programma iniziale più semplice ma meno ricco, con il timore di non vedere uno dei simboli della storia dello Yemen, Marib. Dopo un’ora di discussioni finiamo a parlare sotto una fresca frasca, ristorati dal tè e confortati dal suggerimento del capo autista. Se qualcuno proprio non vuole rinunciare alla visita di Marib, per quanto la zona sia “potenzialmente pericolosa” potrà visitarla con lui che comunque tornerà a Sanaa in auto (600 km), oppure prendere l’aereo con il resto del gruppo. L’idea di separarci però non prende piede, e alla fine decidiamo di fare tutti il percorso via terra. Possiamo così proseguire e, sempre sotto un caldo torrido, visitare Zabid la città di Pasolini estremamente affascinante nel suo impianto urbano, ricca di tesori quali appunto la casa che ha fatto da setting al film “Il fiore delle mille e una notte”, la cittadella e le tante moschee.

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Mangiamo lungo la strada e ci portiamo ancora all’interno, attraverso paesaggi nuovamente fertilissimi, boschi, palmeti, frutteti, poi montagne vulcaniche e paesaggi spettrali degni della California finché, sotto una pioggia rinfrescante, giungiamo alla Milano dello Yemen. Taizz è una strana città collocata ad alta quota, circondata da montagne a 3000 m slm dove si coltiva il qat migliore, da tempo avviata allo sviluppo industriale. Tornata l’armonia nel gruppo ci sistemiamo in hotel (forse la nostra sistemazione migliore del viaggio) e mangiamo bene in un bel ristorante con una spesa davvero irrisoria. Infine lasciamo libero sfogo allo “shopping instinct” più sfrenato nel souq. Qui inizia la seconda metà del viaggio: canti e balli in strada annunciano l’inizio del ramadan, non faremo quasi più un vero pranzo. Da oggi prenderemo frutta ogni sera e la consumeremo lungo il percorso, lontano dagli occhi affamati di tutti coloro che, dall’alba al tramonto, non possono né mangiare né bere o fumare. E ad un’ora straordinariamente tarda rientriamo in hotel.

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