Questo post parte dalla fine di #ViraccontoPistoia, uno dei primi e più bei blogtour a cui abbia partecipato oltre due anni fa, e dalla recente iniziativa editoriale 10 Piccoli Blogger, gruppo di cui faccio parte con orgoglio. Si tratta di un e-book che parla di Pistoia attraverso le nostre parole di visitatori curiosi, alternate alle ricette della tradizione pistoiese raccolte dal mitico Armando Alibrandi curatore dell’opera. Acquistando 10 Piccoli Blogger farete un tuffo in un capoluogo toscano e nel suo entroterra, tutto bello e ricco, avrete tanti spunti per nuove esperienze enogastronomiche e infine aiuterete una buona causa. Gli incassi della prima edizione, infatti, saranno devoluti alla mensa Don Siro Butelli gestita dalla Caritas diocesana (al netto delle spese).

La fine di un blogtour, l’ho imparato a Pistoia, è l’inizio di nuove relazioni e amicizie; un po’ come diceva il sommo Tiziano Terzani che qui vicino, all’Orsigna, è venuto a trascorrere gli ultimi anni della sua intensa, affascinante vita. Ho scritto al passato, stranamente, leggiamolo così e speriamo che questo sia il seme da cui nasceranno nuove scoperte nella provincia toscana.

Domenica, ultimo giorno di visita, siamo usciti dalla città per esplorare i dintorni di Pistoia e spingerci verso le colline di Leonardo. Il Montalbano è caratterizzato da dolci rilievi dove la natura la fa da padrona, un paesaggio molto toscano pieno di profumi, colori, sapori. Nella primavera del 2013 il caldo tardava ed è già tanto se non siamo stati colti da un acquazzone. La giornata è stata pienissima come sempre, abbiamo alternato visite culturali a dei ricchi assaggi, iniziando da Lamporecchio (terra dei brigidini) con una passeggiata tra pievi e cimiteri. Nella frazione di Porciano c’è la chiesa di San Giorgio, dove si respira la pace sia al suo interno sia all’esterno, costellato da lapidi, nell’ampia veduta a valle e nel piccolo museo annesso.

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Ci siamo poi fermati in un grandissimo campeggio super attrezzato come piace a me dove si può godere la vacanza all’aperto, spingendosi anche nella fattoria annessa (dove abbiamo visto un pony appena nato per esempio). Si può alloggiare in tenda o roulotte e utilizzare le moderne attrezzature di svago e ristoro (ristorante, piscina, area concerti) o concedersi un po’ di lusso in una casa mobile con struttura fissa, attrezzata, quello che definirei piuttosto un Glamping. Al Barco Reale c’è tutto, per questo ve lo consiglio, soprattutto per un break di mezza stagione.

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Il nostro break è stato in una casa colonica trasformata in casa vacanze, La Baghera, appena aperta all’ospitalità con ottimi risultati. Qui si può godere della tranquillità di queste dolci colline in pieno relax, all’ombra degli alberi o a bordo piscina. Pensavamo di darci solo un’occhiata ma i padroni in un batter d’occhio hanno tirato fuori vino e prosciutto a metà mattina, e noi accanto al camino acceso abbiamo assaggiato tutto!

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Non sazi, poco dopo ci siamo fatti inebriare dall’aria di un posto speciale, che ci ha preparato un menu “green” a base di erbe, coltivate e ricercate da loro stessi. Così al verde degli alberi che simboleggiano la Toscana (cipressi, ulivi, viti) abbiamo accostato le erbe aromatiche: alloro, maggiorana, timo, ma anche erbe spontanee come l’ortica.

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Il Calesse Agriturismo è un posto bellissimo gestito dalla famiglia Giuntini, dove si mangia davvero bene, ha anche alcune stanze quindi può essere una scusa ottima per fermarsi qui, a Quarrata.

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A questo paese sono però affezionata da anni, tanto da ricordarmi sempre questo nome legato ai miei primissimi anni di lavoro, quando vendevo macchine per fare il pane. Tornarci ora e riavvolgere il mio lungo nastro dei viaggi di lavoro è stato pazzesco, ed è stato possibile grazie a un trait d’union con Paoletti, il mitico concessionario di macchine che avevo visitato appunto vent’anni fa coi colleghi di Vicenza. A Quarrata c’è il panificio Giuntini (sempre loro) a riportarmi un elenco completo e fedele delle macchine che vendevo, tutte con il logo su, vecchio o nuovo, al massimo infarinato. Che flash! Nei miei viaggi ho avuti diversi flash, anche in posti davvero inusuali come Cuba e la Libia, ma come ho chiacchierato con il mitico Nicola Giuntini non l’ho fatto mai più! Questo non sembra un panificio ma un’accademia di panificazione, apertissima alla didattica per grandi e piccoli, utilissima da frequentare sia per i locals sia per turisti e visitatori italiani e stranieri tanto che sono stati creati percorsi specifici detti Baker for a day.

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Teoria e tecnica della panificazione sono state sviscerate per noi in un pomeriggio, facendoci mettere letteralmente e pesantemente le mani in pasta: dall’acqua e farina dell’impasto, alla formatura e lievitazione fino al cuore del lavoro del fornaio: la cottura. E l’assaggio finale, ça va sans dire! Ogni tanto mi nascondevo dietro una macchina, in silenzio, per vedere Nicola che ficcava rametti d’ulivo nel forno a piani mentre lui poi mi diceva: dell’ulivo non si butta nulla, l’è come il maiale. Sante parole che non mi stanco mai di sentire! Così abbiamo imparato ricette e trucchi apertamente, sinceramente, senza segreti o stranezze che sono solo degni di Pulcinella ma che nelle produzioni artigianali italiane sono spesso tenuti ben nascosti…

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In centro a Pistoia abbiamo provato diversi locali tra piazza della Sala e le vie limitrofe, il centro della movida pistoiese che si anima dal tardo pomeriggio fino a sera inoltrata. C’era una calda atmosfera ovunque, data dagli avventori e dalle persone che ci hanno accolto, con pietanze di ottima qualità. Cacio divino. Vineria n 4. Voronoi sono solo alcuni dei luoghi visitati, abbiamo sempre mangiato bene a partire dai ricchi antipasti (non solo salumi e formaggi) alle zuppe e piatti principali, dove c’è ancora molta carne ma anche una coscienza crescente delle ricche e gustose possibilità offerte dalla cucina vegetariana. Da bere ho apprezzato anche la birra artigianale, che non può mancare in un luogo d’incontro in città, e non scalzerà mai il fascino dei vini toscani, dalle svariate declinazioni del sangiovese ai più freschi chardonnay. Il vinsanto è prodotto poco lontano da qui, non dimentichiamolo!

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Ma ci sono anche luoghi con la massima cura di ingredienti e ricette tradizionali, toscane come pappa al pomodoro, crostini, tagliata di chianina; pistoiesi come il carcerato e lo stoccafisso. Senza buttare nulla, dando valore anche agli avanzi come si faceva una volta. Noi abbiamo assaggiato il meglio della cucina pistoiese all’osteria La Limonaia, un tempio della tradizione locale saldamente in mano alla famiglia Taccioli da tre generazioni. Shabby chic fuori, classico dentro, con piante e fiori ovunque, colorati, profumati ma non troppo. Nei piatti della Limonaia c’è ricerca, passione e il desiderio di non fermarsi mai, sperimentando ricette e combinazioni sempre diverse per sorprendere gli ospiti vecchi e nuovi.

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Dormire, degli alloggi non ho ancora parlato. L’organizzazione ci ha distribuito in tre strutture, dislocate fuori o dentro il centro città: Artemura Residence, Agriturismo all’ombra del tiglio, Hotel Patria. Io ero in quest’ultimo, un quattro stelle così in centro quasi da non crederci, moderno, funzionale, perfetto. Se tornassi da sola sarei tentata da una soluzione forse più romantica e caratteristica, ma al Patria mi son trovata benissimo.

Questo post doveva chiamarsi diversamente. Poteva essere poetico ed evocativo “Quanto sa di sale lo pane altrui” ma in Toscana, si sa, il pane l’è sciapo mi hanno insegnato. Poteva chiamarsi “Relax nelle colline del Montalbano nei dintorni di Pistoia”. Banale… è uscito così, sintesi poco sintetica di tre giorni favolosi con nuove bloggamiche che, ora, sono davvero amiche. Grazie Pistoia, grazie ai nostri tanti personaggi che con sincerità ci hanno ospitato e aperto le porte (e il cuore) di questa bellissima città. Soprattutto il mio grazie va a Sara e Armando, o ma quando ci rivediamo?

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IMG_4777Vi devo portare il mio libro di cucina giacché siamo in tema? Auguri e arrivederci a presto, tutti quanti. Roberta.

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Vi Racconto Pistoia, Maggio 2013

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