Prologo. Il sabato di Pasqua 2015 inizia un bel viaggetto che accontenta le mie esigenze, non troppo lungo non troppo lontano, nel mio amato Medio Oriente di cui non mi stanco mai. Per questo Oman breve (ma intenso) partiamo dai tre principali aeroporti, Roma Milano e Venezia. Voliamo con Turkish e noi quattro “veneti” abbiamo più tempo per girellare nell’aeroporto di Istanbul (uno scalo abituale per i viaggi di Avventure), mentre milanesi e romani arrivano all’ultimo momento (mancherà un bagaglio all’arrivo, lo prenderemo un giorno dopo a Muscat) e ci troviamo al gate. Niente Starbucks, il mio comodissimo punto di ritrovo aeroportuale, niente caffè, pazienza. Noi siamo il gruppo Oman Breve ma con noi vola anche il piccolo gruppo Oman 7 days, un viaggio che sconsiglio perché fatto decisamente troppo di corsa, anche se alcuni partecipanti che mi avevano contattato lo hanno poi scelto per risparmiare. Con la loro coordinatrice sogniamo anche il sud dell’Oman che magari visiterò più avanti, un altro Paese completamente diverso, misterioso, avventuroso.
Sul volo per Muscat mangio, bevo, dormo. Partendo dall’Italia coi voli del pomeriggio atterriamo a notte fonda, facciamo il visto e abbiamo la conferma che il tasso di cambio allucinante qui è addirittura a 2,70, mentre fino allo scorso anno era intorno a 2. Ci andrà meglio in città. In città, anzi all’hotel arriviamo in tempo per andare a letto alle 3 di notte, ora italiana più due del fuso. Dormiremo 3-4 ore.
Domenica 5 aprile è una giornata pienissima e al contempo di sciallo che si dipana tra i quartieri, antichi e moderni, della capitale omanita. Muscat è bellissima – non sono mai uscita insoddisfatta da una capitale, che sempre condensa pregi e difetti di una nazione.
Usciamo dall’hotel dopo una colazione mega e scendiamo dritti fino alla Corniche, il lungomare del porto di Mutrah, attraversiamo prima strade semideserte con negozi gestiti soprattutto da indiani: barbieri, parrucchiere, sarti, società commerciali e banche (che non ci cambiano). Ci immergiamo nel mercato coperto, un souk colorato ma silenzioso dove è difficile distogliere i partecipanti dallo shopping, di tessuti ecc ma anche di paccottiglia. Vade retro.
Giriamo a sinistra sul lungomare ed espletiamo finalmente l’operazione cambio. Rigiriamo a destra e affrontiamo la lunga marcia verso Old Town sotto il sole caldo di metà mattina, sono ben otto chilometri, tanti ma presi a piccole dosi e con molte pause.
La prima è al castello che domina la baia dall’alto, si sale a zigzag per belle viuzze e scalette poi, dopo le foto di rito, si scende.
La seconda è in spiaggia per accontentare chi è partito con l’idea fissa di andare al mare, bello vedere il mare qui ma passiamo oltre. La pulizia, ordine, silenzio intorno a noi sembrano più caratteristici della fredda Svizzera che del caldo sultanato. Bouganvillee in fiore, viali orlati di palme e oleandri, insegne e pannelli commemorativi. Suv sfavillanti. Moschee.
All’una passata la fame e il sole cocente mi convincono a cercare il ristorantino e, fortunati noi, i consigli della LP (lonely planet) sono validi. Piatti indiani, panini, succhi di frutta freschi (pazzeschi) sono l’ideale. Ci sono anche invitanti insalate che, alla faccia delle consuete precauzioni in viaggio, mangerò sempre senza disguidi alla digestione. Oman regno di pace, pulizia e standard igienici occidentali, che si pagano con prezzi occidentali basta saperlo prima di partire per mettere a budget queste spese. Metà gruppo si dilegua verso una spiaggia selezionata dove si rilasseranno fino a sera, metà viene con me al magnifico palazzo del Sultano.
C’è anche un colonnato moderno di accesso al palazzo e due fortezze che fanno la guardia alla baia, le vediamo da lontano, tutto è grande e scenografico. Ci sono strade interrotte e lavori in corso, sarà sempre così con tutti i soldi che possono spendere per mostrare ricchezza e magnificenza. Potere del petrolio.
Il sontuoso palazzo ha la facciata ornata da colonne gialle e blu ed è cinto da un bel giardino fiorito. Guardie armate vanno avanti e indietro in un’atmosfera di grande pace. Ci avviciniamo a uno dei forti, un edificio ben ricostruito (come tutti i forti omaniti) con 400 soldati che lo vegliano H24. La baia è inaccessibile e ci accontentiamo di vederla da qui.
Con due taxi rientriamo in hotel, per essere il primo giorno di visita abbiamo fatto di tutto e di più. Mollati i partecipanti mi fiondo dalla parrucchiera che sta proprio di fronte all’hotel, è indiana e mi fa anche la pulizia del viso, il trattamento che mi piace tanto. Raccogliamo i soldi della cassa comune e scendiamo nuovamente alla corniche per cena. I primi due ristoranti, peraltro già utilizzati dai gruppi ANM, non vanno bene (!!!) e dobbiamo procedere almeno mezz’ora per trovare il ristorantino in linea, dove mangiamo pesce squisito e ricchi contorni di verdura. Niente birra ma al vicino hotel Marina c’è un rooftop bar eccezionale dove ce la danno e brindiamo, con vista sulla baia. Stanchi morti rientriamo in hotel, in taxi ça va sans dire. Notte.
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