Sono arrivata ieri a casa di Maria l’ultima badante che ha accudito la nonna fino a due mesi fa. Questa settimana sarò sua ospite nella bellissima casa di famiglia, in campagna, vicino a Iasi nella Romania sudorientale al confine con la Moldavia. Quando ancora c’era la nonna, mesi fa, avevamo parlato della possibilità di venire a trovarla e mi è sembrato che la settimana di Ferragosto fosse il momento migliore. Sono venuta con il pulmino da nove posti che abitualmente fa la spola con l’Italia, un Mercedes nuovissimo col carretto dietro, quel piccolo rimorchio pieno di pacchetti che mille volte ho visto nelle nostre strade. Pacchi che vanno e vengono con dentro oggetti, alimenti, vestiti. Con un euro al chilo si può avvicinare la famiglia forzatamente lontana, in attesa di riunirsi. Chi è fortunato rientra un paio di volte l’anno, altri più di rado e non voglio pensare alla fatica e al dolore di questo distacco per necessità che tante volte le badanti mi hanno raccontato, in attesa di un futuro migliore, in attesa che un giorno le condizioni di vita in Romania consentano alla gente di stare a casa e vivere bene. Non sarà a breve mi dicono, anche l’ultimo presidente eletto pare voglia mantenere lo status quo, fatto di diseguaglianze e privilegi per chi sta nelle stanze del potere. Chissà.

Il mio pulmino parte venerdì da Iasi

Arriva sabato pomeriggio a Torino, domenica mattina riparte e lunedì pomeriggio è di nuovo qui. Riposo tre giorni e venerdì si ricomincia. I due autisti che lo guidano si danno il cambio, max sei ore a testa, mentre uno guida l’altro dorme. Ero convinta di viaggiare con uno stuolo di badanti ed ero pronta a sentire le loro storie toccanti di sacrifici e compromessi enormi mentre a casa rimangono pezzi di famiglie e persone, giovani e anziane, che devono imparare a vivere da sole e arrangiarsi, aiutate da una coesione sociale ancora esistente ma che nei prossimi anni potrebbe venire meno, mano a mano che si sfalda il concetto di famiglia tradizionale e molti sono costretti a emigrare per necessità, in cerca di un futuro migliore..

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Dei sei passeggeri che condividono con me questo lunghissimo viaggio

Solo due “lavorano con le persone”. Un’altra è infermiera e una si occupa di ristorazione. Queste quattro donne sono bellissime, potrebbero avere da 30 a 50 anni, hanno il volto più o meno segnato dalla fatica ma tutte sorridono e con piacere mi raccontano frammenti delle loro vite. Sono truccate, vestite meglio di me (!!!) e hanno le unghie pitturate con smalto di colori sgargianti. Non dico che esibiscano nulla ma si sente che tornano a casa con gioia, sento questo. Mi coccolano, mi abbracciano (e li loro attaccamento non mi pesa stranamente), mi aspettano nelle pause – toilette per non farmi perdere, interrompono discorsi incomprensibili in rumeno per farsi capire anche da me, unica italiana. Ah il loro italiano è perfetto o quasi. Completano l’equipaggio due ragazzi sui diciotto anni, venuti in Italia a trovare dei parenti che lavorano nel mio Paese. Insomma siamo una bella squadra.

Non posso dire che il tempo voli

Anzi, le gambe indolenzite non si possono spostare più di tanto e non bastano le pause per rimettere a posto la circolazione. Prima di entrare in Romania percorriamo il tragitto più a sud dei due disponibili, ovvero non facciamo Italia – Austria – Ungheria come pensavo ma Italia – Slovenia, Ungheria.

Le 24 ore in viaggio sono così distribuite

Due ore per uscire dall’Italia con uno strano zig zag fuori e dentro l’autostrada, immagino per ottimizzare i costi dei pedaggi. Tre ore in Slovenia più pausa benzina e toilette. Cinque ore in Ungheria senza sosta, con una mezza promessa di fermarci in un ristorantino a mangiare il goulasch con un menu concordato di 3 euro. La capiamo così ma purtroppo non ci fermiamo. Giuro che questo è il tratto più difficile perché ancora non riesco a dormire, pare uno spazio infinito e mi confortano solo i cartelli familiari che ci mostrano l’avvicinarsi della capitale Budapest, col ricordo di un viaggio stupendo (in auto da sola) esattamente undici anni fa quando andai a trovare una coppia di cari amici che all’epoca lavorava proprio a Budapest. Che bellissima esperienza (anche se non ho scritto ancora nulla), e che bello essere di nuovo qui…

Da Budapest ricomincia lo zig zag

Fuori e dentro dalla bella autostrada mentre le strade statali non sono belle e sono molto trafficate. Gli autisti guidano benissimo per fortuna, siamo in ottime mani. Da Venezia a Budapest, la prima metà del percorso, sono 800 chilometri, poi inizia la seconda metà, per altri 800 chilometri siamo su strada normale e la nostra velocità si dimezza. Dodici ore in Romania, l’attraversiamo tutta entrando all’una di notte nell’unico passaggio di frontiera dove dobbiamo esibire i documenti. Mi sono sempre piaciuti i passaggi di frontiera ma per chi ci lavora, per chi li subisce non dev’essere divertente. Cambiamo la valuta, il lei, al primo posto disponibile, facciamo benzina poi via. Ho preso una lattina di birra e l’ho pagata meno di un euro, la bevo nel mezzo di questa lunga notte per buttar giù la mia cena, crackers e mortadella..

Attraversiamo Oradea e Cluj Napoca

Per il resto il Paese è un susseguirsi di villaggi, casette, chiesette, cimiteri, campagne, colline e boschi di conifere che distinguo dall’alba mentre prima, finalmente, dormo. Sommando una – due ore di sonno per volta ho l’impressione di aver dormito tanto alla fine.

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Alle sette facciamo colazione, io prendo zuppa e frittata

Sono brava perché mi limito a questi due ottimi piatti, gli altri vanno di cotoletta, patatine e birra, bevo il secondo e ultimo caffè e via, si riparte. Che bellissimo paesaggio, giuro che non farò paragoni con altri posti già visti anche se la tentazione è forte.

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Maria chiama gli autisti per sapere quando deve venire a prendermi a Iasi

Io sono la seconda passeggera che viene mollata poi il pulmino deposita gli altri a destinazione, ognuno a casa sua. Massimo rispetto per chi fa questo lavoro faticoso, di grande responsabilità, con gentilezza e professionalità.

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Maria è arrivata col nipote e il genero

Mi consegnano uno stupendo mazzetto di fiori con un girasole al centro e intorno dei fiorellini colorati, che accoglienza! Chiacchieriamo vorticosamente (anche se è solo un mese e mezzo che non ci vediamo) e ci aggiorniamo presto facendo l’appello delle rispettive famiglie. A casa trovo le persone di cui ha tanto parlato, abitano in un posto bellissimo, un luogo di pace in mezzo alla campagna. C’è il pozzo per l’acqua, la stufa a legna e una terrazza coperta attrezzata per mangiare fuori d’estate. Tavolino e poltrone, dondolo, giochi per i bambini (pochi ma essenziali). La cantina scavata sotto terra conserva egregiamente alimenti e bevande, anche con la porta aperta è freschissima al suo interno. Peccato per le tre piccole botti vuote, che chissà che buon vino tenevano a suo tempo. Forse fotograferò qualcosa, per ora mi godo la compagnia ottima e il luogo magico dove passerò una settimana di relax all’aria buona.

Sistemo le mie cose poi mangiamo in giardino

Ogni pasto inizia con un brindisi: la grappa fatta in casa è ottima e salutare. Anche il vino bianco leggero fatto da loro va giù che è un piacere. Dovrei imparare qualche ricetta locale in questi giorni. Maria è una maestra in cucina sia quando svela le tradizioni di un tempo sia nel provare cose nuove. Lo scorso inverno mi disse di posare sulla pancia dolorante delle foglie di cavolo lesso, non l’ho ancora testato ma credo funzioni….

Poi riposiamo (io dormo proprio), nel tardo pomeriggio mi svegliano per andare in un vicino campo da calcio dove c’è la festa del paese per l’Assunzione. La mia concezione liquida dei Balcani li faceva finire grosso modo in Ungheria, pensavo che dalla Romania iniziasse un mondo diverso e magari è così, eppure per un’ora alla festa del paese vedo quei Balcani belli e un po’ cinematografici come ci hanno mostrato nei film con canti, balli, sorrisi e strette di mano. Di chi è sempre rimasto qui, di chi va e viene per studio e lavoro e spera un giorno di tornare a casa definitivamente. Ma soprattutto mi sento dentro i Balcani con la loro meravigliosa musica, suonata da un gruppo che solo guardarli è uno spettacolo, la gente balla e poi, dopo ogni brano, si ritira timidamente senza applausi. C’è molta parsimonia anche nelle manifestazioni di gioia.

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Arriva anche il sindaco a un certo punto

Una donna che ha sposato un prete ortodosso, olé meno male qui si fanno queste cose che trovano tutto il mio favore. Alcune persone sono arrivate qui in auto, altri con i carri trainati da cavalli. Credo di averli fotografati proprio tutti. Prima di scendere dietro una collina il sole ci regala i suoi colori migliori poi torniamo a casa, pappa chiacchiere e nanna. Niente male quest’inizio di Badantur.

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10 comments

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Questo è il migliore articolo, che io ricordi, che tu abbia scritto. Tanto sulle emozioni vissute e trasmesse dalla rumene (e dal loro punto di vista) e mi sento vicino anch’io a questa terra martoriata, conosciuta a pezzetti attraverso il racconto delle badanti avute in casa, che hanno accudito mio padre e mia madre. Ti sono grato

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grazie giuseppe per il tuo commento sentito, credo che chi è passato per tempi brevi o lunghi attraverso la necessità di una badante le possa capire, gli altri no. anche x questo ho scritto, in favore di chi fa tutti i sacrifici del mondo ma che sta sempre in ombra, nelle nostre case. volutamente ho descritto solo in modo leggero perché faccio molta fatica a parlarne. se senza troppo approfondire hai qualche aneddoto da raccontarci sulla tua esperienza scrivilo pure. a presto roberta

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un solo commento…tanta solitudine da parte delle badanti, ma anche bei ricordi…e avendo avuto degli inviti proprio a IASi,, chissà che non ripeta la tua bella esperienza. Un abbraccio

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Che bella esperienza! E raccontata proprio con il cuore e di getto. Mi piace

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ketty grazie al prox instameet ti racconto. non il WWIM oerò hai visto dove sono io? 🙂

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L’ha ribloggato su solosimo.

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bel articolo. brava. sono certa che ti sei trovata benissimo in questo viaggio

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Grazie Irina. Che belle foto sul tuo blog, e che bel nome hai, se non sono indiscreta di dove sei? Felice che tu sia passata su Gamberettarossa e a presto. Roberta

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Che bella idea, sai anch’io ci ho pensato spesso a fare un viaggio con i “pulmini delle badanti” e a scriverne, ma non l’ho più fatto. E anch’io avrei una badante di nonna da andare a trovare. Prima o poi! Complimenti!
p.s. la foto della campagna all’alba vista dal pulmino è bellissima. Ma quel riflesso che si vede è un piede?

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Mar buongiorno. che onore averti qui e chissà che ci incontriamo in un bel viaggio. in kosovo x esempio anche se immagino non sia una terra facile da visitare. i miei ricordi kosovari risalgono ai primi anni 80 in vacanza con i miei vedi tu. ah guarda che partire col pulmino è un attimo eh. se hai qualcuno che ti aspetta laggiù fatti prendere un posto e parti. te lo consiglio!!

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