La cantina del mese di maggio produce Vermentino dei colli di Luni e si trova al confine tra Toscana e Liguria. L’anteprima Benvenuto Vermentino di fine marzo mi ha fatto conoscere questa famiglia composta dai titolari Francesca e Gerardo Pascale, più Claudio Felisso l’enologo. Arrivando quassù ho visto tanto verde e fiori coloratissimi, ho sentito l’aria frizzante e pulita della primavera. Qui la terra incontra il mare, l’ambiente è curato e incontaminato, in meno di tre ettari si trova un vigneto che dà ottimi frutti e soprattutto il Vermentino I Pilastri, c’è anche un piccolo uliveto. Non ho conosciuto il pastore della collina accanto ma mi piacerebbe proprio (ho una passione sincera per il lavoro del pastore) ma ho assaggiato il suo pecorino squisito.
L’accoglienza sincera di questo vignaiolo mi fa ben sperare nel compimento dei progetti aziendali, le parole chiare ben rappresentano la visione di armonia e rispetto per l’ambiente. Il loro pensiero è tutto qui in queste due frasi. La prima “Non demonizziamo la tecnologia, demonizziamo la chimica”. La seconda “Il vignaiolo deve essere un contadino, stop”. Come affermo sempre io, il vignaiolo dovrebbe stare in campagna, il cuoco in cucina, alla faccia dei messaggi che ancora passano in televisione e purtroppo anche sui social network.
Noi ci rivedremo a Castelnuovo Magra a giugno, voglio sapere come vanno avanti le cose, vi auguro ogni bene.
1 Chi sei – dove ti trovi? Raccontaci qualcosa di te e del tuo vino.
Francesca Pascale, con l’azienda agricola, l’agriturismo, i vigneti e l’oliveto ci troviamo a Fosdinovo, ultimo lembo toscano prima della Liguria. Produciamo olio evo di qualità, due vini già in commercio – il vermentino I Pilastri e il Rosso Rodopilo. Presto uscirà anche il terzo vino dell’azienda: il Vermentino Nero in purezza. Sono tutti vini del territorio con stampo bio. Il nostro dogma è produrre in rispetto al ciclo vitale della natura, senza nessun aiutino chimico. Va da sé che la qualità è tutto, sia in vigna che in cantina, dove il recente rinnovamento ci consente di vinificare in estremo controllo sul prodotto finale. Mineralità, freschezza, tipicità sono le coordinate di tutti i nostri vini.
2 L’arte di fare il vino nasce nella vigna e si sviluppa in cantina. E poi cosa c’è dietro un grande vino?
C’è il sudore di ogni giorno, il lavoro. C’è la decisione di vendemmiare nel momento giusto. Infine, capire che tipo di lavorazione naturale si addice meglio per esprimere il singolo terroir.
3 Come è cambiato il vino, e come è cambiato il tuo lavoro negli ultimi anni? La tecnologia è uno strumento necessario o si può farne a meno?
Il vino è cambiato moltissimo. La cesura bio e biodinamica ha dato una sferzata di aria fresca a questo ambiente. Si sta tornando al metodo contadino, tuttavia la tecnologia è fondamentale. Per preservare l’uva, per lavorare in purezza. Non demonizziamo la tecnologia. Demonizziamo la chimica.
4 Raccontaci una bella esperienza e un brutto episodio legati al tuo lavoro di vignaiolo.
La natura dà e toglie: gelate o grandinate sono scuri che si abbattono sul morale. Portare l’uva sana in cantina è l’esperienza magica che si ripete ogni anno.
5 Fare il vino significa anche uscire dall’azienda per far conoscere le persone e il territorio “dietro” una bottiglia. Dove porterai il tuo vino nei prossimi mesi?
In manifestazioni in zone limitrofe, come Anteprima Vini a Lucca. Si cresce passo passo, si sondano locali e recensori.
6 E’ possibile visitare la tua cantina? E dove possiamo assaggiare il tuo vino?
In molti ristoranti ed enoteche locali e della Liguria. In cantina abbiamo l’accoglienza per gestire degustazioni complete con i nostri vini e i prodotti del territorio.
7 Una piccola provocazione: se fossi ministro dell’agricoltura cosa faresti per agevolare il lavoro del vignaiolo?
Snellirei registri e sistema di controlli. Si perde troppo tempo in burocrazie e simili. Si favorisce, con questa complessità, l’industria. Serve una figura apposta per gestire tutte queste scartoffie. Il vignaiolo deve essere un contadino. Stop.
8 Consiglieresti a un giovane di fare il vignaiolo? SI – NO – Perché?
Sì, è il lavoro più duro e dunque formante del mondo, E ancora sì, è il lavoro più emozionante del mondo, Ogni giorno, ogni mese. Il contatto verace con la natura.
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