Giovedì 03 agosto

Secondo programma dovremmo visitare la parte est di Terceira, al mattino a piedi, il pomeriggio sui fuoristrada, ma per un malinteso rimane solo la seconda parte e stiamo in città fino all’ora di pranzo. Io passeggio in relax con Simonetta, c’è molto da vedere sia nelle vie del centro sia fuori dove ci sono alcuni degli 84 imperios, le chiesette votive gestite dalle comunità laiche locali dedicate allo Spirito Santo, presenti su tutte le isole ma soprattutto qui. Saliamo sulle torri della cattedrale per vedere Angra dall’alto, un must dei miei viaggi, poi passeggiamo giù al porto e su per le vie dove spiccano chiese e palazzi. Tutti gli edifici sono belli colorati e pieni di fiori, il terremoto del 1980 ha distrutto tutto poi è arrivata l’UNESCO che ha tanto aiutato la ricostruzione, ma sicuramente ha tolto fascino alla città. Come sempre, son sicura che sgarrupata mi sarebbe piaciuta ben di più ma avrei dovuto venirci a dieci anni. Partiamo alle ore 14.

Carichiamo i bagagli sui mezzi, andiamo verso est e ci fermiamo un attimo a fotografare Ilheus das Cabras poi a Sao Sebastiao, bellissimo villaggio dove il tempo si è fermato, pare di essere in uno dei nostri paesini di campagna. La piazza è luogo d’incontro silenzioso, l’antica cattedrale fuori è in restauro, dentro è bellissima. A lato c’è un imperio picolissimo e coloratissimo, passando dietro la piazza trovo una vecchia fonte in pietra lavica che serve ancora come abbeveratoio per gli animali. Se gli animali stanno bene fuori e il clima consente di tenerli al pascolo tutto l’anno, per questo si parla di mucche felici alle Azzorre, vediamo sovente dei trattori che a queste fonti caricano acqua per portarla nelle stalle o nelle porcilaie, o la mettono nelle vasche per i periodi di siccità. Non è il caso stiamo dell’agosto 2017, mese così piovoso che gli azzorriani ce lo fanno notare e, ahimè, scopriremo nei prossimi giorni. E come gli animali da reddito pure gli animali da compagnia sono in pace e vogliono “interagire” con noi, il nostro incontro ravvicinato qui è con un cagnolino peloso piccolo ma agitato, che abbaia per avere la nostra attenzione. Cao a Sao Sebastiao, la poesia ci esce spontanea vero Vale (chissà quando leggerà) … A Cabo da Praia c’è un baretto dove prendiamo una bibita, è il paese di uno degli autisti e lui ce lo mostra come fosse il centro del mondo! Praia da Vitoria invece è una città vera come Angra ma molto diversa da Angra. Mi sa tanto da Portogallo, ha i colori di Lisbona ed è piacevole passeggiare in attesa dell’imbarco. Nella via della Cattedrale si possono leggere poesie del Novecento, è citato pure Cesare Pavese.

La visita di Terceira finisce qui, guardo la cartina per segnare quanto abbiamo visto e non visto. Abbiamo fatto tutto il fattibile sfruttando il tempo a disposizione per le camminate, il relax, le visite culturali quindi il bilancio è positivo. Mancano però tanti posti che non abbiamo avuto tempo di vedere in quattro giorni, manca il giro dell’isola che ci avrebbe mostrato tutti i suoi golfi, promontori, isolette, villaggi, magari dal finestrino del pulmino ma perché no. Sarò io in fase di cambiamento rispetto a come ho viaggiato finora (quasi sempre di corsa “in modalità milanese”) ma mi spiace perdere dei pezzi dei luoghi che visito. Ok è una buona scusa per tornare eppure penso che ci sarebbero voluti almeno altri due giorni per vedere Terceira come si deve. Farò tesoro di questa riflessione nei prossimi giorni.

Scendiamo al porto, scarichiamo i bagagli, salutiamo gli autisti. Ora vi faccio una domandina: quando andreste a prendere un traghetto? Va bene un’ora prima? Abbiamo tempo di mangiare un panino se vogliamo, io aspetto (occhio), siamo in anticipo e ci viene quasi noia a stare nel bugigattolo del porto, assieme a centinaia di altri passeggeri che verranno con noi a Sao Jorge e compongono un bel quadretto umano. Dentro fa caldo, fuori fa freddo, il ferry ha un’ora di ritardo e l’attesa raddoppia, ma quando arriva compie rapidamente le operazioni di sbarco dei passeggeri arrivati a destinazione, e altrettanto presto imbarca noi. Perché ha fatto tardi? Il mare è mosso, molto mosso, io ho dato una grande importanza alla nostra mini crociera di quattro ore al tramonto che sostituisce il volo interno utilizzato di solito. Sunset cruise l’ho chiamata, in effetti è una crociera nell’oceano atlantico, un mare oggi arrabbiato e grigio sul quale incombe un cielo altrettanto grigio. Appena sistemati nelle poltroncine all’interno, come per colonizzare dei posti a sedere per la traversata, vado al bar e prendo una pizzetta con una birretta anzi due… io non soffro la macchina né il mare, ma molti altri sì. Propongo di stare fuori a vedere la terra che si allontana, a inseguire il sole che scende sul mare, a cercare se fra i flutti emerge la pinna di un delfino o lo sbuffo di una balena. Invece nulla, solo onde sempre più grosse e movimenti sempre maggiori della nave. Non ho paura ma io sono una donna di terra, fa impressione tutto ciò.

Comincio a vedere gente che sta male, anche i miei. Sbocco sul mare è il titolo finale di questa traversata infinita, tutti vomitano dappertutto e i bagni si trasformano in un lago di vomito che vi lascio immaginare, non so come gli inservienti possano affrontarlo senza star male a loro volta. Navighiamo per cinque ore invece delle quattro previste a causa delle pessime condizioni meteo. Sto sul ponte ma devo sedermi, non si sta in piedi da tanto la nave ondeggia, tutto questo non è divertente perché io non sto male ma i miei e gli altri sì. Stanno tutti male, è terribile. Come se non bastasse due giovani turisti francesi mi comunicano quanto segue: c’è un’allerta uragano prevista per domattina alle sei, potrebbe passare proprio su Sao Jorge, al largo della costa o giù di lì. Insomma, forse è meglio se stiamo chiusi in casa. Bella lì. Come fare? Non lo dico a nessuno. La nave fa scalo a Graciosa dopo tre ore di navigazione, non si vede nulla, io ho ancora addosso tanta adrenalina ma poi crollo su una poltroncina. Dormire un’ora e mezza mi fa bene e arrivati al porto di Velas sono quasi sveglia, i miei invece sono in condizioni pietose, qualcuno continua a vomitare anche dopo lo sbarco. Raccattiamo i bagagli a mezzanotte e mezza, identifichiamo i due pulmini dell’hotel, mica siamo arrivati! Per fortuna incluso nel pacchetto soggiorno c’è questo utilissimo servizio pick up. Abbiamo un’ora di auto da fare di notte, sotto la pioggia tra curve e saliscendi, con il nostro autista assonnato che più volte sbanda e rischia di mandarci fuoristrada. Proprio un bel viaggio, arriviamo stremati a Calheta, nel minimo tempo richiesto prendiamo possesso delle stanze e andiamo a dormire. Per la prossima traversata annotate questo farmaco: Vomidrine, ne sentirete parlare spesso, intanto Boa noite!

Ti è piaciuto questo post sulle isole Azzorre? Sono tanti, se vuoi leggerli ti consiglio di cercare AZZORRE con la lente nel menu a destra. E se vuoi commentare mi farà piacere. Obrigada – Grazie!

Inoltre vi consiglio di leggere...

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. Required fields are marked *