Passiamo due giorni a Sao Jorge e praticamente piove sempre, tranne qualche raro sprazzo di luce sole e cielo blu che ci regala scorci unici e inaspettati su questa isola non piccola, lunga e stretta con poche strade che vanno da una parte all’altra. Così se pensate per esempio “Cosa vuoi che sia, ci vorrà mezz’ora per…” spesso dovrete ricredervi e rassegnarvi a lunghi tempi per i spostamenti.

Venerdì 4 agosto diluvia ma noi tutti coperti e preparati andiamo all’attacco (ehm) del trekking previsto. Serra do Topo è a mio avviso uno dei trekking più belli tra quelli effettuati, magico proprio, ma ci si presenta un sentiero irriconoscibile, trasformato in un torrentello dove l’acqua scorre copiosa oltre ovviamente alla pioggia. A malincuore, soprattutto per i partecipanti montagnini, giriamo i tacchi e scendere verso la costa perdendo più di un’ora per capire cosa fare. Attorno a noi non si vede proprio nulla, solo nuvole basse e l’erba verde dove pascolano le mucche felici.

Le mucche felici danno ottimi formaggi, cosa c’è di meglio quindi che andare ad assaggiarli laddove nascono, nel famoso caseificio Uniqueijo? La mattinata è salva, l’esperienza è utile e divertente, per me è quasi un’abitudine di lavoro ma non mi stanca mai. Andiamo dunque a Beira, villaggio situato sopra il capoluogo dell’isola Velas, dove ha sede la cooperativa Uniqueijo. Si tratta di una secolare istituzione associata a Lactaçores, il principale produttore lattiero caseario dell’arcipelago che segue la gestione della filiera agricoltura – allevamento – commercializzazione in tutto il mondo. Le ex colonie portoghesi acquistano un bel po’ di formaggi e coprono oltre la età dell’export, pensate ai ristoranti portoghesi che servono bacalhao in tutte le salse, vinho verde e specialità lusitane, io ho già l’acquolina in bocca. Alla base di questa filiera “corta e lunga” come mi piace chiamarla, i piccoli allevatori lasciano al pascolo vacche e pecore (felici) tutto l’anno, mungono il loro latte ottimo e lo portano qui, i cosiddetti conferenti come accade in tutto il mondo. La visita è interessantissima non solo per gli addetti ai lavori (ehm come me se si può dire) ma penso per tutti. Alla fine se ho fatto venire l’acquolina in bocca pure a voi sappiate che è prevista la degustazione di formaggi, a cui io aggiungo un ottimo vino rosso per un bel brindisi preprandiale. La possibilità di acquistare a km zero i prodotti locali come appunto formaggi, vini e le ottime conserve ittiche è la ciliegina sulla torta, qui c’è un po’ di tutto del buono delle Azzorre. E poi non vorrete ica rimettervi in auto come ha fatto metà del gruppo per scendere a Velas? Vi do un consiglio, smaltite le libagioni come abbiamo fatto io e metà gruppo, guardate il mare in basso e seguite la strada, in meno di un’ora scendete al paese a piedi, ne vedete degli scorci molto belli. Molto consigliata questa visita, indipendentemente dal meteo…

Velas ancora non si svela perché tira vento, il cielo è grigio e insomma pioverà ancora. Domani la visiteremo perbene, oggi ci infiliamo in un ristorantino dietro la piazza e pranziamo, poi ri-usciamo al freddo per vedere il resto di Sao Jorge, la bella isola marrone con le strisce di scogli e terra fertile che scendono sino al mare, le fajas. Ma prima il Parque Sete Fontes, riserva forestale che ospita varie piante endemiche delle Azzorre, a un’altitudine favorevole alla crescita di specie montane. Comprende un vivaio per reintrodurle in natura e si incontrano sorgenti, fiumi e laghetti, uccelli e animali in semi libertà, fiori ovunque (tra cui azalee, felci, criptomerie, ortensie ecc.). non mancano area picnic e miradouro, contiene ricostruzioni delle passate attività agricole e di caccia alla balena. Il sito è classificato come SIC (sito di importanza comunitaria) e si trova a nord di Sao Jorge in località Ponta da Rosais. Non abbiamo potuto visitarlo a causa della pioggia torrenziale ma abbiamo girato con le auto cercando di vedere qualcosa. Vi auguro di essere più fortunati di noi!

Faja significa “striscia di terra vicino al mare” ed è l’elemento dominante del paesaggio di Sao Jorge. Faja do ouvidor con la Poça Simao Dias è uno spettacolo naturale tra i più affascinanti, formata dalla lava che, solidificando, ha prodotto grotte, pozze e cascatelle. Si raggiunge a piedi per un sentiero scosceso fino alle pozze e al mare. L’abbiamo visto sotto una pioggia battente, i montagnini non si sono fatti sfuggire l’opportunità di un bagno da loro stessi definito ristoratore, ma sappiate che l’anno prima alcuni erano stati in Islanda e quindi si sono abituati all’acqua gelida, mentre io sono più per le sorgenti termali calde…

C’è un premio che attende tutti noi alla fine di questa giornata, in cui piove così tanto che a un certo punto penso ci crescano le branchie!!! Se guardate la cartina, finora ci siamo spostati sul versante a nord dell’isola e a fine giornata scendiamo al versante sud dove ci accolgono due paesi deliziosi, Urzelina e Manadas. Alla fine del nostro giro delirante sotto la pioggia, proprio qui si apre il cielo blu su un porticciolo tranquillo, un mulino ben restaurato e verniciato. Finalmente possiamo fermarci a lungo ad asciugare le nostre stanche membra, e goderci il tepore del sole. Ci sono diversi mulini da entrambi i lati del paese, un cippo ricorda il terremoto del 1808. Urzela è il fungo che ha dato il nome al paese, usata come colorante. A Manadas ci fermiamo all’inizio del paese per visitare la chiesetta di santa Barbara. Bordata in pietra di basalto e dipinta di bianco, è bellissima nella luce del tardo pomeriggio. L’interno è in pietra e legno dorato, con dei pregevoli azulejos. Le grandi vedute sul mare e la natura, intatta come sempre, completano il paesaggio per una emozione assicurata.

Non stanchi rientriamo al nostro alberghetto di Calheta per una breve pausa e andiamo a cena al vicino ristorante di pesce, dove incontro il gruppo family con la coordinatrice che nei mesi passati ha condiviso una parte della preparazione del viaggio. Che bello confrontarsi sulle proprie esperienze, è sempre un arricchimento. Ma loro sono bravi perché hanno dei ragazzini e vogliono andare a letto presto, noi invece (occhio ai diminutivi) troviamo un localino al vicino porticciolo e una piazzetta che i locali usano per sgommare rumorosamente sulle loro automobiline. Non ci uniamo alle gare ma colonizziamo il localino, assieme ai locali ovvio, non so se il karaoke c’era già ma terminiamo la serata con canti e balli di canzonacce degli ultimi 20 – 30 anni, sorseggiando cocktail come nei peggiori bar di Caracas. Noi ci ricordiamo ancora questa bella serata, il gestore del locale pure… Buona notte!

Inoltre vi consiglio di leggere...

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. Required fields are marked *