QUARTO GIORNO

Da Colle Nevera (Rotello) al Fiume Biferno (Larino)

Trasferimento in auto dal luogo di riposo al Tratturo. Si scende fin verso il letto del fiume Biferno, fra leggeri saliscendi su dolci colline atte alla coltivazione di ulivi, foraggio e cereali. Spesso è visibile il mare Adriatico. Tanti sono i piccoli corsi d’acqua che si incontrano. Molto suggestivo è il tratto in cui si arriva al torrente Cigno (maggiore affluente del fiume Biferno). Arrivati all’alveo del principale fiume molisano, ci si trasferisce in auto a Larino per il riposo. Pranzo al sacco. Cena in osteria. Pernotto in bed and breakfast.

Caratteristiche tecniche della tappa

  • Durata: 4/5 ore.
  • Lunghezza della tappa: 19.7 km.
  • Dislivello totale in salita: +468 metri.
  • Dislivello totale in discesa: -811 metri.
  • Livello di difficoltà: facile.

Questo post doveva avere un titolo diverso: SULLE VIE DELLA LANA DA ROTELLO A LARINO ma il quarto giorno non camminiamo, ve lo scrivo subito. Ci immergiamo invece nella storia e archeologia molisana in due siti spettacolari e praticamente deserti, tutti per noi nella loro struggente bellezza, nascosti come i tesori che si celano sotto terra negli ampi spazi non ancora scavati o iniziati anni fa, per ricoprirli dopo alcune campagne. Aperti la mattina dove c’è un cancello e ringhiera a delimitarli, oppure aperti sempre senza biglietteria e nemmeno tante indicazioni. Non posso certo dire che Larino e Sepino siano abbandonati ma certo non sono valorizzati. Cui prodest mi viene da chiedere? Ditemelo voi amici molisani, che camminate sulla storia e lo sapete, e se le deste il giusto valore sareste più ricchi, saremmo tutti più ricchi e avremmo ospiti più numerosi e felici, oltre a quelli che ci sono già beninteso. Aspetto risposte.

Dormo a Larino al BB la Testuggine che si trova nella centrale Via Cluenzio (vedere oltre) dalla sera alla mattina ho qualche ora per visitare rapidamente il centro storico e sono piacevolmente sorpresa dalla ricchezza dei suoi tesori. Larino è in fermento per la sfilata dei carri di carnevale, dovevano farla lo scorso fine settimana ma causa maltempo l’hanno spostata proprio all’ultimo giorno del mio soggiorno, bello no? Mi spiace ma arrivo cotta al sabato sera, passo vicino ai carri in auto alla fine del giro ma non mi fermo, sbagliando. Vado al BB per riposarmi prima di cena, e dopo cena sono ancora più cotta, non riesco proprio a fare mezz’ora a piedi in salita di notte e vedo i carri solo nelle immagini sui social. Sarà per l’anno prossimo. Oppure vorrei tanto vedere la processione di San Pardo che mi intriga parecchio per come me l’hanno raccontata. Si tiene ogni anno a fine maggio, nei giorni 25 – 26 – 27, un allegro miscuglio di sacro e profano con tutto il paese in festa, persone e animali, impegnati a trasportare i santi fuori e dentro le chiese e il cimitero. Passeggio fino alla cattedrale romanico gotica dedicata proprio a San Pardo, con una facciata notevole e un rosone a tredici raggi unico nel suo genere. Le giro attorno in cerca dei nobili palazzi che posso fotografare agevolmente, il paese è ben poco affollato ma non è piccolo, ha quasi 7.000 abitanti! Il terremoto del 2002 ha fatto molti danni e ha in parte contribuito al suo spopolamento. Le auto del centro si parcheggiano solo nella piazza dove sorge il Palazzo Ducale ancora più antico, nato nell’undicesimo secolo come fortezza e rimasto tale sino al sedicesimo secolo quando, in piena controriforma, a Larino fu fondato il primo seminario vescovile. Vicende storiche intense che indicano un popolo caparbio e forte. Oggi è sede del Museo Civico ed uffici pubblici come biblioteca e archivio storico. Grazie agli orari d’apertura posso ammirarlo di sera, salgo lo scalone che porta all’atrio con quattro portici decorati e archi a sesto acuto. Guardate come ho descritto la mia visita su Facebook…

Sab 17 02 Un’idea di trekking ma per finta

Oggi mi sono fatta prendere dalla sindrome di Stendhal perché invece di camminare sui tratturi abbiamo camminato nella storia (antichissima) del Molise. Sepino l’antica Altilia e Larino.

Visitiamo l’antica Larino la mattina, in compagnia del geometra Michele Palmieri che ringrazio pubblicamente, ha seguito gli scavi per decenni e li descrive come un padre descriverebbe la sua famiglia o la sua casa. La città frentana è fuori dal centro, quella che 2.500 anni fa ha visto l’incontro tra Dauni, Osci e Sanniti, amici e nemici prima che i Romani le dessero importanza e la dotassero in età imperiale di un anfiteatro e un foro, con le terme, le case patrizie e ricchi mosaici. Cicerone ne parla nell’orazione dedicata al larinate Cluenzio (a cui è dedicata la mia via in centro). Da Piana San Leonardo gli abitanti scappano in epoca medievale, durante gli attacchi dei saraceni, per stabilirsi nell’attuale centro storico, creando opere di difesa come la fortezza. L’anfiteatro costruito nel primo secolo d.C. è stato scavato nel tufo fino a sei metri sotto la superficie del terreno e la parte superiore è stata costruita in mattoni. Utilizzato per vari tipi di spettacoli poteva ospitare sino a 18.000 persone. Dalla cavea si vedono le quattro porte d’accesso e i dodici vomitori, salendo le scalinate si ha una visione d’insieme e se ne coglie l’ampiezza, qui accanto vi sono le terme costruite il secolo successivo, con splendidi mosaici raffiguranti fra gli altri grandi animali marini. Di recente sono state costruite case moderne tutto intorno a poca distanza (!!!). facciamo due passi e a poche centinaia di metri di distanza troviamo i resti del foro, con i resti di un tempio e una domus con altri mosaici.

 

 

 

 

La visita di Sepino nel primo pomeriggio dovrebbe essere la degna conclusione di una settimana intensissima, che non vorrebbe finire mai. Ma non è Sepino l’ultima visita… L’immensità del sito, l’antica Altilia sannitica, non si esaurisce con una visita di un paio d’ore e rimando senz’altro alle guide per la sua descrizione tecnica. Siamo sul tratturo Pescasseroli – Candela ed è il tratturo l’asse portante su cui si costruisce la città, con tutto quello che potete cercare in un luogo che emana romanità da ogni angolo. Ci sono il cardo e il decumano, aree sacre e luoghi di incontro, case patrizie e abitazioni comuni, depositi di alimenti, terme, un teatro piccolo ma perfetto. Una cinta muraria è aperta su quattro porte di accesso attorno alle quali successivamente furono eretti torrioni difensivi, su uno dei quali possiamo salire. Incredibile è la quantità di terreno che potrebbe ancora essere scavato, ben più della metà del sito è ancora nascosto sotto l’erba. Se non avessi male alla schiena mi candiderei per la prossima campagna di scavo! Esternamente c’era la città dei morti, un ulteriore territorio da scoprire da cui ora emergono alcuni mausolei ben conservati decorati con statue e con una dettagliata descrizione del nobile defunto. E tutto intorno cosa c’è? Vi sono alcune moderne abitazioni private, vecchie ma funzionali, alcune a mio avviso carine. Sono state costruite dai legittimi proprietari, non si toccano. Sepino è dunque un sito abitato… da oltre duemila anni!

 

 

Ma non è questa l’ultima visita. C’è ancora San Pietro di Cantoni un sito nascosto nel bosco, che raggiungiamo in mezz’ora salendo il tratturo che ha le fattezze di un bosco fatato, silenzioso come la coltre di foglie umide sulle quali camminiamo con passo felpato. Il tratturo porta al sito superiore di Terravecchia passando proprio per San Pietro: un luogo pazzesco, mistico, spettrale, in cui seminascosti nell’erba si intravvedono i resti di un tempio, scavati anni fa poi ricoperti. Muri perimetrali, colonne, capitelli… Poteva essere un tempio fuori le mura per le popolazioni transumanti, non è incredibile? Dove sono stati portati (e dove possiamo vedere) gli oggetti e suppellettili rinvenuti nello scavo? Quanto c’è ancora da scavare quassù? E quali altri siti ci aspettano se continueremo a salire nel bosco? Arrivederci alla prossima esplorazione!

 

 

Concludo il racconto dei miei (quasi) quattro giorni in cammino in Molise, sulle vie della lana, con un pensiero personale. Perché ci mettiamo in cammino? Ve lo siete mai chiesto? Io me lo chiedo spesso e non ho ancora la risposta definitiva ma posso dire questo. Camminare fa bene, costa poco e non ha grosse controindicazioni tranne in caso di patologie pregresse, va presa seriamente, non come una classica passeggiata. A mio avviso camminare è una disciplina spirituale più che sportiva. A fronte della fatica dà delle grandi soddisfazioni perché mentre si muove, il nostro corpo fluttua leggero ed ha intorno l’immensità della natura, che qualcuno chiama creato ma potete chiamarlo come vi pare, perché ognuno di noi cerca qualcosa quando si mette in cammino. Lo sanno le persone che camminano con me negli ultimi tre anni, da quando papà è andato in cielo lo cerco sempre, ogni volta che vado a camminare soprattutto (ma non solo) in montagna lo vado a cercare. E lo trovo, magari non subito ma c’è sempre un momento in cui mi viene vicino e con il suo spirito schivo, lo stesso che aveva in vita, mi segue, mi accompagna, mi protegge e mi indica la via. Per questo mi metto in cammino e sarò sempre in cammino, per il resto della mia vita.

Per saperne di più:

http://www.latestuggine.com/

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