18 agosto 2014 (bus pubblico, piedi)

Oggi ce la prendiamo comoda, approfittando del resort di Vang Vieng a partire dalla sua sontuosa colazione.

Di prima mattina vogliamo vedere il paesaggio laotiano dall’acqua e prendiamo delle piccole barche a motore.

Saliamo a coppie, muniti di giubbino salvagente che aggiunge colore, e scendiamo nelle acque limacciose.

sul fiume

Nella mia barca siamo io e Orietta. Oggi il cielo è fosco e smunto.

L’ambiente di terra e acqua ha colori pastellati più del solito ma lo spettacolo non è meno bello.

Risaliamo il fiume per un paio d’ore.

ciao ciao

Ci salutiamo da una barca all’altra e facciamo tante foto. La presenza della natura è sovrastante in ogni senso.

Gli alberi ad alto fusto stanno sopra di tutto. Sono tutte latifoglie, piante tropicali e pochissime palme.

Le piante erbacee e gli arbusti sulle rive si aggrappano alla terra per non essere portate via dalla corrente.

opere dell'uomo

Le acque del fiume, gonfie e scure, portano vita e fertilità lavando via dalle montagne la terra e il fango.

Quando si fanno vorticose e sotto di me vedo mulinelli ho paura, sono decisamente una donna di terra.

I manufatti e la presenza umana discreta danno un tocco di colore, diverso dal verde e rosso.

rapide sul fiume

Lo sviluppo della zona mi fa ben sperare per il benessere delle persone, se prevarranno gli interessi comuni.

Un accenno di strutture turistiche non stona con l’ambiente, si tratta di bungalow o poco più.

Questa è un po’ una gita da pensionati, ben diversa dalle esperienze adrenaliniche per cui tanti giovani visitano Vang Vieng, ma a noi piace e quando scendiamo siamo contenti.

sul fiume

Il gruppo è contento di fare shopping in attesa del bus pubblico per Vientiane che parte alle ore 11.

Io invece, curiosa di vedere un’altra parte di Vang Vieng, riprendo la bici a nolo e vado in centro.

I templi in restauro sono ancor più belli da vedere ora, nel bel mezzo del lavoro.

tempio a vang vieng

Poi verranno sviliti con i colori sgargianti che piacciono ma fanno molto finto.

Serpenti dorati e divinità danzanti fan loro la guardia.

Buddha nelle varie posizioni invitano alla preghiera.

buddha

Stupa e vari simulacri si susseguono, e pagode in tutte le fogge, vedo tutto in beata solitudine.

Le statue più grandi non incutono paura, fanno solo impressione. Che bello il buddhismo.

Però c’è una cosa che non mi piace, presente ovunque nei paesi poveri. Una cura estrema dei luoghi di culto, di qualsiasi religione, contrastano con le condizioni di vita della gente e dei servizi. Mi piacerebbe vedere gli edifici pubblici come scuole e ospedali, ma anche le case e le strade, tenute pulite e con la manutenzione regolare che viene garantita a templi, chiese, moschee. Non mi stancherò mai di dire questa cosa.

sulla strada

Sulla strada principale gli edifici commerciali sono insegne una dietro l’altra, ora sbiadite, molto meglio di sera.

Quanto a spese e cibo c’è l’imbarazzo della scelta.

I fili elettrici formano un grumo nero che segue sicuro l’andamento della strada.

minimarket

Pedalo sulla strada per Vientiane dove il traffico è poco e tranquillo, poi però trovo buche e cattive condizioni, non vado lontano. I negozietti sono rarefatti, anzi ridotti a minimarket con poche mercanzie.

L’ambiente invece migliora con una distesa di risaie verdi, l’ennesima, ma sempre un bel vedere.

Mi spiace partire, ci sarebbe ancora molto da fare qui.

lao selfie

Sul bus carichiamo gli zaini e ci mettiamo comodi con degli snack da mangiare, prevedendo quattro ore di tragitto. Impieghiamo meno tempo perché avvicinandoci alla nuova capitale le strade migliorano.

Ci fermiamo solo a fare benzina a un distributore dove stanno pulendo il pavimento in cemento con una canna dell’acqua manuale. Lentezza e pace sono pure qua.

distributore

Prima delle tre abbiamo già fatto check-in in hotel, bello e pulito, centrale, perfetto per le nostre esigenze.

Le stanze sono piccole ma pulite. Caffè e succo d’arancia sono disponibili nella lobby per gli ospiti.

Usciamo per scoprire la città in una tranquilla passeggiata, in teoria scaglionati ma vicini.

vientiane

Usiamo l’itinerario a piedi suggerito dalla guida Lonely Planet, davvero pratico.

I templi chiudono alle ore 16 così ne vediamo solo uno all’interno.

vientiane

Scopriamo gli altri templi solo da fuori fra viali alberati, grandi arterie trafficate e palazzi coloniali.

Mi interessa sempre vedere le capitali che per me dicono qualcosa sulla loro nazione.

Poi questa potrà esser smentita dal resto del paese ma sono interessanti i suoi aspetti urbanistici, i servizi, i rapporti fra le persone. A Vientiane non ci fermiamo mai, c’è tutto quello che mi aspetto in una capitale.

ong

Ambasciate.

ONG.

palazzi

I palazzi del potere.

Scuole.

cartello

Parchi.

Una chiesa.

Una moschea.

moschea

Mercati.

Ah sì vediamo oggetti animati e inanimati esposti al mercato, inclusi insetti e dei funghi strani, mai visti.

mercato

C’è tanta gente in giro dall’aspetto più vario, uno strano melting pot che si gioca fra Asia ed Europa.

La Francia ha lasciato qui un pesante retaggio coloniale che mi piacerebbe approfondire. I cartelli portano, sotto il laotiano, la lingua francese.

cartellone

UNESCO è arrivata relativamente da poco, sta mettendo a lucido molti monumenti, speriamo bene.

Faccio tante foto, anche con la reflex.

vientiane

Arrivati a un mega incrocio vediamo, in fondo a viale LaneXang, la sagoma di un edificio in cemento: sembra la copia dell’arco di trionfo parigino. Si chiama Patuxai, è la porta della Vittoria di Vientiane.

Andiamo a vederlo a bordo di due tuktuk. Potremmo salire su fino al settimo piano, sarebbe perfetto per la mia rubrica “La città vista dall’alto” ma non andiamo.

La sua costruzione è iniziata nel 1962 e non è mai terminata. Un’incompiuta che mi ricorda qualcosa.

Questo luogo di pace è bello e istruttivo perché affollato di gente di ogni tipo impegnata a pregare, camminare e correre. Ognuno con le sue motivazioni.

Mi ricorda un poco la Pechino istituzionale, piazza Tien an Men.

Poi proseguiamo fino alla cupola d’oro simbolo del Laos.

cupola d'oro

Pure qui c’è tanta propaganda, statue commemorative, e il verde curato di fiori e giardini che contrasta con la natura selvaggia, di cui ci siamo riempiti gli occhi nei dieci giorni del nostro giro.

Il Laos mi è piaciuto moltissimo e ho tanta voglia di proseguire la mia esplorazione, verso sud e non solo. 

Provo strane vibrazioni, nulla al confronto con la vecchia capitale Luang Prabang ma Vientiane va visitata.

tramonto a vientiane

Al tramonto torniamo a piedi verso l’hotel costeggiando il grande fiume Mekong, anche qui è pieno di gente.

Molti sono in divisa e fanno ginnastica di gruppo, se vogliamo partecipare dobbiamo pagare.

Sarà una cifra simbolica ma ci accontentiamo di osservarli e ci fermiamo per una birretta pre cena.

exercise

Questa è l’ultima cena laotiana e si svolge accanto all’hotel, in un locale gestito da un francese anche lui scappato qui come il genovese Marcello ma molto più normale. Questo si è trasferito otto anni fa dopo avere chiuso tutto, ora ha messo su famiglia, ha una donna e un figlio e non intende tornare. Ma quante storie ci sono nel mondo di addii, separazioni, ricostruzioni?

Cibo buono, bella terrazza, dolci francesi a fine cena. Facciamo due passi e rientriamo in hotel.

19 agosto 2014 (aereo, bus)

Dormiamo bene e dopo una mega colazione prendiamo il bus per l’aeroporto, davvero vicino (meno di venti minuti). Abbiamo tempo di fare check-in con calma, depositare gli zaini e controllare i passaporti.

viet nam news

A bordo leggo il Viet Nam News, il volo della Vietnam Airlines proseguirà per Ho Chi Minh City (senza di noi).

Mangiamo bene. All’atterraggio il pilota ci mostra (!!!) un enorme fiume che occupa una vasta area con le sue acque limacciose, il Tonle Sap.

Atterrati a Phnom Penh la procedura per i visti è un po’ lunga ma indolore, ritiriamo i bagagli e all’uscita ci aspetta il pulmino del corrispondente con autista e aiutante.

bus cambogiano

Il primo impatto con la capitale cambogiana è pessimo! Una somma di cose negative comuni a occidente ed oriente, tipici problemi delle città come inquinamento, sporcizia e traffico.

Poi scopriremo che ci sono cose ancora peggiori come droga e prostituzione dilaganti.

Altre cose secondo le esigenze possono avere un’accezione positiva o negativa: le multinazionali per esempio, con le loro lucine colorate, marchi e insegne. Un vero peccato perché c’è molto da vedere a Phnom Penh.

fossa comune

Andiamo subito a visitare altre cose brutte ma imprescindibili per conoscere i tempi non lontani quando il dittatore Pol Pot, peraltro impunito, con il regime sanguinario dei Khmer Rossi ha sterminato il suo popolo.

Le testimonianze orali e soprattutto scritte e le immagini che possiamo vedere ovunque sono un aspetto.

sembra un giardino ma...

A Phnom Penh “tocchiamo con mano” due luoghi fisici della memoria che ci fanno pensare e ci “regalano” numerosi pugni allo stomaco. Sono il Museo Tuol Sleng e i campi di sterminio (Killing Fields) di Choeung Ek, S 21, “Genocidal Center”. Sterminio. Genocidio. Che brutte le parole della guerra.

Riesco a vedere tutto con un certo distacco, aiutandomi dalle mie abitudini (non prendo cuffiette, l’audioguida mi dà fastidio) e dal ricordo di luoghi terribili visitati come il museo dell’olocausto a Gerusalemme.

teschi

Faccio poche foto, impressionanti sono le immagini che mi porto via: rendono solo in parte ciò che vediamo.

Fosse comuni.

stanza

Ossa umane.

Teschi numerati e colorati secondo la causa di morte.

strumenti di tortura

Strumenti di tortura.

Ritratti degli internati.

ritratti

Per fortuna abbiamo anche tempo di vedere le cose belle della capitale cambogiana, espressioni dell’arte Khmer – indiana antichissima.

Ci muoviamo su un comodo pulmino del corrispondente nel traffico caotico della capitale, dove emerge un po’ di lusso come i SUV, macchinoni che non so bene a cosa servano qui. Ma almeno l’asfalto è lucido e nuovo.

suv

Costeggiamo esternamente il Palazzo reale, le cupole di templi e pagode dorate ci addolciscono lo sguardo.

Lo sguardo più dolce è quello delle famiglie e dei giovani cambogiani (anziani non ce ne sono purtroppo) a passeggio sul far della sera. Corrono in bici e in motorino. Oppure sui rollerblade.

rollerblade

Mangiucchiano, guardano le bancarelle ambulanti con dentro vari cibi.

Bighellonare è un privilegio che ora si possono permettere, dopo avere passato le pene dell’inferno.

fotografando

Sostiamo brevemente in hotel e troviamo ben tre gruppi ANM. Faccio i miei lavori di coordinatrice e usciamo.

Ceniamo in un ristorante… malaysiano, gestito da musulmani perciò senza birra (!!!). Il servizio è un po’ carente, alcuni piatti come le zuppe speziate sono ottime, altri piatti no. Insomma, forse era meglio un ristorante davvero locale, o cinese (ce ne sono tanti).

Rientrare a piedi ci permette di vedere lo stato di abbandono di tante parti della città, e soprattutto delle persone ai margini della società: mendicanti, senzatetto, prostitute, sporcizia e immondizie.

La serata finisce in dolcezza: ci fermiamo in pasticceria e in pub per una birra, poi rientriamo.

LUOGHI VISITATI

VIENTIANE

Una nuova capitale rutilante e piena d’energia, con ricordi dell’epoca coloniale francese, chiese, scuole, ambasciate, ONG, lustrini e insegne di multinazionali, che però conserva un’anima antica in monasteri e templi pregevoli come Pha Tat Luang, Wat Sisaket, Haw Pha Kaeo, lo stranissimo Patuxai. E un lungofiume carico di varia umanità a tutte le ore. Seguite l’itinerario suggerito dalla guida LP per la visita!

vientiane

PHNOM PENH

Il peggio della città: traffico, inquinamento, povertà, problemi sociali che in Laos non abbiamo mai visto, ma anche un Palazzo Reale bellissimo attorno al quale scorre la vita dei giovani abitanti (anziani non ce n’è) che guardano al futuro. A pochi chilometri di distanza si trovano il museo Tuol Sleng e S 21, il campo di sterminio di Choeung Ek, testimonianza degli eccidi perpetrati dai Khmer Rossi. Sarà un pugno allo stomaco ma si deve vedere.

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