1. Lunedì esploriamo la zona nord di GC, con le due bellissime cittadine di Firgas (dove soggiorniamo in agriturismo) e Arucas. La prima ha un piccolo centro storico raccolto attorno a una fonte commemorativa gigantesca, merita almeno un paio d’ore per la visita perché attorno alla piazza della cattedrale si svolge una vita al contempo piena e rilassata e si possono osservare gli antichi lavatoi laddove un tempo scorreva l’acqua per i diversi usi (domestici, agricoli ecc).
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Firgas come avevo già scritto è la città dell’acqua (di fonte e minerale in bottiglia), assaggiatela! La fonte si sviluppa verso l’alto e il basso. Sopra la fonte ci sono immagini coloratissime dei vari paesi dell’isola una grande mappa in rilievo di GC, tutto in ceramica. Sotto la fonte metri e metri di zampilli della medesima fontana si accompagnano a scalini molto scenografici che arrivano fino al Molino del Conde, dove potrete vedere la macinatura del gofio (con degustazione).

Ma la parte più bella si trova tutto attorno agli scalini, dove per ogni paese campeggia uno stemma araldico. Credo di averli fotografati tutti… Voi però non fate di corsa come noi, prendetevela con calma e concedetevi anche una piacevole pausa relax in un baretto, dove potrete osservare i passanti.

Dato che l’ho detto per tutti i luoghi visitati mi ripeto anche per Arucas, un altro paese bellissimo e “il più cubano” di tutti. La Cattedrale svetta col profilo gotico stagliato sulla collina, si vede scuro di giorno e illuminato perfettamente la sera. Peccato che poi scopriamo che è in stile neogotico e guai a chiamarla cattedrale! Più persone mi hanno detto questo.

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La de Arucas es iglesia paroquial, catedral es donde está el obispo. En GC la catedral es solo en Las Palmas. Più chiaro di così! Negozi ricchi si susseguono sulla passeggiata pedonale che va dalla chiesa al parco municipale, dove si respira un’aria tropicale pazzesca, mi sembra di essere in Sudamerica! Il piano urbano di Arucas è ortogonale, con la “fetta” più antica della cittadina pedonalizzata e le strade parallele sottostanti trafficate, infatti qui c’è un’intensa attività commerciale a supporto della ricca agricoltura, vediamo molti bananeti ben protetti da teli di plastica, e dicono che si coltivi anche la canna da zucchero per la pregiatissima produzione di rhum Arehucas. Un luogo tutto da assaggiare.

Io passerei tutto il giorno a bighellonare tra un paese e l’altro ma anche a degustare: potremmo andare alla Casa del Queso o in una cantina, come proposto dal Patronato de Turismo. Ma anche Cri ha ragione e mi ha chiesto fermamente “pomeriggio in spiaggia” quindi giù in autostrada, rifacciamo la C rovesciata fin oltre Maspalomas oltre l’estremo sud, destinazione Puerto de Mogán. Che posto stupendo!

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Attorno al porticciolo con una sottile distinzione tra le barche da diporto e la zona dei pescherecci (dove consumeremo una cena di pesce superlativa), un quadrato di casette bianche tutte ordinate in fila è bordato da bouganvillee di vari colori, che fanno pendant con porte e finestre in un acquerello incredibile. Molto fotogenico anche se è leggermente finto, e poco amico dell’ambiente.

Qui piove pochissimo, pare che siano necessarie intense irrigazioni per mantenere tutto così perfettamente a misura di turista. E dicono che il vero villaggio con le case vecchie sia qui sopra, noi ci limitiamo a passeggiare col naso all’insù facendo foto all’impazzata. Cri si sistema nella spiaggia, su una piccola baia dietro la quale pullulano negozi per turisti… e turisti. Ci sono degli italiani ma soprattutto ospiti dal nord Europa che ora, a novembre, a casa loro patirebbero il freddo e per questo sono scesi a GC, per godersi l’eterna primavera. Dopo le foto di rito Cri fa il bagno (l’acqua è tiepida dice), quando si stende al sole la saluto e me ne vado!

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Sì, mi ha autorizzato a farmi l’agognato giretto verso ovest verso la Aldea de San Nicolás, nonostante sia sola e mi dicano che la strada è bruttina (confermo) prendo l’auto e parto. Son troppo curiosa di esplorare una parte di GC selvaggia, povera di infrastrutture, poco abitata. Come sempre rimango soddisfatta di questi giretti, dove la strada è tutto e la destinazione è solo un corollario. Innanzi tutto c’è Mogán, un paesino di una volta con un vecchio mulino e poche case attorno alla strada che fa già zigzag. Poi c’è uno slargo con parcheggio dove mi fermo a fotografare alberi e montagne, terra rossa e la strada che sale.

Una signora guarda verso il basso tenendo una borsetta in mano, sembra in trepidante attesa. Assieme al people watching il mio sport preferito quando sono in giro è inventarmi le storie degli altri e cercare di indovinare i loro pensieri anche a fronte di uno scambio di sguardi fugace. Con uomini e donne lo faccio, in tutti questi anni mi son fatta di quei film che non avete idea! Però con la signora ho cannato. Penso subito che stia aspettando l’amante, in arrivo su una bella auto fiammante. Invece lei sorride quando si ferma il bus e scende un ragazzino, che lei prende per mano e porta via sulla sua auto: è una mamma che alle ore 16 ha ritirato il pargolo. Be’ anche questo è amore!!

I 20 chilometri circa di percorso sono per due terzi in salita, un terzo in discesa, con tornanti e precipizi ma in mezzo a un paesaggio lunare eccezionale, all’inizio addirittura bordato di concrezioni di rame verdi, con diverse sfumature. Io che ho guidato in condizioni estreme non dovrei spaventarmi di nulla ma qui ho un po’ di sconforto e temo di rischiare troppo, di vedere ruzzolare una pietra davanti a me, di andare insomma in pericolo. E non è proprio il caso di farsi male. Anelo a uno slargo che mi consenta di fare dietrofront e sono felice di trovarlo in corrispondenza di un baracchino che vende frutta fresca e secca, succhi, souvenir, e c’è anche un baretto con seggiole che danno verso la vallata. Oltre ai tanti colori della frutta la padrona sfoggia tre grossi pappagalli coloratissimi che parlano con gli ospiti. Avrei proprio voglia di un succo fresco… e avrei bisogno di un bagno ma non c’è! La signora mi consiglia il baño natural come fanno tutti, ma sono presa dallo sconforto e non trovo nessun angolo adatto alle mie esigenze. Quindi niente succo per non peggiorare la situazione della mia povera vescica. Vorrei rientrare poi mi rendo conto che questo baracchino è in uno slargo con un angolo morto e non vedo le auto in arrivo da sotto. Mi rassegno a proseguire, meno male!

Scavallare il passo è un grande sollievo, da quassù la vista spazia ovunque in una immensità fatta di cielo, mare, terra. Vedere il nulla davanti a me ormai non mi fa più paura anzi. I micro paesini che precedono la Aldea sono già segno di vita, e lo sono soprattutto le immense distese di plastica che ricopre le coltivazioni di pomodori e altri ortaggi. Incredibile, sono in una serra megagalattica e ho non una, ma ben due conferme: il viaggio è la meta e la Aldea de San Nicolás, è un’espressione geografica, un puntino sulla cartina, un luogo di passaggio. Eso es la fin del mundo para mi come ho scritto sui social, volevo arrivarci percorrendo la costa nord ovest ma son salita da sud ovest. Qui non c’è nulla da vedere in paese ma il baretto con bagno – succo – wifi sì (e mi serve tutto!). Il padrone non vede l’ora di parlare con una forestiera e io gli do corda per mezz’ora poi la Cri mi chiama e devo tornare a Puerto de Mogán. Affascinata dal silenzio irreale osservo i pannelli che invitano a camminare nei dintorni, prendo appunti per una prossima visita e rientro.

Impiego solo 40 minuti per i 20 chilometri di strada, ora ancora più bella perché il sole dopo le ore 17 scende verso il mare ma non mi fermo, ho fatto abbastanza foto. Il resto della serata scorre tra mangiare e bere, come ho raccontato in questo post.

E i quattro giorni alla scoperta di GC finiscono in agriturismo con un brindisi a base di rhum e una difficile preparazione di bagagli (!!!). Domani si parte prestissimo da LPA per Barcellona, si fa un giro in centro e la sera si rientra a Bologna. Vueling ci ha offerto questo volo, dovrei parlare della logistica perché gli operativi lasciano a desiderare e a mio avviso son fatti apposta per farci perdere tempo e soldi, bighellonando tra un volo e l’altro. Magari ne parlerò al prossimo viaggio, sperando che sia meno laborioso.

Grazie alla Cri fidatissima bloggamica, che anche questa volta mi ha scelto come compagna di viaggio.

PS Quanto mi è piaciuta GC? Voto: 10 e lode. Voglia di curiosare nei suoi tanti anfratti e di vedere le altre sei isole: 1000. Spero di tornare prestissimo!

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